Negativamente unica

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Entrammo. Incontrai lo sguardo di mio padre, sembrava spaventato, non riusciva a tornare sulla terra. Era normale. Non avevo mai avuto un vero fidanzato. La sua bambina non si era mai interessata alle relazioni, o forse alle relazioni con uomini.

E adesso mi presentavo lì, con un uomo più grande di me che con l'ansia aveva dimenticato pure come si parlava in italiano. Ma succede così che un giorno ti svegli e decidi che una cosa fa per te o meno. Ti senti cambiata. Non per colpa o volere tuo, perché ti trattano come se fossi cambiata. La colpa, insomma, concludendo, è sempre loro.

Mia madre si voltò verso di noi, uno sguardo sconvolto, poi tutto d'un tratto un quasi-sorriso sulle labbra. Il sorriso diventò presto risata, una risata nevrotica. Michael mi guardò negli occhi e sembrava già più tranquillo. Così mia madre esclamò:-Non posso crederci! Posso toccarti?-

Sempre imbarazzante, ovviamente.

Con un sorriso terrorizzato e gli occhi spalancati, Michael rispose: -Credo di sì, sì, certo.

-Stavo scherzando. Tranquillo. Tutto questo è molto confusionario. Mia figlia non ha mai avuto un ragazzo, poi viene a Londra con la scuola e sta con chi? Con Mika? Avete messo qualche droga nella mia acqua? E' l'unica cosa possibile. No, davvero, non capisco.

-Le spiego subito tutto: sua figlia, come Lei credo sappia, è stata chiamata a partecipare ad una conferenza stampa con la scuolae...

-Michael.

-Sophie.

-Non c'è bisogno della cronaca.

-Sì, scusami tanto.

Gli sorrisi, era un fascio di nervi. Mi sembrava nuovamente così fragile e piccolo e indifeso. Mi sentivo quasi in colpa, per averlo portato fra le belve.

-Ammetto che è stato sconvolgente quando mio marito mi ha detto che la mia bambina si era innamorata. Certe cose le sai, sicuramente. Una mamma non accetta così facilmente che la bambina lasci il nido.

L'imbarazzo cresceva, non potevo credere veramente che avesse detto quelle parole.

-Lei è davvero dolcissima.

-E' la verità. Sì, insomma, sei elegantissimo. Se solo avessi saputo, mi sarei vestita con qualcosa di più elegante.

-Non deve preoccuparsi di questo. Casomai, quello a essere a disagio, dovrei essere io. Sono sempre in giro: premiazioni, registrazioni, inviti. Ormai ho dimenticato come si vestono le persone normali. E quasi ho dovuto dire addio ai miei bei jeans.

Era andata davvero bene, molto meglio di come avrei mai immaginato. Erano andati d'amore e d'accordo già dal primo momento.

-Lo so che posso essere intrusiva ma, avete già partecipato a qualche evento insieme? Innocente domanda di una mamma.

-Siamo stati ad un festival della musica, insieme. Diciamo che Sophie ha fatto un'ottima figura. E ha conosciuto anche molte persone gradevoli che un giorno potrebbero aiutarla ad entrare nel mondo della musica. O magari, chi lo sa, in quello della recitazione.

-Fammi capire: voi ci siete andati come coppia? Cioè, noi non sapevamo niente e dovevano saperlo degli stupidi cantanti?

Intervenni: -Mamma. Era proprio per questo che avevo pensato di non dirtelo subito. Mi ha sempre dato molto fastidio la tua apprensione. Riesci sempre ed elegantemente a rovinare tutto.

-Tu dici sempre che va tutto bene.

-Perché se ti dicessi che va qualcosa storto, tu inizieresti a farmi domande. E non solo: cercheresti di tranquillizzarmi dicendo che andrà tutto bene. E' che alla mia età non devo preoccuparmi di queste banalità. Se non lo faccio adesso, quando lo devo fare? Ti prego, Michael, andiamo. E non scherzo. Dico adesso.

-Ma Sophie...

-Fai un po' come vuoi. Io qui non mi sento a mio agio.

-Scusatemi davvero. Devo andare con lei. Non so di cosa è capace quando è arrabbiata.

Scappai via, fuori dal locale. Forse la mia rabbia non aveva nemmeno un senso. Ma sapevo che, iniziando con queste piccole accortezze, si sarebbe finita peggio. Mia madre ci avrebbe complicato la vita. Perché la loro gelosia per la figlia prediletta e secondogenita, era infinita. E io iniziavo a rompermi. Nei miei anni di vita non mi ero mai sentita dire "siamo orgogliosi di te". Appunto perché non lo erano. Presi una sigaretta dal pacchetto. Portavo sempre con me il pacchetto di 10 Glamour. Era molto cupo, come posto. Alcuni lampioni fingevano di illuminare le strade, ma non era quello che realmente facevano. Vidi Michael uscire dal locale, mi girai di spalle.

-Non sono tua madre, non devi nascondermi il fatto che fumi.

-Non lo sto nascondendo. Era il mio modo per dire "non voglio che cerchi di convincermi ad entrare".

-E chi ci prova... Guarda che anche io sono a disagio. Se te lo sei dimenticato sono a cena con i miei simil-suoceri. Ma chiamarli così sembra stupido perché non lo sono.

-Mi fai sorridere.

-Anche tu.

-Nella tua confusione mentale sei adorabile.

-Da quanto fumi?

-Due o tre anni, credo. Io odio le droghe o cose del genere. Perché è un vizio degenerativo. Il mio è solo un tentativo di togliermi il fiato. Non respiro il fumo. Ne sento solo il sapore in bocca. Lo faccio così che possa trovare qualcosa di più amaro della mia vita.

-Che frasi da vita vissuta! Loro provano solo a difenderti. Magari io non sarò un criminale, ma guarda che nel mondo ci sono molte persone che sembrano così carine e simpatiche e vogliono solo il tuo male. Hai diciotto anni, piccina. Il mondo è ancora molto grande per te.

-E mi prometti che un giorno vivremo a Londra?

-Certo. Ti affaccerai dal balcone e vedrai il Big Ben. E vivremo la vita felice che da sempre abbiamo programmato. Tu studierai a Oxford, psicologia. E io continuerò a cantare finchè le mie corde vocali non diranno "adesso basta, Michael".

-Mi sa che sei andato un po' troppo lontano. Londra va bene, la casa affacciata sul Big Ben va bene. Persino la psicologia va bene. Ma Oxford non è cosa da nulla. Devi essere già un genio per entrare.

-Ma tu lo sei. Tu sei il mio genietto. E adesso, ti prego, rientriamo. Ci sono una decina di persone che aspettano solo te per scusarsi e qui, la sera fa freddo.

-Va bene...

Rientrammo. Avrei fatto volentieri la bambina capricciosa, scalciando e arricciando il naso. Ma era già abbastanza il fatto di respirare la sua stessa aria.

-Sophie...

-Mamma.

-Mi dispiace tanto. Mi è ancora difficile accettare che la mia unica figlia femmina stia con un uomo così...uomo, ecco.

-So bene che non è quello il motivo, ma stendo un velo pietoso.

E non per dire che la stavo perdonando.

-Mangiamo che sto morendo di fame!

-Si, dai, mi sembra un'ottima idea. Michael, ti piace la cucina italiana?

-Si, la adoro.

In realtà sapevo benissimo quanto lui odiasse la cucina italiana. Ma lui era fatto così: sempre gentile per non deludere nessuno. Ci sedemmo a tavola. Io vicino a lui. Le mie cugine parlavano fra di loro. Non capivo ancora bene il significato logico della loro presenza. Mio padre e mia madre sfogliavano il menu. Una mano mi sfiorò la gamba, stringendola.  

Aiutami ad odiarti - MikaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora