Sei

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"Questo è il risultato a più schiaffi meno abbracci, più graffi e più ganci, più sogni e più piangi. Ho un sogno in un cassetto che non apro da una vita, ormai una pagina ingiallita col destino scritto a matita"

Bad Men- Sangue e Eazy

Lethe

Il freddo della notte mi fece rabbrividire, il cielo era pulito tanto che si poteva ammirare tutte le piccole luci delle stelle accompagnate dalla luce della luna. Di tanto in tanto passavano le macchine, chi di corsa e chi più lentamente. Questa tranquillità mi piaceva, era l'unico momento della giornata in cui c'era silenzio. Non riuscivo però ad accettare che quando accadessero questi momenti invece di godermi la tranquillità della notte, i pensieri si presentavano e ogni sera sempre più grandi, tanto che delle volte mi spaventavano, avevo paura di pensare in generale almeno di sera, non riuscivo a capire quale filo logico seguissero i miei pensieri, forse non esisteva questo "filo" pensavo e basta e ogni cosa era buona per pensare a più cose e riempire di casino la mia testa. Come se già non ce ne fosse abbastanza.

Il problema principale però, era sempre lo stesso, l'unico pensiero che mi tormentava da quasi un anno. Quella che dovrei tutt'ora considerare come "la mia famiglia" non aveva niente di questo appellativo, eppure mi ritrovavo molto spesso a darglielo. Forse era ancora per rimarcare quello che mi mancava, per ricordarmi il mio problema principale, perché è uno dei tanti. Dal quale però sono nati gli altri, se avessi avuto una vita più facile, forse, ora, non mi ritroverei qua a pensare che se i miei genitori avessero preso altre decisioni a quest'ora sarei relativamente felice, o almeno, relativamente normale. Non ho mai avuto niente di normale, non ho mai avuto una vita normale e credo che questa non faccia per me. Gli altri bambini vengono cresciuti nell'amore di un padre e di una madre, io sono cresciuta nella violenza di un qualcosa troppo grande per una mente di una bambina, troppo difficile da gestire, e forse questa è una di quelle cosa che mi ha reso "matta" in quei anni, vedevo alcune cose normali e altre le reputavo strane. Sono cresciuta per strada, la stessa che per poco non mi ammazzava, ma la stessa che, se non ci fosse stata, non mi avrebbe educato in questa maniera. 

Per un periodo posso dire di aver ricevuto l'amore, quello di due persone che all'inizio almeno si amavano, ma cos'è successo dopo? Può davvero l'amore sfiorire in quella maniera? Nella maniera più cupa, più triste, più violenta, non fisicamente, psicologicamente. A quanto pare sì, e nessuno poteva evitarlo, le cose andavano male e nessuno dei due faceva qualcosa per riparare il danno, nessuno avrebbe fatto niente. Nessuno avrebbe salvato nessuno. 

A volte ripenso a quella bambina dai capelli mossi e neri, ripenso alle sue risate e a come era felice, almeno quel poco che ricordo. Ricordo i sacrifici che c'erano in casa, ma ricordo che almeno l'amore c'era, forse non era per me, ma lo avvertivo c'era. Ripenso sempre a quella bambina di pochi anni, ma che capiva già quello che le succedesse attorno, e a come desiderasse soltanto che i genitori smettessero di urlare, che si amassero come una volta invece di continuare a tirarsi schiaffi e urlarsi quanto in realtà si odiavano, ricordo perfettamente il desiderio di una famiglia normale, cosa che è rimasta solo un pensiero, ormai lo vedo soltanto come un qualcosa di sbiadito un ricordo che lentamente scomparirà, perché al suo posto prenderà sempre di più il pensiero che la mia "famiglia" avrà sempre qualcosa di sbagliato, perché fin dal principio, almeno per me, non doveva esistere. Almeno non così. Nulla potrà mai rendermi come le altre ragazze della mia età, niente potrà togliermi determinati pensieri, determinati ricordi dalla mia testa. Niente di niente avrebbe potuto impedirlo, era tutto ben preciso in testa, e a parte alcuni ricordi che lentamente sfumavano, almeno quelli più belli, mi restava solo questo. Quello che mi ricordava il motivo per cui ero così. 

-com'è?- domandò qualcuno alle mie spalle, girai la testa, sorrisi -come al solito.- alzai le spalle. Giaime si avvicinò alla finestra, affacciandosi anche lui, guardando la notte stellata e la pace della strada -è tranquilla questa sera.- notò -molto, non ho voglia di sentire quei coglioni di quindici anni urlare come dei deficienti.- risposi annoiata -ma hai avuto anche tu la loro età.- obiettò ridendo il ragazzo -non mi interessa, non ero così.- dissi -hai ragione, eri peggio.- disse ridendo -Gimmi, vaffanculo.- risposi sorridendogli -dai! Come faresti senza di me.- disse -starei meglio.- risposi -non credo proprio.- disse porgendomi una sigaretta -solo perché mi offri le cose.- cambiai idea ridendo, lui mi guardò male -non mi sfruttare in questa maniera però.- disse  -non essere triste però adesso.- risposi spingendolo scherzosamente.


Mi scuso per eventuali errori, non sto rileggendo :)

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