Tornare da lei

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POV Manuel
Rientrai in casa barcollando.
Per miracolo mi aggrappai al bancone ed evitai una caduta.
Non soddisfatto ancora dello stato in cui mi ero ridotto, andai verso la dispensa e mi attaccai all'unico super alcolico che avevo in casa. La vodka liscia.

Presi il telefono e come sempre andai sul suo contatto.
Notai che aveva cambiato foto profilo.
In questa nuova, sorrideva. Aveva gli occhi luminosi e le labbra erano colorate da uno sgargiante rossetto rosso che metteva in risalto i suoi denti perfetti.

Il cuore cominciò ad avere un ritmo sempre più accelerato e sentivo l'esigenza di urlare, o di spaccare qualcosa.
Non ce la facevo più a non sapere niente di lei, a non averla al mio fianco. L'odio che provavo per me stesso aumentava ogni secondo di più e non riuscivo neanche più a vivere senza la costante sensazione di aver sbagliato ogni singola mossa.

Senza pensarci due volte, digitai le uniche parole che avrebbero alleviato la costante pressione che sentivo sul petto. Le uniche parole che per cinque mesi avrei voluto urlare, scrivere o sentire.

POV Angelica
Erano le tre di notte e ancora non riuscivo a prendere sonno.
I pensieri spesso comparivano nella mia mente la notte, torturandomi e portandomi quasi all'esasperazione.
Affianco a me, sul mio letto, c'era Matteo che dormiva ormai da un po'.
Avevamo aspettato insieme la mezzanotte, dato che in quell'esatto momento scattava il mio compleanno ma questo giorno per me portava solo tanta tristezza.
Forse per il ricordo di mia madre che doveva organizzare le mie feste da sola, forse perché erano anni che non ricevevo gli auguri da parte di mio padre o forse perché dovevo sentirmi triste e basta.
Ero abituata a questa costante sensazione di sentirmi sempre insoddisfatta di me, delle situazioni che mi creavano intorno.
Ma forse quest'anno sarebbe stato diverso.
Avevo Matteo, che si preoccupava tanto per me e cercava di rendermi sempre il più felice possibile.
Quest'anno avevo tutto quello che mi serviva per stare bene, non c'era motivo di agitarsi.

I miei pensieri vennero interrotti dalla vibrazione del mio telefono.
Mi allungai cercando di non svegliare Matteo e lo afferrai dal comodino.
La luminosità troppo alta mi costrinse a socchiudere gli occhi.
Ma una volta letta la notifica li spalancai.
Non poteva essere vero.
Mi alzai di scatto, con il cuore che batteva all'impazzata.
Andai in bagno e aprii il messaggio cercando di mettere bene a fuoco le parole.
Era Manuel.

"Mi manchi, torna da me"

Respirai lentamente, cercando di non diventare pazza.
Non poteva essere vero, non ci credevo. Era sicuramente un sogno, o un incubo.
Mi rinfrescai la faccia e tornai ad osservare il display.
Mi tremavano le mani.
Perché tutto questo? Non ci sentivamo da mesi ormai, e se ne uscì così dal nulla.
Una parte di me voleva solo tornare nel letto dal proprio ragazzo e cancellare questo stupido messaggio, ma l'altra parte di me si cominciò a domandare in che stato fosse Manuel.
Mi stavo seriamente preoccupando per lui. Non mi aveva mai cercata, aveva rispettato la mia decisione e per mandare questo messaggio non era sicuramente in se.
Cominciai a girare avanti e indietro nel bagno, cercando di trovare una soluzione a non so neanche io cosa.
Passai una mano fra i capelli, cercai in qualche modo di calmarmi ma niente.
Per la frustrazione mi uscirono anche delle lacrime e non potei non pormi una domanda.
Se qui, con questa nuova vita stavo bene, perché avevo avuto tale reazione davanti ad un suo messaggio?

La notte non chiusi letteralmente occhio e questo si ripercosse sul mio aspetto la mattina dopo.
Dovetti dare anche spiegazioni a Matteo ma non sapevo bene cosa inventare.
La mattinata passò abbastanza velocemente, tra persone che mi facevano gli auguri con sorrisi falsi e tanti, forse troppi Caffè.
<< allora, cosa ti va di fare oggi festeggiata?>> disse con un sorriso a 32 denti ma per quanto ci stavo provando, non riuscivo ad avere il suo stesso entusiasmo.
<< ma in realtà niente, sono stanca morta>> dissi grattandomi la fronte.
<< no dai, non lo accetto. Dobbiamo fare per forza qualcosa!>> mi guardò con occhi supplicanti e dovetti cedere anche se tutto quello che volevo era tornare a casa e sprofondare sul letto per risvegliarmi dopo tre giorni di sonno.

