La Semi-Fata (Parte 4)

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Al risveglio mi trovo in camera mia, non ricordo bene cosa sia successo. So solo di aver pugnalato la Regina... Mi guardo intorno e vedo Lyrvan.

«Stai bene?» mi chiede.

«S... sì, cos'è successo?» chiedo a mia volta.

«Abbiamo vinto vendicando i tuoi genitori.» mi svela lui.

«Bene...» sono molto stanca e a stento riesco a parlare.

«Ricordi nulla di quello che è successo?» mi chiede, preoccupato.

«No, perché?» gli rispondo con un'altra domanda.

«Nulla...» Lui fa un sospiro, non mi guarda più come prima, nei suoi occhi c'è paura e non capisco il perché.

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Dopo l'attacco alle Cantadia da parte degli Alti, i Lucenti avevano attaccato i Bassi approfittandosene che non avevano protezione da parte delle fate, gli avevano distrutto i generatori caricandoli con fasci di fulmini distruggendo mezzo castello per l'esplosione, dopodiché avevano sterminato tutta la razza degli gnomi. Un genocidio devastante per Elogard. I folletti presi dall'euforia della conquista del castello dei Bassi, avevano voluto sfidare anche gli Alti, non tenendo conto della magia che essi possedevano. Fu un conflitto tra le arti magiche e le arti elettriche. Perdemmo tanti Elfi e riuscirono a distruggere gli abitanti dei primi villaggi. Molti persero fiducia nelle difese del castello e scapparono nei colli, e nelle foreste vicine. Non li rivedemmo più, non sapevamo se si erano situati da qualche parte o se avevano perso la vita in seguito all'attacco di qualche bestia feroce. Ma i più valorosi campioni erano rimasti alla difesa del castello. Con loro c'era anche Lyrvan e la Regina degli Alti, ed infine io, Hania. Ogni forza armata poteva essere un punto di forza per tutto l'esercito. Reagimmo alla difesa con un attacco magico che li uccise quasi tutti. Adesso rimanevano solo quei pochi che cercavano di scappare. Ma noi glielo impedimmo, uccidendo anche loro.

Ad Elogard rimasero soltanto gli Alti e i Gaia, che grazie alla loro tattica di starsene in disparte, non avevano mai provocato nessuno per condurli all'attacco verso di loro.

Ora sono uno spirito, mi sono legata al monte di Elogard per sempre, in seguito all'imminente distruzione del territorio.

Tutto accadde un anno fa. Il monte stava per implodere su se stesso. I volatili giganti si rifiutavano di volare per la paura, l'unica fonte di aria generata dai loro battiti d'ali. Gli Alti richiamarono i Gaia in cerca di un aiuto. Ma poco poterono fare difronte a quella devastazione. Il monte eruttò un fascio di luce che uccise tutti gli umani, e se non fosse per le loro protezioni magiche avrebbe ucciso anche gli elfi. Disperata piansi per la morte del mio popolo. Lyrvan mi aiutò a rialzarmi dal mio pianto sui corpi morti dei Gaia.

Era forse questa la profezia che dovevo compiere? Il dono della morte, ma soprattutto quello della vita, aiutare il monte unendomi a lui? Era veramente questo il mio destino?

Non volevo lasciare gli Alti, l'unica mia famiglia rimanente. Ma capivo bene che se non avrei fatto qualcosa il Monte avrebbe devastato tutto il regno degli Alti. Avrebbe scaturito terremoti ed eruzioni di lava dal sottosuolo. Senza parlare degli Agor che si sarebbero istinti lasciando senza aria tutta Elogard. Dovevo fare qualcosa, sapevo che dovevo farlo, me lo sentivo dentro l'anima. Il mio cuore ogni volta che toccavo la vita del monte batteva all'impazzata.

Quando spiegai al popolo degli Alti cosa dovevo fare, Lyrvan non voleva. Mi supplicò di non farlo, mi disse che si era innamorato di me e che non voleva lasciarmi andare. Anch'io provavo un forte sentimento per lui, ma il mio lato umano mi contraddiceva sempre ogni volta che provavo ad esprimermi, le indecisioni mi piombavano addosso, del resto la natura dei Gaia era la paura. Quindi non glielo dissi mai. l'unica cosa che confessai era un: "Ti voglio bene, ma devo andare". Lui si arrabbiò con me. Non riusciva a capire che se non l'avessi fatto tutto il nostro mondo non sarebbe più esistito. Per lui ero la sua vita, sarebbe morto insieme a me, ma non potevo lasciare che accadesse il peggio. Dovevo agire prima che fosse troppo tardi. Lyrvan cadde in ginocchio vedendomi allontanare da lui. Poggiai la mano sulla cima più alta del monte, sentivo che il mio cuore stava cedendo dai forti battiti e quando sentii che stavo per morire, il mio corpo sprigionò un fascio di luce. Dovevo solo lasciami andare totalmente al potere del monte. Sentii un forte formicolio su tutto il corpo prima che esso si addormentò per sempre, non sentivo più le braccia, le gambe. Sentivo solo il mio cuore battere. L'aria attorno a me si faceva fievole a tal punto di non riuscire a percepirla. E lentamente mi avvicinai al monte. Vidi che la mia mano oltrepassava la sua superficie, così pian piano mi unii a lui... Per sempre, prendendo così il mio nome.

All'unione con il Monte, risvegliò tutto quanto. Donando vita ai regni caduti. La popolazione degli Alti, i Grigi, le Cantadia, i Lucenti, i Bassi e i Gaia. Facendo scordare loro tutte le guerre che avevano intrapreso. Facendo scordare loro l'odio che provavano l'uno verso l'altro. Adesso potevano rivivere una nuova esistenza, fatta di pace e amore.

ELOGARD: Il Ciondolo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora