Non so esattamente quanti giorni erano passati dal mio ultimo pasto, né da quanto tempo ero lì.
Tutto sembrava sempre uguale.
I cacciatori che passavano e mi gettavano cose contro, imprecando per ciò che ero, urlandomi cose sgradevoli.
Le donne che, non so perché, mi guardavano con pietà, quando in realtà mi aspettavo sguardi pieni d'odio.
Il sole era appena sorto, a giudicare dal canto degli uccelli doveva essere mattina presto. E io ero lì, denutrita e senza forze. Mi chiedevo cosa facessero i cacciatori nel loro tempo libero, oltre ad affilare lame e armi letali. Progettavano di uccidere dei cuccioli suppongo.
Improvvisamente un uccellino cadde su un ramoscello, di fronte la mia cella. Era così piccolo, doveva essere caduto dal nido.
<< Hey piccolino, sei caduto dal nido? >> Mi sporsi con tutte le forze che avevo per prenderlo, gli arti mi dolevano.
<< Vieni qui, coraggio. Non ti faccio del male >> riuscii a prenderlo e lo avvolsi con una fogliolina per tenerlo al caldo.
<< Ti sei perso, vero? >> Lo accarezzai e lui sembrò capirmi.
Un'altra dote di noi fate era riuscire anche a creare un legame con gli animali.
<< Cosa fai? >> Mi voltai di scatto sentendo quelle parole. Notai che era il cacciatore più giovane che, pian piano sia avvicinava alla cella, e mi osserva.
Cercai di proteggere l'uccellino, non facendolo notare.
<< Nulla >>
<< Che cos'hai in mano? >> Mi chiese vedendo che stavo effettivamente provando a nascondere qualcosa.
Maledetta cella, era minuscola e ogni movimento si faceva notare.
<< Di cosa parli? >> sperai perdesse l'interesse nel chiedermelo, ma nulla.
<< Apri le mani >> ero riluttante nel farlo. Avrei preferito dargli una sberla.
<< Coraggio >> al diavolo.
Aprii la mano e rivelai l'uccellino.
<< Oh, è caduto dal nido? >>
<< Si stavo cercando di non farlo morire, è troppo piccolo per stare lontano dalla mamma >>
<< Non lo siamo un po' tutti? >>
<< Dipende dai punti di vista >>
<< Cosa intendi? >>
<< La mancanza di una madre la sentirai sempre, niente potrà sostituirla. Ma si deve imparare a contare anche su se stessi, colmare i vuoti con dei semplici obiettivi. I tuoi valori ti porteranno avanti, con o senza qualcuno al tuo fianco >>
<< Sei una combattente nata, vero? Niente ti scarfisce. E scommetto che non vedi oltre il tuo naso >> disse aggrappandosi alle sbarre.
<< Detto da un cacciatore mi fa molto ridere, direi >>
<< Intendevo dire che, non so come funzioni da voi, ma qui il dolore è permanente. Essere soli senza una guida, soprattutto materna, è triste >>
<< La solitudine forgia le anime più nobili >> ribattei.
<< O le uccide >> ribatté lui.
<< Le fortifica >>
<< Non tutte. I tuoi fratelli non hanno una madre >> lo avrei picchiato per quelle parole aspre.
<< Hanno me >> ed era vero. Sarei sempre stata lì per loro.
<< E come si comportano? >>
<< Sono certamente più lodevoli di te >>
Ho vissuto con la solitudine nel cuore per anni. Per i miei fratelli darei la vita, ma ciò che mi ha salvato per tutto questo tempo sono stata io.
Io gli ho insegnato a difendersi, ed io gli insegnerò a credere in sé stessi. Avranno me come guida.
Mi guardò in cagnesco.
<< Ho capito. Non ti vado a genio >> disse sorridendo leggermente.
<< Chissà come mai! >> risposi premendo contro le sbarre ripetutamente.
<< Cerco di essere gentile nonostante i miei principi. Sei....strana. La tua natura è interessante, tanto quanto malevola>>
<< E tu sei un'idiota >>
<< Ti ringrazio..cercavo di intrattenere una conversazione. E poi volevo dirti che non mangi da giorni. Da morta non ci aiuterai nella missione >>
<< Preferisco il digiuno a quello schifo. Solo perché mi avete preso per un animale non vuol dire che lo sia >>
continuammo a guardarci.
Lui sembrò pensieroso.
<< Okay. E se ti portassi altro? Del cibo vero..lo mangeresti? >>
<< Dipende >>
<< Santo cielo! D'accordo. Arrivo subito >> dopo aver sbuffato se ne andò e si diresse verso una piccola capanna marrone di legno, da cui usciva del fumo.
Che diamine stava facendo?
Tornò dopo pochi minuti, nel frattempo io avevo ancora l'uccellino nella mia mano. Avrei dovuto dargli da mangiare, anche lui era abbastanza denutrito.
<< Ecco a te >> mi porse un piatto dalla squadratura della gabbia in cui ero rinchiusa, ovvero da dove lasciavano la sbobba che dovevo ingurgitare.
Ogni cavolo di mattina.
<< Che roba è? >> Non aveva un aspetto invitante, ma l'odore era buono.
<< Crema di fave e cervo >> un cervo??
<< Che hai contro questo piatto? >> mi chiede notando la mia faccia stranita.
<< Voi mangiate i cervi?! Sono le creature più dolci del mondo! >>
<< E con questo? Hanno molte proteine, ed è carne buona >> si sedette di nuovo vicino la cella.
Ma perché era lì?
Continuai a fissare il piatto inerme, non avrei voluto mangiare quel povero cervo, ma l'odore era buonissimo.
La Dea mi avrebbe punito per questo.
<< Puoi dare a me l'uccellino >>
<< Per farvelo mangiare a colazione? Sta bene qui >>
<< Lo riporto nel nido, lo giuro >> disse lui portandosi una mano sul petto.
Guardai quel piccino con uno sguardo triste. Era meraviglioso, le sue piume erano violacee miste ad un nero pece.
<< Non cadere più. Pensaci sempre prima di buttarti, okay? >> gli dissi sottovoce, e lui mi porse la testolina di tutta risposta.
Lo passai lentamente al cacciatore che mi osservava colpito.
<< Okay piccolo, ti riporto a casa >> disse, dopodiché si arrampicò sull'albero di fronte e lo appoggiò nel nido.
<< Hai visto? Non l'ho mangiato. Non sono tanto spregevole dopotutto >> si pulì le mani dalle erbacce.
<< Mangi i cervi >>
<< Ti piacerà. Se vado contro i miei principi per parlarti, tu potrai andare contro i tuoi per sfamarti >> non avrei voluto dargliela vinta ma avevo fame. Che grande idiota.
Assaggiai la carne: all'inzio era dura e strana, dopo poco mi piacque. Che cosa terribile.
Mi guardò mentre la masticavo, senza dire nulla. Ma gli leggevo uno sguardo vittorioso.
<< Allora...ti va di dirmi il tuo nome? >>
<< No >> risposi in modo secco. Era capace di innervosirmi anche mentre mangiavo.
<< Vorrà dire che ti chiamerò uccellino. D'altronde ci assomigli >>
<< Ti stacco la testa, cacciatore. Fa' attenzione >>
<< Ora assomigli più a un falco in realtà >> disse scoppiando a ridere.
Sapevo che stava per dire altro, ma non riuscivo ad immaginare cosa.
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DEFENDER
FantasyI cacciatori sono diventati miei nemici. Hanno provato ad eliminarmi. Non ci sono riusciti. Hanno tentato di piegarmi a loro, ai loro voleri, credendosi più forte di me. Non ci sono riusciti. Rinasco dalle mie ceneri, ogni volta. La cosa peggiore...