-Ci pensi mai che siamo una più fragile dell'altro?
-Questa è nuova. Mi dai del fragile?
-Ma no... Io intendevo che, insomma...
-Tranquilla, scherzavo. E poi credo che ce la faremo, alla grande.
-Suona molto barbarico.
-Barbarico?
Lo guardai.
-Quando finirà tutto questo?
-Tutto questo?
-Questo buio, questo dolore, questa assenza.
-Presto, te lo prometto.
Mi squillò il cellulare: -Pronto?
-Tesoro, sono la mamma.
-Ah, mamma.
-Come stai?
-Bene.
Silenzio.
-Mi fa piacere. Senti, volevamo farti una sorpresa, ma non sono riuscita a resistere.
-Che tipo di sorpresa?
-Fra dieci minuti saremo al collegio. Non sei contenta?
Silenzio.
-Chi, io? Contentissima.
-Bene, fatti trovare pronta che facciamo un giro insieme. Ciao.
Il telefono quasi mi cadde dalle mani.
-Michael, devo scappare.
-Cosa?
-Devo andare. Poi ti spiego.
Lo baciai in fronte e scappai via. La collinetta era vicina al collegio, arrivai appena in tempo. Stavano parcheggiando a quasi 100 metri dall'entrata. Feci in modo che non mi vedessero entrare. Alla reception c'era Andrea. Quando tornavo al collegio, di solito, intraprendeva grandi discussioni che si concludevano dopo ore e ore.
-Andrea, dammi le mie chiavi. Ti pago, faccio qualsiasi cosa, pur che tu non ti metta a parlare.
Mi guardò stupito e anche un po' offeso. Presi le chiavi al volo, salii in camera. Schizzai dentro e Alessia iniziò a chiedermi dove fossi stata. Le sputai in faccia alcune stupide parole:
-Può darsi, che nell'arco di queste ore io vi attacchi verbalmente, numerose volte. Non fateci caso, sono venuti i miei genitori. E io ero con Michael. Ed ho come la sensazione che verranno a sapere tutto.
Risistemai velocemente le mie cose: vestiti, oggetti insignificanti. Li sentivo salire le scale. Mi buttai sul letto a pesce e sfoderai il cellulare. Aprii un'applicazione a caso e alzai il volume della musichetta di sottofondo.
-Permesso?
-Ah, ciao mamma.
-Ma te sempre che giochi, eh? Spero che quando viene il momento di studiare, studi.
-Non rompere dai, certo che studio. Dov'è papà?
-Intanto abbraccia me, no?
-Certo.
La abbracciai con amarezza. La mia partenza a Londra, per loro, aveva lasciato il segno. Iniziava così, un periodo di "hai preso le medicine?" o "ci vai dal dottore?" e simili. Non gradivo questo genere di cose a casa, figuriamoci in quel posto. Quando ero sola, tutto, in un attimo, poteva trasformarsi. Una parola, una sola parola, era capace di farmi mutare. Un pensiero sbagliato, un ricordo che non sta dove deve stare.
STAI LEGGENDO
Aiutami ad odiarti - Mika
Fanfiction(La storia è stata soggetto di violazione di copyright. Questa è l'unica versione autentica.) Michael, ventiquattrenne avviato alla passione e all’amore nei confronti della vita. Sophie, adolescente schizofrenica, disillusa dagli eventi e negativa c...