Chiarimenti.

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Apro la porta del mio ufficio e sento Charles dietro di me che fa un risolino
"cos'ho fatto di così divertente?" Chiedo
"Oh niente Sophie, solo che se mi avessero mandato in giro per gli uffici ad indovinare a chi appartenessero avrei capito solo aprendo la porta che questo è il tuo" dice, e io, solo a sentire il mio nome pronunciato da lui, perdo un battito.
"Perché?" Chiedo al pilota, giusto per provare ad avere una conversazione normale e soprattutto evitare certe domande che sicuramente arriveranno.
"Perché? Ma hai visto la tua scrivania? Sembra sia passato un ciclone.. e poi chi é l'unica persona che può avere una sedia da gaming in ufficio perché 'altrimenti mi fa male la schiena'?". Resto un po' sorpresa, non mi aspettavo che notasse tutte queste cose di me!
"Già, effettivamente hai ragione" dico con un sorrisino ironico.
La leggerezza della conversazione lascia peró spazio ad un silenzio imbarazzante e io, non sapendo cosa dire o fare, mi metto a sistemare i fogli sulla scrivania, con il suo sguardo che mi brucia la pelle, di nuovo.

Dopo un lunghissimo silenzio (potrebbero essere passati 30 secondi come 30 ore, ho perso completamente la cognizione del tempo con mister perfezione nella mia stessa stanza) sento un sospiro di Charles e capisco che vuole iniziare una conversazione ma non sa se é il caso o no.
"Avanti Charles dimmi quello che devi dire" esordisco, non so neanche io con quale coraggio, forse é solo voglia di liberarmi di un peso... il pilota resta leggermente sorpreso come a dire "e tu come lo sai?" Non sei l'unico a notare i dettagli mio piccolo pilotino.
"Beh... io.. mi chiedevo.. Oh e va bene, Fifi perché ti nascondevi da me?" Fifi... solo lui mi soprannominava così, nonostante sappia che non amo particolarmente quel diminutivo.
"Vedo che non perdi il vizio di dare nomignoli non richiesti, vero Perceval?" Dico per smorzare la tensione, sapendo quanto detesta il suo quarto nome.
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda FIFI, sputa il rospo" e capisco che, se non ha reagito (o almeno non più di tanto) al fatto di averlo chiamato con quel nome, ha proprio desiderio di scoprire la verità, che ovviamente non dirò perché mica posso ricomparire dopo secoli dicendo "si sai sono sparita perché sono innamorata di te ma tu non mi calcoli manco per sbaglio"
"Non lo so Charles" dico, ottenendo solo uno sguardo accigliato da parte sua.
"Cosa vuol dire non lo so, avanti Sophie non dire stupidaggini per favore" mi risponde, questa volta abbandonando la calma e iniziando ad innervosirsi. Non so cosa dire e provo a prendere tempo, balbettando qualche frasetta inutile tipo "avevo troppi impegni per avvisare" o "pensavo di avertelo detto" e questa é stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ci troviamo ad urlarci contro senza ragione

"SOPHIE CHE CAZZO SIGNIFICANO QUELLE FRASI PARLA E BASTA!"
"LASCIAMI STARE CHARLES SE NON L'HO DETTO AVEVO I MIEI MOTIVI"
"QUALSIASI MOTIVAZIONE NON SARÁ MAI IMPORTANTE COME LA NOSTRA AMICIZIA" 
"FORSE SEI STATO TALMENTE TANTO TEMPO CON IL PARAOCCHI DA NON ACCORGERTI CHE CI SONO COSE PIÙ IMPORTANTI ALLORA!"
"BENE SE SONO COSÌ DEFICIENTE ALLORA FAMMELE NOTARE TU QUESTE COSE"

Spero solo che negli uffici vicino al mio non ci sia nessuno che senta questa conversazione tra due persone apparentemente adulte ma che sono solo dei ragazzini.
Alla sua ultima frase non rispondo, ho urlato così forte che ho male alla gola e non ho più voglia di litigare con la mia persona preferita.

"Scusami, io non volevo...ho rovinato tutto, cominciando andandomene via da casa per studiare qualcosa che avrei potuto fare lì, lasciando tutto ciò che di bello c'era nella mia vita. Tu per primo. Ma non riuscivo più a stare la, mi sentivo soffocare soprattutto dopo aver perso Hervé. Ho sbagliato Charles, ho sbagliato a non scriverti e a non cercarti più ma avevo bisogno di tempo per capire ciò che volevo. Ho sbagliato a nascondermi da te, anche se dal tuo sguardo in sala riunioni ho capito che tu sapevi. Ho sbagliato ma spero che tu possa perdonarmi, o almeno capirmi" dico con le lacrime che ormai scendono copiose, ho sempre odiato il fatto di non riuscire a parlare senza mostrare i miei sentimenti, oggi più che mai.
Charles mi guarda, ma non dice nulla e io non riesco a decifrare il suo sguardo.
"Dimmi qualcosa Charles, ti prego" gli dico, sperando di ricevere almeno qualche parola da parte sua.
Il pilota non dice nulla, si avvicina pericolosamente a me, inebriandomi del suo profumo. Mi si avvicina così tanto che posso sentire il suo respiro addosso ma continua a non dire nulla fino a che mi abbraccia di slancio, con un abbraccio che sa di mancanza, di parole non dette, di momenti persi. Mi abbraccia così forte da rompermi le ossa, ma nello stesso tempo mi aggiusta il cuore. Mi appoggio al suo petto e sento il suo battito accelerato, quasi quanto il mio e capisco che "casa" non é il posto che mi manca tanto, non é Monaco, non é l'appartamento che si affaccia sul porto, casa é lui.
"Mi sei mancata tanto Sof, non sai quanto." Mi dice con voce rotta e io capisco che, nonostante tutto, nessuno dei due si é mai dimenticato dell'altro.
"Non vedo l'ora di cominciare questa avventura con te"

E restiamo così, abbracciati facendoci cullare dal rumore dei nostri cuori, finalmente uniti di nuovo.
Ma le cose non saranno cosi semplici, e qualcosa mi dice che questa conversazione non finisce qui.

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