Loki
I mesi divennero anni, e gli anni: decenni, e i Gaia di Denya impararono a riconoscerci come Dei, inconsapevoli della fonte dell'eterna giovinezza, ci credevano immortali. Avevamo con il tempo, creato un ornamento attorno alla fronte per tenerci la fonte sempre con noi e non perderla mai. Quest'ornamento era diventato pian piano un simbolo per gli altri, ci riconoscevano come potenti grazie ad esso... grazie alla luce che emanava. Ma non tutto era rose e fiori. Infatti tra noi eterni viventi si crearono delle dispute per colpa delle leggi di Thor, lui era diventato freddo e ripugnava gli esseri inferiori, come se si fosse dimenticato che anche noi eravamo come loro. Imponeva un coprifuoco e delle tasse sotto forma di oggetti, pietre, pelli o altro, bastava che erano preziosi o rari. Tutto questo per ornare la Fortezza e il suo trono. I nostri troni che non ritenevamo più nostri, almeno per quanto riguarda me, mia moglie Angrboða e mio padre Odino, Così con il tempo ci dividemmo: io, mia moglie e mio padre ci spostammo sul vulcano ormai in riposo e con noi vennero molti coraggiosi Gaia pronti ad affrontare mio fratello Thor. Non avevamo un castello, una fortezza o quant'altro. Vivevamo insieme agli altri Gaia in tendopoli sulla cima del vulcano che ormai prese il mio nome. Io e gli altri ribelli divini nascondevamo la pietra dell'eterna giovinezza sotto forma di collana e la nascondevamo sotto i nostri abiti. Non perché ci vergognavamo del nostro potere, ma perché volevamo far capire agli altri che eravamo come loro. Mentre il nostro avamposto era semplice: quello di mio fratello, di Urano e Gea, era una fonte di luce. Tra oro e pietre preziose decorarono la loro Fortezza. Che cresceva sempre di più. E gli unici loro discepoli erano avidi d'oro. Fedeli e grati a lui soltanto per la sua ricchezza.
La pace nel vulcano non durò molto, infatti presto si risvegliò dal suo riposo, e tra le sue nubi decidemmo di spostarci sull'ormai abbandonato Tempio di Ra. Ma non c'era tempo per costruire un imbarcazione, non così grande da portaci tutti quanti fin lassù... e poi era pericoloso spostarci attraverso le acque infestate da mostri marini. Ma non c'era tempo, e dovevamo agire subito!
«Loki, i cittadini stanno male per colpa delle nubi del vulcano.» mi avvisò mio padre.
«Dobbiamo fare qualcosa.» concluse mia moglie.
«Ma cosa?» chiesi loro.
Una leggenda narrava che grazie alle piume di fenice si potevano incollare le ali dei gargoyle sulla schiena dei Gaia... a patto che le ali siano pietrificate con la luce di Denya.
Mi informò Angrboða. Io non sapevo se crederci, ma dovevamo provarci a tutti i costi.
«Andremo stanotte verso la Tana dei Gargoyle.» annunciai
«I Gaia di Denya non dovranno sapere nulla, la loro fedeltà potrebbe essere la loro morte» finì mio padre Odino.
Così quella notte partimmo, la loro tana non era distante e la loro sete di sangue che li portava all'ignoranza, li rendevano facili prede. Portammo con noi solamente le nostre mani, confidavamo sulla luce dei nostri cristalli.
Come previsto entrati nella loro tana ci accerchiarono. Noi scappammo come ritirata strategica per portarli agli accampamenti. E al momento giusto mostrammo loro i nostri cristalli di luce. Prima iniziarono ad irrigidirsi. Camminavano con fatica per poi pian piano pietrificarsi... i gargoyle più lontani riuscirono a scappare. Ma l'orda più vicina era abbastanza numerosa per renderci tutti dei Gaia volanti, o meglio: dei demoni.
Il giorno seguente richiamammo una fenice grazie ad un antico canto. Tutti insieme noi ribelli, all'unisono, cantavamo quella litania. E dopo trenta canti vedemmo in lontananza una gigantesca fenice, raggiunse il centro del vulcano e ci si pose sopra. Io mi avvicinai cautamente a lei e le dissi: "Regina dei cieli, aiutaci, mantenici in vita donandoci una sua piuma". Lei si ritirò indietro. Scosse la testa per poi volare via... pensavamo in un primo momento in un rifiuto, ma poi lasciò cadere dal suo ventre una piuma infuocata. La raccolsi all'estremità, dove era più fredda, e la portai dai ribelli.
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ELOGARD: Il Ciondolo.
FantasyUn protagonista, tantissime storie create da un ciondolo magico. Zalea, il creatore di mondi, ha lasciato libero arbitrio alle sue creature, creando così vere esperienze e sentimenti nei loro animi. Tanti racconti in uno solo, che sprigiona la fant...