20 Ottobre ore 8.00, lei
Come ogni mattina stacco la sveglia prima che possa svegliare Michele. Ieri è tornato così tardi che non l'ho nemmeno sentito rincasare. Dovevo già dormire sodo. Questa sera c'è il rinfresco per i Clooney e mi sento così agitata che mi tremano le mani. Entro in doccia ma nemmeno il getto caldo dell'acqua riesce a rilassarmi. Indosso il mio tailleur nero preferito e perdo più tempo del dovuto per acconciarmi i capelli e truccarmi anche perché le mani non smettono di tremare. Vado in cucina e aziono la macchina del caffè. Pallina si struscia tra le mie gambe in cerca di cibo, lasciandomi tutti i peli bianchi sul pantalone scuro.
<Buongiorno> Michele mi saluta con la voce ancora impastata dal sonno.
<Ciao> finisco di dare da mangiare al nostro gatto poi mi volto. E lo vedo. Il viso di Michele è tumefatto da un enorme livido nero che gli corre da uno zigomo all'altro. Il naso è incerottato per bene e ha le narici ancora sporche di sangue. Gli vado incontro preoccupata.
<Che ti è successo?> chiedo esaminandolo più da vicino. Michele distoglie un attimo lo sguardo poi torna su di me.
<Niente, un paziente disturbato> mente. Riconosco le sue bugie. Ma perché farlo?
<Come è successo?> indago cercando di scoprire la verità. Distoglie ancora lo sguardo per un attimo. Sta per dire un'altra bugia.
<È stato un paziente di psichiatria per immobilizzarlo mi ha colpito.>
<Capisco> cerco di mascherare il mio sospetto.
<Doveva essere bello grosso> mormoro. Michele è molto alto e muscoloso.
<Cosa vuoi insinuare?> sbotta lui ad un certo punto.
<Niente>
<Ah no, perché mi sembrava che volessi intendere qualcosa> mi continua a guardare in cagnesco. È raro che Michele perda la pazienza con me quindi non posso fare a meno di restare a bocca aperta.
<Dico solo che sei alto un metro e novanta, il tizio che ti ha colpito doveva essere parecchio imponente per arrivare al tuo naso mentre si divincolava> spiego cercando di restare calma.
<Lo era> taglia corto lui, socchiude gli occhi fino a due fessure studiandomi. Sospiro poi mi avvicino, lo abbraccio e lui sembra sciogliersi.
<Senti, non ho voglia di litigare. Oggi ho il catering per i Clooney e sono molto agitata>
<Quindi oggi non ci sei?>
<No perché?>
<Io sono a casa pensavo potessimo stare un po' insieme> mi stringo nelle spalle.
<Mi dispiace ma non posso.> lui sbuffa. <Non ci sei mai> gracchia.
<È da circa un mese che ti ripeto che oggi avrei avuto questo ricevimento e quanto è importante per me.>
<Vedo che hai ben in mente le tue priorità> borbotta. Ma che cavolo gli prende oggi a questo? Lascio correre sull'ultima frase perché so che rispondendogli accenderei la miccia per una lite coi fiocchi. Esco di casa e mi fiondo in auto. Come ogni mattina rimango bloccata nel traffico e solo a metà strada mi accorgo di essermi dimenticata la borsa. Appena mi è possibile faccio un'inversione di marcia e ritorno a casa tra un'imprecazione e l'altra. Lascio la macchina posteggiata in malo modo e corro fino all'ascensore. Premo il pulsante, una, due, tre volte. Ma niente. La signora del quinto piano lo avrà lasciato di nuovo aperto. Inizio a correre su per le scale e quando arrivo al quinto non riesco a controllarmi. Vedo la signora Rizzo intenta a tirare fuori la spesa dall'ascensore, le porte di questo bloccate da un pezzo di legno. La investo con i miei impropri mentre lei rimane di sasso a guardarmi a occhi sbarrati. Devo sembrarle una pazza. Noto la sua dirimpettaia, un'anziana donna di cui non ricordo il nome, affacciarsi alla porta.
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Un amore di Chirurgo 2
RomanceAvete mai amato qualcuno talmente tanto da non riuscire a dimenticarlo anche dopo che la storia è finita? Continuato ad amare nonostante viviate una nuova relazione? Può un amore sopravvivere al tempo? alla distanza? alla sua stessa fine? Per Marik...