Alla fine, facemmo una passeggiata per il centro di Roma. Maledissi il momento in cui questa mattina non avevo preso neanche un giubbotto.
Un top nero e una semplice gonna lunga non bastavano a ripararmi dalla leggera brezza che si era alzata sulla città.
Matteo ovviamente, vedendomi infreddolita mi porse la sua e lo ringraziai con un bacio sulla guancia.
<< ti va di mangiare un gelato?>> chiese lui
<< perché no!>>

Poco dopo uscimmo da una delle più buone gelaterie di Roma con due bei coni pieni.
Ci fermammo a mangiarli su una panchina dal quale si poteva ammirare un bellissimo panorama.
Roma era pur sempre la mia città preferita, l'unica di cui non smettevo mai di stupirmi e meravigliarmi.
Si stava facendo tardi, il sole stava tramontando così chiesi a Matteo di riportarmi a casa, e così fece.

Una volta arrivati, scesi dalla macchina e gli posso un bacio sulle labbra.
<< Grazie per oggi, mi dispiace di non essere stata troppo di compagnia ma non ero proprio in vena.>> dissi abbassando lo sguardo
<< tranquilla, qualunque cosa sia, vedrai che passerà. Adesso fatti accompagnare dentro casa. Voglio salutare tua madre.>>
<< ok>> dissi semplicemente

Aprii il portone ed un frastuono invase le mie orecchie
<< SORPRESA!>> urlarono in coro una serie di persone che ancora non ero riuscita a distinguere.
In prima fila notai solo mia madre, mia sorella e mia nipote.
Tutto quello che non mi serviva, era proprio una festa a sorpresa.
Le odiavo da morire e a tratti avrei voluto piangere, o scappare o fare qualunque cosa diversa dal rimanere a questa stupida festa.
Cercai di camuffare il mio disappunto e tirai su uno dei sorrisi più falsi di sempre.
Mi girai verso Matteo, tutto soddisfatto perché la sorpresa ,di cui ero sicura fosse lui l'artefice, era riuscita.
<< Grazie amore, ma non dovevi>> dissi cercando di essere il più carina possibile
<< si che dovevo, non avevi intenzione di fare niente e mi sono sentito in dovere di rimediare. Adesso, metti da parte il malumore e cerca di goderti questa festa>>
Non aggiunsi altro e cominciai a salutare tutte le persone che erano state invitate. Alcune pensavo di averle viste una sola volta in vita mia.
Finito il giro di saluti e ringraziamenti, mi chiusi in bagno.
Ero in preda ad un attacco di nervi e avrei voluto solo urlare e strapparmi i capelli.
Perché le persone non capivano il mio bisogno di staccarmi dai conformismi a cui tutti eravamo abituati?
Era davvero così importante festeggiare questo giorno con queste persone?
Cercai di calmarmi e uscii dal bagno.
Una cosa buona l'avevano fatta però.
C'era il tavolo pieno di pizzette, stuzzichini e dolci vari e mi concentrai su quello per sfogare il mio nervosismo, d'altronde non potevo fare altro.

Dopo più di un'ora passata ad ingozzarmi sentii il campanello suonare.
Sicuramente era qualche invitato un po' in ritardo.
Mi affrettai ad andare aprire la porta e una volta aperta sentii una stretta allo stomaco.
Rimasi di pietra, non riuscivo a muovermi, tanto meno a parlare.
Restai solo a fissare quegli occhi nocciola, dai quali traspariva tristezza e dolore.
Erano rossi e sembravano essere reduci da un pianto, forse somigliavano più di quanto pensassi ai miei...
Dopo quasi un minuto passato ad osservarci, entrambi non sapevamo cosa dire e come un piccolo gemito il suo nome uscì spontaneamente dalle mie labbra
<< Manuel>>...










Ciao❤️
Lo so, vi faccio sempre patire ma secondo me ne varrà la pena.
Chissà cosa accadrà ora...
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento, io veramente mi emoziono quando mi scrivete🥺❤️
Ci sentiamo presto❤️

Dove lasci il cuore // Hell RatonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora