Tempesta

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La prima cosa che provo svegliandomi é un dolore lancinante alla testa poi, nell'ordine, bruciore di stomaco, dolore a un ginocchio e bocca secchissima.
Pian piano iniziano a comparirmi dei flash della giornata di ieri, dall'arrivo al ricevimento alla conoscenza di Charlotte, finendo alla mia mezza sfuriata con conseguente uscita di scena verso il primo locale. Il tutto contornato dalle facce stupite delle persone della "Monaco bene" presenti, reali compresi.

Sospiro e mi stiracchio prima di decidermi ad aprire gli occhi in questa nuova giornata che si prospetta essere uno schifo come le precedenti.
Mi rendo subito conto del buio presente in stanza, strano perché a casa mia sto ben attenta a lasciare sempre qualche spiraglio di luce che mi consenta di capire se sia giorno o notte quando mi sveglio. La seconda cosa che noto, la piú sconvolgente, é che questa non é la mia stanza, ma un'altra che conosco bene. E che l'ultima volta in cui sono stata qui non é finita per niente bene.
"Che cazzo é successo stanotte" penso ad alta voce anche se, girandomi alla mia destra, mi accorgo che quella parte di letto é fortunatamente intatta.
Rimango ancora qualche minuto sotto le coperte, prima di alzarmi e prendere il coraggio per andare verso il salotto. Ancora una volta vedo un dettaglio che prima mi era sfuggito: non ho i vestiti di ieri ma pantaloncini e maglietta da uomo. Di male in peggio!

Apro la porta della stanza cercando di fare meno rumore possibile mentre vengo inondata dalla luce proveniente dalle grandi vetrate. Cosí a sentimento direi che non sono di certo le 8 di mattina. Avanzo barcollando a piedi scalzi sul pavimento freddo andando verso la cucina in cerca di acqua fresca per non disidratarmi ulteriormente. Prima di arrivare al frigo però guardo verso il salotto e vedo un braccio che penzola dal divano. Sono tentata di raccogliere le mie cose ed andarmene ma, dettaglio fondamentale, non so dove siano le mie cose!
Cerco di fare meno rumore possibile per prendere la bottiglia dal frigo e il bicchiere dalla credenza ma ovviamente non sarei Sophie se non ne combinassi una delle mie. La sbronza di ieri mi fa inciampare sul tappeto della cucina e finisco per sbattere il bicchiere sul bancone che, per fortuna, non si rompe; peró fa svegliare Charles mugugnando.
"Sophie? Tutto ok?" Chiede a voce bassa, ancora impastata dal sonno
"Si.. scusa non volevo svegliarti, bevo e tolgo il disturbo" ribatto prontamente mentre lui si mette a sedere di scatto
"NO" dice destandosi subito dal sonno "Cioé... se ti va puoi restare un pochino" si corregge subito dopo.
Non rispondo, ma gli chiedo se può darmi una pillola per il mal di testa mentre mi siedo sullo sgabello e noto il mio ginocchio mezzo sbucciato.

Non rispondo, ma gli chiedo se può darmi una pillola per il mal di testa mentre mi siedo sullo sgabello e noto il mio ginocchio mezzo sbucciato

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"Come.. stai?" azzarda a chiedermi Charles, beccandosi un' occhiataccia che gli fa alzare le mani in segno di resa. Non rispondo per la seconda volta, ma giá che io sia seduta ad un passo da lui senza dare di matto é una gran novità. Anche se la tentazione di affogarlo nel lavabo della cucina é forte.
"Perchè sono qui Charles?" Chiedo dopo vari minuti di silenzio. Lo vedo tentennare, come se non sapesse se dirmi cos'è successo o restarsene zitto.
"Non ricordi nulla?" Domanda a sua volta. È il momento giusto per sfoderare la spada ed attaccare.
"La conversazione con la tua ragazza la ricordo bene, il problema è il dopo" commento cinica. Sorride alzando gli occhi al cielo, scuotendo la testa rassegnato
"Non so cosa ti abbia detto ma non è la mia ragazza Sophie." Risponde guardandomi fissa negli occhi. Mentirei se dicessi che la sua frase non mi ha fatto piacere, ma non so nemmeno se crederci o no. In fondo le immagini alla tv e sui giornali parlano chiaro.
"Comunque non voglio sapere della tua vita sentimentale, vorrei sapere cos'è successo ieri". Sospira ed inizia a raccontarmi, mentre a tratti le immagini compaiono nella mia mente. L'arrivo al pub e i cocktail mandati giù uno dietro l'altro, l'incontro con Max, lo sconosciuto, la mezza rissa e il rientro a casa.
"Questo è quanto" conclude dopo il monologo.
Annuisco, poi silenziosamente mi perdo a guardare l'acqua che si muove nel bicchiere spostato qua e la da me stessa.

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