La verità (Parte 5)

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Passarono mesi, e io e Agnes eravamo più felici che mai, oltre agli allenamenti con i Mecha, mi allenavo in segreto con i ribelli nel nostro rifugio per aumentare i miei poteri mentali, per riuscire ad incanalarli in un raggio così denso da rimanere tale anche al tocco dei poteri dei Donatori e dei Semi al momento del rito del triangolo. Ricordo ancora la prima volta che ci provammo. Ci sedemmo intorno ad un cerchio fatto con della pittura blu, formando un triangolo. Portammo tutti quanti entrambe le mani al centro, dai palmi delle altre due trilogie si formò una luce densa, e restammo così per qualche minuto mentre Agnes mi incoraggiava a usare i miei poteri al massimo. Si creò anche attorno alle mie mani una luce densa. A quel punto i nostri terzi occhi si illuminarono, ognuno dei nostri rispettivi poteri, viola, argento e nero. Il mio corpo improvvisamente iniziò a formicolare, come supponevo anche i corpi degli altri. D'un tratto sentivo il mio cuore rallentare, e allo stesso tempo pulsare più intensamente. Non riuscivo a pensare a nulla, sentivo solo pace nel mio animo. Quando poi iniziò a sanguinare dal naso e svenni. Purtroppo quella densità di potere così forte, il mio corpo non riusciva a reggerlo.

Ci riprovammo più volte nel corso di sei mesi. E ormai ero pronto per il rito. Se non fosse che avevamo una spia nel nostro rifugio di ribelli.

Quel giorno eravamo stati tutti richiamati nella sala principale del Cubo, una sala gigantesca all'ultimo piano, che probabilmente era estesa quanto tutto il Cubo. Noi ribelli eravamo sempre vicini l'uno all'altro, per incoraggiarci e per non perderci mai di vista. Stavolta però Glen non stava con noi. Lo cercai in tutta la sala con la lente a contatto per rintracciare i numeri, ma non lo vidi.

Quando salì sul podio un'agente, era l'unica agente femmina che vidi nel mio percorso nella struttura. Capii che probabilmente era il capo che gestiva tutto, forse dai suoi modi di atteggiarsi da caporale. Comunque le passarono un microfono, evidentemente doveva annunciare qualcosa. E io stranamente mi sentivo come anni prima, quando il presidente Darryl Walker richiamò tutti i ragazzi e ragazze per trovare il colpevole. Ma stavolta, ero colpevole di cosa? Infatti leggendo libri sulla mia storia, ho ricordato particolari che prima non conoscevo.

«Oggi, è un grande giorno! Oggi i nostri Semi hanno finito di costruire le armi per affrontare il palazzo dei Mecha, la missione "Inside" inizierà domani, all'alba.» disse l'agente sul podio, che dal tetto del Cubo, da delle casse, si sentiva in tutta la stanza.

Noi tutti eravamo perplessi, nessuno conosceva quella missione, o almeno, in pochi ne erano a conoscenza in quella sala.

Ma l'agente proseguì: "Ora annunceremo i cento che faranno parte della missione, partendo dividendo i due che sono stati scoperti a fraternizzare... Il numero 67.02 e il 91.40, prego, salite qui sul palco".

Io guardai Agnes, entrambi con gli occhi spalancati, ci guardammo consapevoli che avevamo sbagliato, ma amare era sbagliato? Perché queste regole così assurde? Ci prendemmo per mano e salimmo, sollevati dalla magia dei Donatori fino al palco. Con gli occhi di tutti quanti puntati su di noi.

Una volta vicino all'agente, lei si mise dietro di noi, e ci appoggiò ad entrambi una mano sulla spalla.

«Per la missione, andrà la 91.40!» annunciò lei. Io alzai il volto triste e mi girai verso il capo, o la capa... ma come diamine dovevo chiamarla?! Quella missione era impossibile, era una missione suicida: "Ti prego, no! Fa andare me al suo posto!" la implorai in lacrime.

«Silenzio! Così è stato deciso dai superiori!» disse... allora non era lei il capo?

Agnes mi abbracciò stretto, entrambi tra le nostre lacrime finché non vennero a separarci: "E' vietato fraternizzare!" Urlò a squarcia gola l'agente. Così con la forza ci divisero, l'uno dall'altro al lato del palco. Lei con lo sguardo per terra, e io a guardarla, sperando non fosse stato per l'ultima volta. Lessi nel suo pensiero, volevo capire cosa provasse. Lei stava pensando: "No, non di nuovo..." e i suoi sentimenti erano rabbia e rancore. Ma verso di chi? Forse era stata già separata in passato dagli agenti? Ma chi stavolta ha fatto la spia?

«Dobbiamo ringraziare il numero 73.21, per essere stato sincero e averci detto tutto su questi piccioncini» disse l'agente, con un sorriso in volto e facendo entrare Glen... Agnes alzò lo sguardo verso di lui, carico d'odio e io non potevo provare altro che disgusto verso di lui. Cosa le aveva detto? Forse aveva svelato anche il nostro nascondiglio? Dovevamo prendere presto dei provvedimenti. E poi perché dirle di noi? Cosa ci avrebbe guadagnato?

«Il 73.21 ha ricevuto un uscita preliminare dal Cubo per un giorno» annunciò l'agente. Non ci credevo! Quel bastardo ci ha diviso solamente per uscire e fare quel che diamine voleva?

Successivamente l'agente chiamò i restanti novantanove soldati per la missione.

Per tutto il resto del giorno, lo passammo nel rifugio insieme a tutti i ribelli, pensavamo di cambiare punto di raduno. Ormai eravamo in pericolo per colpa di Glen. Peccato che non c'era nessun altro punto del Cubo isolato dagli agenti. Dovevamo annullare momentaneamente il nostro compito per adempire la leggenda. Ora eravamo di nuovo tutti soli, per quanto rimanevamo insieme negli allenamenti e nella vita del cubo. Non sapevo come mi sentivo, stavo per perdere un'altra famiglia, di nuovo. E speravo che un giorno riuscissimo a riavvicinarci tutti quanti.

Invece il giorno dopo, Agnes si preparò per andare in missione. Ormai era pronta per andare. E non sapevo come stava, sicuramente non ero stato il primo per lei, ma per me lei era unica e forse per un po' lo ero stato anch'io per lei. Anche se ora mi rifiutava, sembrava che mi odiasse anche se io non avevo fatto nulla contro di lei, se non amarla... la vera colpa di tutto era Glen che ci aveva traditi. Agnes non mi salutò quel giorno, forse odiava i saluti, o peggio, gli addii. Io volevo solo dirle che tutto questo non ci avrebbe fermato, che avremmo trovato un modo per stare insieme, e che anche se ora sarebbe andata anni luce lontana da me, io sarei stata sempre con lei, con il mio pensiero. Con il mio cuore.

Ecco perché di nascosto la seguì, atterrai negli spogliatoi un ragazzo per poi rubargli la divisa. Con i poteri che sviluppai nel corso del tempo gli feci scordare della missione, e mi imbarcai anch'io di nascosto da tutti, persino da Agnes, volevo aiutarla, volevo salvarci entrambi, e per una volta, volevo vivere la mia storia per davvero.

ELOGARD: Il Ciondolo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora