Capitolo 15

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25 Dicembre 2018 h 11.45 lei

Michele tamburella nervosamente il piede sul pavimento di parquet rovere della mia cabina armadio.

<ne hai ancora per molto?> sbuffa.

<vorrei ricordarti che io ero già pronta prima che tu decidessi di fare il tuo assalto.>

<è stato un bel contrattempo però non credi?> ridacchia. Gli sorrido e provo a infilarmi gli orecchini di perle che mi ha regalato sua madre lo scorso Natale nonostante mi facciano sembrare una cinquantenne.

<si> mento. In realtà non avevo nessuna voglia di fare sesso, sono ancora arrabbiata con lui perché anche quest'anno festeggeremo il Natale dai suoi cugini, quando gli avevo espressamente chiesto come regalo la possibilità di passarlo con i miei genitori. Ma lui come ogni volta si era opposto. Che non se la sentiva di viaggiare fino a Napoli, che non poteva abbandonare i suoi genitori. E cosa avrebbero pensato i suoi cugini se non ci fossimo presentati alla riunione di famiglia?

Ma chissenefrega!

Tuttavia nonostante la mia libido sotto i piedi sono ancora in fase di ovulazione e non posso perdere neanche un'opportunità.

Michele sbuffa ancora.

<ho finito> dico esasperata. <mi sistemerò il trucco in macchina>

<alleluia> mi deride lui. Senza farmi vedere alzo gli occhi al cielo. Prendo la mia porchette di Dolce e Gabbana e vi infilo dentro il rossetto e qualche gomma. Esco dalla cabina e trovo Michele già sulla soglia di casa ad aspettarmi. Che poi io non capisco tutta questa fretta. È solo una dannatissima riunione di famiglia. Mentre chiudo a chiave l'attico sento aprire la porta della nostra vicina e a stento trattengo un'imprecazione.

<oh ciaoo> fa Jessica tutta in tiro. Porta un mini abito rosso così aderente che riesco a vederle anche il buco dell'ombelico.

<buon Natale> urla.

Che motivo c'è di strillare?! Getta le braccia al collo di Michele e gli stampa due rumorosi baci sulle guance. Non aspettava altro sta strunz, me la immagino tutta la mattina appostata dietro la porta in attesa della nostra uscita. Mi dipingo un sorriso in faccia, lo stesso che dovrò tenere per tutto il giorno.

<buon Natale>

<ciao cara buon Natale> mi fa a distanza mentre chiama l'ascensore.

<state benissimo> dice anche se guarda solo Michele mentre parla.

Per fortuna di Michele le strade sono totalmente sgombre e arriviamo alla villa dei suoi cugini in soli venti minuti. Mi stampo nuovamente il mio miglior sorriso finto ed entro nella tenuta dei Borghesi. E così inizia il mio calvario.

<ciao cara, mua mua> fa la mamma di Michele poggiando le guance alle mie. Tiene in mano un calice di martini e a giudicare dal suo alito non deve essere il primo.

<oh cara sei tornata al tuo colore naturale?> mi dice Lidia, la sorella di Michele venendoci incontro.

<si> le sorrido <mi ero stancata delle tinte>

<stai bene> inizia mentre mi saluta abbracciandomi leggermente <però col colore che ti avevo suggerito io stavi meglio>

Ecco, lo sapevo.

<gli altri sono già in sala da pranzo> ci informa la madre di Michele, così mio marito mi cinge la vita e mi scorta fino allo grande stanzone che in occasione del Natale era addobbato a festa. Nonostante le sgargianti decorazioni la casa, così grande e vuota, sembrava sempre fredda e spoglia. La sala era già riempita dagli ospiti. Tutti parenti di Matilde, mia suocera. Tutti straricchi e un po' snob. Roberto, il marito di Lidia, ci viene incontro a braccia aperte. Mi saluta con un bacio in guancia così vicino alle labbra da sentire il suo alito pesante dentro la bocca. Trattenendomi per la spalla abbraccia il cognato, poi con la scusa di stringerlo anche con l'altro braccio mi sfiora il seno. E ovviamente non è una coincidenza. Ogni occasione è buona per Roberto ora per palparmi il sedere con la scusa che mi sono macchiata, ora di accarezzarmi le cosce per catturare un invisibile zanzara misteriosamente sopravvissuta al freddo di Dicembre. Insomma un viscido. Finiti i convenevoli dei saluti ci accomodiamo al tavolo da pranzo, avrei voluto evitare di sedermi vicino ai miei cognati ma per mia sfortuna, Matilde ci aveva già occupato due posti tra lei e Lidia con Roberto. Mentre pranziamo li sento chiacchierare di borsa, investimenti, del comune di Belluno allo sfacelo e di altri aneddoti che io trovo estremamente noiosi ma che a quanto pare suscitano l'interesse degli altri commensali. Mentre loro parlano amabilmente io mi estraneo del tutto concentrandomi solo sul mio pasto e organizzando mentalmente il lavoro del giorno dopo. Poi arrivati al dolce giunge il momento che più in assoluto avrei voluto evitare. La fatidica domanda:

< e voi quando metterete su famiglia?> chiede un cugino di Michele e tutti si voltano a guardarci curiosi.

<in effetti ci stiamo già provando> dice tutto fiero mio marito e subito partono le congratulazioni da parte dei parenti.

<da quanto ci state provando?> domanda una zia di cui proprio non ricordo il nome.

<in realtà ci siamo messi a lavoro già dal viaggio di nozze>

Vedo i sorrisi attorno a me iniziare a spegnersi.

<cioè da più di un anno?> chiede uno zio. E tutti iniziano a scambiarsi delle occhiatine. Perché è venuto fuori questo argomento?

<avete sentito qualche specialista di fertilità?> fa un'altra. Con la coda dell'occhio scorgo Matilde scolarsi un bicchiere di vino dopo l'altro. Iniziano una valanga di domande e consigli su come fare un figlio. Michele prova a rispondere a tutti mentre io distruggo la mia fetta di panettone al cioccolato con la forchettina.

<è mezza sterile> sbotta ad un certo punto Matilde facendo piombare la stanza nel silenzio. Michele fulmina la madre con lo sguardo ma lei è troppo brilla per rendersene conto. Tutti mi fissano a bocca aperta. Un misto di pietà e disapprovazione sulle loro facce.

<è ora di giocare a tombola> esordisce ad un tratto mio suocero attirando l'attenzione. Senza farsene accorgere mi fa l'occhiolino poi scuote i numeri della tombola dentro al loro sacchettino che ha custodito per tutto il tempo in grembo. E per la prima volta in vita mia apprezzo il gioco della tombola.

Un amore di Chirurgo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora