Capitolo 5

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20 Settembre 2018, h. 22.30 lei

Quando arrivo a casa sono terribilmente stanca. Mi sfilo le scarpe blu, che ho portato per tutto il giorno, davanti alla porta d'ingresso, noto con rammarico che mi hanno lasciato due profondi solchi rossi sulle caviglie. Provo a massaggiare i segni per dare un po' di sollievo alla parte ma bruciano terribilmente.

<Michele?> domando per verificare se è già tornato a casa, non ricevo nessuna risposta. Tiro un sospiro di sollievo, ho bisogno di restare un po' da sola e riflettere sulle emozioni della giornata. Tiro fuori il cellulare dalla borsa invio un conciso messaggio a Michele per avvisarlo che sono rientrata e faccio partire la playlist che mi accompagna nei momenti di sconforto, quella che posso ascoltare solo quando sono sola o turberebbe il mio povero marito apprensivo. Quante lacrime che avevo versato sulle note di quelle canzoni scelte appositamente per sfogare ciò che provavo, la mancanza che sentivo di Owen come se mancasse una parte di me. E così iniziano a cantare:

Laura Pausini con La Solitudine

Claudio Baglioni con Amore bello

Fausto Leali con Mi Manchi (immancabile)

Christina Aguilera con Hurt

Michele Zarrillo con Cinque Giorni

Lucio Battisti con E penso a te

E per l'occasione ho aggiunto anche Ti penso di Massimo Ranieri, perché ''lo penso anche se non ha più senso ritornare insieme a lui'' mi dico nella testa recitando il testo della canzone. Anche se il senso ce l'avrebbe eccome. Il senso è che lo amo ancora, dopo tutto questo tempo. Ma sono sposata, a modo mio amo Michele, anche se il sentimento non è lontanamente paragonabile a quello provato per Owen. Michele è dolce, premuroso, mi rispetta e mi ama, non è forse abbastanza per stare con lui per tutta la vita? Allora perché ho il desiderio di correre da Owen e buttarmi fra le sue braccia e lasciare che mi culli per sempre?

Metto la musica a tutto volume collegandola alle casse dell'Home Theatre del salone. La fortuna di avere la casa insonorizzata? Poter fare tutto il casino che voglio a qualunque ora del giorno e della notte. Inizio a urlare la canzone di Baglioni mentre mi spoglio in bagno. Lascio la porta aperta in modo tale da sentire la musica ancora più forte, la sento risuonare dentro di me a ritmo col mio cuore. Mi tolgo il completo di Dolce e Gabbana e lo piego dentro il cesto del bucato pieno fino all'orlo. Domani dovrebbe venire Sivi la nostra domestica indiana. Altro vantaggio di stare con un uomo ricco, mai più faccende domestiche. All'inizio mi faceva un po' strano vedere Sivi sistemare casa mentre io la guardavo con le mani in mano. I primi tempi mi offrivo pure di aiutarla ma Michele mi ha impedito di continuare a farlo 'è il suo lavoro' mi ripeteva. E col tempo mi sono abituata a non fare più nulla. Sivi viene un'ora al giorno tutti i giorni per le faccende quotidiane come sistemare i letti (ebbene sì non rifaccio più nemmeno il letto), lavare i piatti, cucinare e pulire il bagno. Mentre un giorno a settimana resta un'intera mattinata per pulire a fondo l'appartamento. Mi infilo dentro la doccia e lascio che il getto potente sciolga i muscoli tesi delle spalle. Elimino ogni residuo di trucco con un batuffolo di cotone inzuppato di acqua micellare e applico la mia costosissima crema notte con cellule staminali massaggiandola per bene. Sento le gambe gonfie nonostante la doccia fredda e il bruciore alla caviglie non fa che aumentare. Frugo in uno dei cassetti di Michele alla ricerca di qualche cerotto. Mentre tasto in fondo al cassetto qualcosa attira la mia attenzione, tiro fuori una scatola di cartone azzurro, la esamino convinta che siano i cerotti ma subito vengo smentita. Cosa ci fa una scatola di preservativi in fondo al cassetto di mio marito? Senza pensarci troppo a fondo decido che erano qui da prima della nostra storia anche se non aveva senso continuare a tenerli considerando che stavamo cercando disperatamente di avere un figlio. Ci siamo dati tempo un anno per provare a concepire in modo naturale. Scaduto il termine che ci siamo prefissati se la mia unica ovaia sana ancora non decide di collaborare passeremo prima a qualche cura per la fertilità poi a rimedi più drastici come l'inseminazione artificiale. Alla fine trovo i cerotti all'interno dello sportello del mobile del bagno. Li applico accuratamente sui graffi profondi che hanno scavato le mie caviglie e mi dirigo nella camera da letto. Indosso il vestito di seta che uso per dormire e mi sdraio a letto sprofondando la testa nel cuscino, concedendomi di rivivere gli avvenimenti della giornata con la mente. Rivedere Owen era stato così eccitante da sembrarmi un sogno, tutto frutto del mio inconscio. Invece lui era lì in carne e ossa, sano come un pesce. Però aveva aspettato mesi prima di farsi rivedere e qualcosa in me lo ha turbato, non riesco a capire cosa.

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