Capitolo 21

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4 Gennaio 2019 lei

<Dove vai?> Michele è venuto a casa di Clara, mi ha trovato giusto prima che uscissi per andare all'aeroporto. Nonostante abbia ricevuto quella che dovrebbe essere una bella batosta, è in ottima forma. Indossa la camicia blu di Calvin Klein che gli ho regalato sotto consiglio di sua sorella Lidia quella volta che siamo andate a fare shopping. Gli sta benissimo. Come fa ad essere sempre così bello?

<sto andando dai miei genitori.> alza e abbassa il capo lentamente valutando le mie parole.

<e il bar?>

<ci starà Clara>

<ho capito> mormora. Senza fiatare carica il mio piccolo trolley rosa sulla sua auto nonostante le mie rimostranze. Senza fiatare sale in auto e mette in moto. Il tragitto da casa di Clara fino all'aeroporto sembra interminabile. Michele non emette neanche un suono, guida guardando dritto di fronte a sé. Io dal mio canto non mi sento neanche di iniziare una conversazione perciò me ne sto con la testa appoggiata al finestrino guardando la fila indistinguibile di alberi che sfreccia al di là del guard rail. Dopo un tempo che mi sembra lunghissimo arriviamo in aeroporto; la gente che ci circonda vicino al check-in è alle prese con saluti emozionati ed esclamazioni di gioia. Michele trascina il mio trolley e aspetta con me fino all'ultimo momento poi prima di lasciarmi andare inaspettatamente mi prende le braccia e mi da un lungo bacio. Io subisco il bacio totalmente paralizzata dalla sorpresa.

Arrivo a Napoli nel tardo pomeriggio, mio padre è venuto a prendermi con la sua vecchia ape e non appena mi vede, per un istante, si allarga in un grosso sorriso per poi ritornare serio l'attimo dopo.

<we piccerì> mi saluta. Io lo abbraccio e lui come sempre non ricambia anche se so che in cuor suo apprezza la mia stretta.

Davanti casa dei miei genitori si avverte l'inconfondibile odore di salsiccia e friarielli, il mio piatto preferito che mia madre avrà sicuramente preparato appositamente per me. Non li mangio da quella volta che portai Owen a conoscerli. La cosa bizzarra è che quando stavo con Owen insistetti perché conoscesse i miei genitori, invece Michele lo conobbero solo il giorno delle nozze. Lui non amava tornare a Napoli e da quando stavamo insieme non eravamo mai scesi a trovare i miei.

Entro in casa e un'ondata di profumo di soffritto mi travolge e mi fa venire l'acquolina in bocca. Mia mamma corre ad abbracciarmi.

<piccirì come sei magra> dice tastandomi le braccia e i fianchi <ma non mangi?>

<mangio mangio mamma, non preoccuparti>

<io mi preoccuperò sempre per te, anche quando sarai vecchietta, quando sarai mamma lo capirai>

Peccato che non lo sarò mai.

<dov'è Michele?>

<doveva lavorare> mormoro. Mia mamma fa una faccia perplessa come se sapesse più di quanto le ho effettivamente detto. Intuito che solo le madri hanno.

<vieni avrai fame> mi fa accomodare al mio vecchio posto e mi riempie un piatto pieno della mia pietanza preferita. Prima di cenare ci prendiamo per mano e mio padre comincia a pregare ringraziando Dio per tutto quello che abbiamo e mentre lui prega io chiedo perdono per tutto quello che ho fatto. Sento delle lacrime silenziose scendermi lungo le guance e appena ci lasciamo le mani mi affretto ad asciugarmi prima che i miei genitori se ne accorgono. Mia mamma mi lancia un'occhiata ma non dice nulla. Ceniamo in silenzio e io mi rimpinzo con tutto quello che mi ha preparato. Non mangiavo così tanto da non so quanto tempo.

<io vado a letto> annuncia mio padre alzandosi dal tavolo non appena finiamo di cenare.

<buonanotte> lo saluto. Mi alzo anche io pronta per andare a chiudermi nella mia vecchia cameretta.

<Marika, mi aiuti a lavare i piatti?> mi domanda mia madre bloccandomi. Mi sorride dolcemente anche se i suoi occhi sembrano preoccupati.

Inizia a insaponare distrattamente le stoviglie e di tanto in tanto la vedo lanciarmi delle occhiate. Io asciugo i piatti una volta sciacquati e li poso al loro posto, visto che la minuscola cucina non ha nemmeno un colapiatti.

Mia mamma si blocca un attimo, chiude l'acqua e drizza le orecchie in ascolto di non so cosa. Dalla camera da letto proviene solo il russare acuto di mio padre poi la casa è totalmente in silenzio. Mia madre annuisce poi si gira a guardarmi.

<Allora, vuoi dirmi cosa è successo?> faccio per aprire bocca ma lei mi interrompe <e non dirmi niente perché so che non è così> mi rimprovera precedendo la mia battuta. Il solito intuito delle madri. Mi lascio cadere nella mia sediolina di legno e mia mamma si accomoda al mio fianco e mi prende la mano.

<a me puoi dire tutto piccola mia> mormora. Così per la prima volta dopo anni, mi confido con lei.

Le racconto che io e Michele stiamo provando ad avere un figlio senza avere risultati, le spiego del ritorno di Owen e che da quel momento la mia vita è una confusione totale. Infine, anche se ho paura della sua reazione, le racconto del mio tradimento la notte di Capodanno. Mia madre ascolta il mio racconto in silenzio anche se si lascia sfuggire ora qualche espressione pensierosa, ora qualche smorfia di disapprovazione. Dopo che le racconto ogni cosa mi fermo a guardarla, pronta per la sua reazione. Lei, che per tutto il tempo ha tenuto nella mano il suo vecchio rosario di legno, come a darle forza. Adesso lo ripone nella tasca del suo grembiule e mi guarda negli occhi con fare solenne.

<figlia mia, tu ami ancora l'americano.> la sua non è una domanda. <lui è l'amore della tua vita>

<si ma io> provo a dire ma lei mi interrompe ancora, carpendo ancora una volta i miei pensieri. <non badare a quello che può pensare la gente, neanche a quello che possiamo pensare io e papà> mormora. <tu ami quell'uomo e se lo lasci per stare con quel Michele, sarai per il resto della tua vita infelice.> sento gli occhi riempirsi di lacrime.

<però ho infranto un giuramento sacro...>

<Bambina mia, Dio è misericordioso.> dice solennemente <E poi io penso che se vi ha fatto rincontrare, vorrà pur dire qualcosa no? quanto avete sofferto lontani?>

Tanto, troppo.

<perciò, figlia mia, è giunto il momento di prendere in mano la tua vita e decidere per il tuo futuro. Mi auguro che sarai saggia e seguirai il tuo cuore.> mormora, poi si alza in piedi mi da un buffetto sulla testa e sparisce in corridoio. Mai avrei pensato che mia madre mi avrebbe dato un consiglio simile, lei che è sempre stata all'antica, non solo perdonava il mio tradimento, ma addirittura mi consigliava di lasciare mio marito. Forse per tutto questo tempo avevo dubitato della sua saggezza e dell'amore che provava per me.

Parlare con lei mi ha dato sollievo, condividere il mio fardello con qualcuno al di fuori dei fatti e che non sia una bizzarra trentenne come lo è Clara, mi ha fatto bene. Sapevo già di amare Owen e avere avuto la conferma anche da parte di mia madre mi ha fatto capire che non posso più continuare quella finzione che è il mio matrimonio. Michele è sempre stato buono con me, ma è chiaro che non andiamo d'accordo come avevo sperato. È palese che, è brutto ammetterlo, mi ero accontentata di lui perché non potevo più avere Owen. Ma adesso lui è qui, e mi ama e io amo lui. Non posso perdere l'amore della mia vita per restare fedele ad una promessa che avevo già infranto. Mi alzo con energia dalla seggiola in legno della cucina e mi dirigo nella mia vecchia camera da letto, stanca per il pianto e la confessione fatta a mia madre ma più leggera e tranquilla. Sprofondo nel mio vecchio lettino sgangherato e crollo in un lungo sonno profondo senza sogni, come ormai non mi capitava da più di un anno. 

Un amore di Chirurgo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora