Sophie.

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"Sophie ci sei?" Mi chiede preoccupato Binotto alla mia non risposta
"S...si.. grazie per avermi avvisato, torno nel mio ufficio. Fammi sapere per il report" dico così a bassa voce che quasi fatico a sentirmi da sola.
Arrivo nel mio ufficio e mi lancio sulla sedia con gli occhi che pizzicano e la voglia di piangere. Eva é tornata a casa e io sono qui da sola in mezzo al mio casino, non solo quello dell'ufficio ma anche quello dentro alla mia testa e al mio petto.
Vi chiederete come mai questa reazione apparentemente esagerata e forse é giunto il momento di presentarmi: sono Sophie, ho 25 anni e sono nata a Montecarlo. Faccio parte della Scuderia Ferrari da qualche mese, più precisamente sono uno degli ingegneri che si occupa dell'aerodinamica della vettura.

E ancora forse non capirete la scenata solo a sentire pronunciare il nome "Charles Leclerc" e ve la spiego subito. Io e Charles ci conosciamo da sempre, si può dire che io lo abbia visto nascere nonostante la minima differenza di etá. I miei genitori e quelli di Charles erano vicini di casa a Montecarlo e io,  per Pascale ed Hervé ero come una figlia. Io e il moro siamo stati amici da sempre, siamo cresciuti insieme, abbiamo visto le prima corse insieme, siamo stati per la prima volta in un circuito insieme. Quando Charles ha iniziato a correre con i kart io sono sempre stata presente, non ho mai saltato una sola gara. E questa é stata la mia rovina. Mi sono innamorata di lui, nonostante io fossi qualche anno più grande vedevo solo lui, ho sempre visto solo lui nonostante i ragazzi che mi giravano intorno non mancassero. Non ho mai confessato nulla, a nessuno, ho tenuto segreto tutto questo continuando a fare l'amica e la sostenitrice di Charles, e anche quando ha iniziato ad uscire con le prime ragazze io c'ero, quando mi chiedeva consigli io c'ero, nonostante io morissi dentro ogni volta c'ero.

La nostra amicizia é comunque andata avanti, ci siamo sempre stati uno per l'altro, fino al tragico evento. Charles ha perso suo padre, e io ho perso Hervé, il mio secondo papá, colui che mi e ci ha trasmesso la passione per i motori, colui che ha sempre preso le mie difese quando saltavo le lezioni per andare con lui per i circuiti. Colui che mi ha sempre incoraggiato ad inseguire i miei sogni, che quando dicevo "non potrò mai essere un pilota" perché mio padre non ha mai voluto neanche farmi provare, mi rispondeva "cherie, tu potrai essere quello e molto di più, potrai essere la parte più importante del paddok, colei che il pilota lo fa vincere da dietro le quinte. Studia, impegnati e un giorno sarai l'ingegnere più desiderato nel mondo delle corse".
Dopo la perdita di Hervé io e Charles ci siamo allontanati, nonostante ci sentissimo regolarmente per telefono. Ad un certo punto non ho più retto la situazione e mi sono trasferita in Italia, per frequentare l'università e diventare finalmente ciò che sognavo da sempre: un ingegnere addetto all'aerodinamica dell'automobile
É grazie al papà di Charles se ho deciso di diventare ingegnere, mi sono fatta il culo per esserlo, ho studiato giorno e notte, ho passato mesi d'inferno a preparare gli esami per laurearmi in tempo e con il massimo dei voti, e così é successo.
Io e Charles avevamo giurato che saremmo riusciti a realizzare il nostro sogno insieme, lui ad essere pilota della Ferrari e io ad essere il suo ingegnere. Eppure...

Le cose cambiano, le persone cambiano. Lui aveva la carriera a cui pensare, io lo studio e quando si é fidanzato ufficialmente è stata la fine di tutto. Lei non era contenta del nostro rapporto e lui, pian piano, ha smesso di scrivermi, di chiamarmi e di cercarmi. Dio solo sa quante lacrime ho versato per lui, ma la vita continua no? E così non torno a casa da un po' per non incontrarlo, non vedo Pascale e i fratelli di Charles che sono praticamente anche i miei fratelli, ma da due anni sono fidanzata con Luca. Da quando Charles è sparito dalla mia vita (ma non dalla mente) ho terminato gli studi, laureandomi con il massimo dei voti, e sono riuscita ad ottenere un tirocinio presso la Ferrari.

Quando il tirocinio era al termine ed ero pronta, con le lacrime agli occhi, ad abbandonare tutto quello che di bello avevo trovato lì, compreso Seb, Binotto mi ha convocata nel suo ufficio. Ci sono andata quasi piangendo per ciò che stavo lasciando. "Signor Binotto, grazie per avermi fatto realizzare il sogno di una vita, spero non sia un addio ma solo un arrivederci" lui mi ha guardata, con un leggero sorriso sulle labbra che quasi mi infastidiva visto quanto io ero triste e ho ancora in testa quelle parole che mi ha rivolto:
"Sophie, siamo stati noi i fortunati ad averti qui. Hai portato una ventata di allegria qui dentro e nessuno di noi sarà mai pronto a salutarti, nonostante la tua sbadataggine e i tuoi ritardi nelle consegne che erano una costante qui dentro...."
"Sto sperando che questo giorno duri all'infinito..." ho ribattuto e lui continuò
"Non ho ancora finito Sophie. Stavo dicendo, nonostante tutto, non siamo pronti a salutarti, perciò..." l'ho visto smanettare con dei foglio, prima di porgermeli "questo é il contratto  quinquennale che ti vogliamo proporre, leggilo bene, pensa a ció che vuoi, e se ció che vuoi davvero é rimanere qui con noi, beh... portamelo firmato entro stasera". Ho temuto che il mio cuore non reggesse. 
"Ma io lo firmo con il sangue se necessario" ho esclamato, facendolo ridere sonoramente
"Sono contento che la pensi così, ma prenditi tutto il tempo per leggerlo e ti aspetto qui stasera, e sii puntuale almeno stavolta" mi dice rassegnato e, mentre sto per chiudere la porta mi richiama
"Sophie... smettila di chiamarmi signor Binotto ti prego, chiamami Mattia!" Sorrido di nuovo
"Ok Mattia a stasera!".

Tornata in ufficio ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo.
"Avevi ragione Hervé posso essere di più. Grazie per avermi aiutata da lassú" ho esclamato.

Nei mesi successivi, lavorando insieme e iniziando a spostarmi con loro per i weekend di gara, sono usciti i piccoli crucci del passato, soprattutto quando mi vedevano scappare appena compariva Charles da qualche parte. Ho chiesto solo una cosa a Mattia: evitare di farmi comparire troppo in pubblico.
Non c'è stato bisogno di chiederlo due volte, tutti hanno rispettato la mia volontà e sono riuscita a non farmi vedere troppo spesso, anche se sono abbastanza convinta che Charles sia a conoscenza di tutto.

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