Il solito profumo di fiori proveniente dal giardino. Due pettirossi cinguettanti sul ramo della bellissima quercia rossa. Una fila di girasoli splendenti che sembravano sorridere. Il paese delle meraviglie, la sua casa.
Questa un giorno sarà casa mia, pensai. Chi poteva saperlo?-Vieni, entra. Non vorrai mica stare qui…
-Certo, non vorrò “mica” stare qui…
Quel fantastico corrimano in legno, le tende tutte colorate e i divani super-morbidi, erano tutte rappresentazioni materiali della mia allegria. Melachi mi corse in contro:
-Ehi! Ciao, bellissima! E’ un po’ che non ci vediamo io e te, eh?
-Si, infondo è davvero un po’ che non vi vedete… Stavolta non c’è bisogno che saliamo: quello che devo prendere è qui sotto.
Frugava fra i cassetti.
-Eccoti, finalmente!
Non vedevo l’oggetto tanto cercato.
–Cosa? Cosa hai trovato? Cos’è?
-Tieni, è un regalo di mio padre. Me l’ha dato quando ho iniziato a partecipare al gruppo d’Opera.
Era una statuetta d’argento a forma di microfono. Che senso aveva? Cioè, cosa c’entravo io con il canto, o peggio, con l’Opera?
-E’ davvero bellissimo. Però, scusa la domanda: io, con il microfono, che c’entro?
-Se ti avessi regalato una catenina o un anello, avresti detto “grazie”, avresti pensato a quanto banale fosse stato il gesto, e l’avresti dimenticato lì. Invece questa, proprio perché a sproposito, la metterai sulla tua scrivania e, ogni volta che passerai di lì, sorriderai. Per il semplice fatto che è un regalo stupido.
-Non è stupido.
-E’ stupido se tu pensi che lo sia.
-Io penso che è un regalo fantastico.
-Vieni, ti faccio vedere una cosa.
Mi prese per mano e avanzammo in un corridoio lunghissimo. Alla fine di questo, una porta. Gialla, luminosa e con una microscopica scritta: Mica.
-Ma è scritto ‘Mica’, senza la cappa.
-Si, da piccolo mi chiamavano così. Vieni dentro.
Aprì la porta. Tutta gialla. La carta da pareti era con dei taxi newyorkesi, delle tende a quadri neri e gialli. Un pianoforte, una chitarra e un microfono anni ’90.
-Ehm…cosa ci facciamo qua?
-Tu, canterai.
-Cosa?
-Hai sentito benissimo. Volevi andare in un posto simpatico e ti c’ho portata. Questo è il mio posto simpatico.
-Ho una voce orribile.
-Non è assolutamente vero.
-E cos’è che dovrei cantare? Sentiamo.
-Heroes.
-Non so se merito di cantarla.
Con un filo di voce disse: -Mi sono sempre svegliato in un letto di sudore, nel cuore della notte. Non è mai tornato. Scuotersi non serve a niente. Ho vissuto per anni nella cantina di un bed and breakfast. Ho chiesto milioni di volte dove fosse papà. Era sempre lontano. Dimmi tu, non meritavo nemmeno di saperlo? Non meritavo di sapere che mio padre stava cercando la morte su un campo di guerra? E per tutta la vita mi è stato rimproverato di essere troppo esuberante. Dopo tutto, non ho nemmeno il diritto di esprimere il mio disaccordo come voglio? Figurati quanto conta una canzone…-Gli scese qualche lacrima. Ci sedemmo a terra, poggiò la testa sulle mie gambe. Gli accarezzavo i capelli.
-Sono la persona meno adatta a queste cose. Vorrei tanto avere la mia laurea in psicologia per poterti rassicurare. Non sono molto affidabile. Io non so come si rassicura una persona. Però so una cosa: quando io avevo bisogno di piangere, tu hai ascoltato in silenzio il mio pianto. E ti assicuro che era esattamente quello che mi serviva. Piangere ti potrebbe fare bene.
-Mi sento patetico.
-Sei tutto tranne che patetico. Sei un uomo forte, affascinante, audace, coraggioso, umile. Sei tutto. Tutto quello che rende un uomo Perfetto. Puoi anche credere di essere patetico, ma ti assicuro che non è così.
-Mi è rimasta tutta la paura che avevo all’età di 8 anni e adesso lo è, è patetico.
-Credimi, ti capisco. Se a 18 anni ti sei stancata del mondo, a 24 hai tutto il diritto di avere paura. Lasciamo stare le canzoni, ok? Ti canto una ninna nanna che mi cantava sempre mia mamma per farmi addormentare nelle notti di temporale.
“Mio piccolo bambino, stiamo in questo mondo bianco. Bianco come le rose. Siamo nelle sue mani. Venga qui quella bella dama, venga per favore. C’è un bambino che teme la notte. Lui non ci crede, lui non crede ai sogni…”
-Se quando avevo 4 anni, fossi stata tu la mia mamma, adesso sarei un uomo forte.Tutta la bellezza della poesia e dell’arte in un solo uomo. Tutta la fantasia e i sogni in una sola mente. Tutto il fascino e l’audacia in un solo corpo. Sembra impossibile, eppure è amore. Avrei voluto dirglielo. Ma forse era troppo. Almeno solo chiedergli se sentiva qualcosa. Ma era un momento. Il suo momento. E io non volevo rovinarlo.
-Vedi un’altra cosa fantastica che hai? Un’altra cosa di cui devi andare fiero. Tutto quello che esce dalla tua bocca, tutto quello che la tua voce dice o che canta, è poesia. Tutto quello che le tue mani sfiorano diventa semplicemente perfetto. E dopo questo, poco importa il tuo passato.
Non piangeva più. Forse c’ero riuscita, l’avevo tranquillizzato. Si sedette accanto a me, appoggiato al muro. Un attimo di silenzio e poi:
-Sai, come te, ne fanno una ogni 100 anni.
-Non credo. Non hai contato tua madre…
-Ah no, no. Non credo di contarla. Lei non è come te.
-Certo che non è come me. Lei è molto di più. Lei ti ha creato. Lei ha creato un uomo forte e deciso.
Mi guardò negli occhi, non erano più lucidi. Anzi, aveva l’aria di una persona felice. Forse felice di quello che aveva sentito. Si avvicinò a me, mi poggiò una mano sul collo, prese il mio viso fra le sue mani e mi baciò. Stavo un po’ distante, così mi avvicinai. Avvolgeva le mie labbra nelle sue. Questo dava un senso di protezione. Il suo profumo mi invadeva.
“From the air I breathe to the love I need, only thing I know is you're the origin of love… From the god above to the one I love, only thing that's true the origin is you…”
-Adesso canti per me? Ti prego, ti prego!-Hai ben pensato di corrompermi con un bacio.
-Ma stai zitta e canta.
-Va bene. Ma canto quello che voglio.
-Va bene.
-And if you want to sing out, sing out. And if you want to be free, be free. ‘Cause there’s a million things to be, you know that there are.
-Applause!
-Ha fatto pena…
-Era quello che stavo per dire.
-Grazie mille, Penniman.
E via alle danze: gradevole tastare le labbra con le labbra.
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Aiutami ad odiarti - Mika
Fanfiction(La storia è stata soggetto di violazione di copyright. Questa è l'unica versione autentica.) Michael, ventiquattrenne avviato alla passione e all’amore nei confronti della vita. Sophie, adolescente schizofrenica, disillusa dagli eventi e negativa c...