Breathe me

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Sembrava strana. Forse per il solo fatto che non aveva lo sguardo doppiogiochista del solito. Si avvicinava con la sua tipica camminata lenta e sensuale. Avevo davvero intenzione di “fare pace” con lei. E dal suo sguardo, sembrava che anche lei lo volesse.

-Ciao, dolcezza. Volevo solo scusarmi per l’altra volta. Cioè, non sapevo nemmeno chi fossi, mi sono avvicinata al vostro tavolo e non ti ho considerata. Mi dispiace.

-Mi hai preceduta, perché anch’io volevo scusarmi con te. E a dirti la verità, prima ero anche un po’ gelosa di te. Sai, tu stai sempre con lui mentre io, be’, io sono arrivata adesso e non so nemmeno per quanto resterò nella sua vita. Poi io…

-Lo so, tranquilla, lo so. L’importante è che lui abbia trovato una persona come te. Sai, mi ha parlato di te e sembri piacergli davvero. Guarda, adesso è lì. Non ti girare subito.

-Sì.

-Ecco. Lui non sapeva che sarei venuta da te e ora ha paura che ci prendiamo a botte.

Ridemmo insieme. Non era poi così male. Era bella, simpatica e la sua voce era anche molto tranquillizzante.

-E’ davvero carino.

-Vai da lui. Prima che qui inizino a chiederti con chi sei. Dopo ti presento qualcuno. Che dici?

-Va benissimo. Vado.

Non c’era da avere paura. Conoscevo già due persone là dentro. Ed era un buon numero.

Camminavo verso Michael. Lui, parlava con il suo vicino e mi guardava. Pensavo di avere qualcosa fuori posto, mi guardai il vestito, le scarpe, non vedevo niente in disordine. Lo guardai negli occhi e iniziò a ridere. Così la persona con cui stava parlando si girò a guardarmi. Velocizzai il passo: mi dava fastidio essere guardata.

-Michael.

-Sei bellissima.

-Grazie.

-Ah, lui è…

-Si! Lo conosco. Paul? Giusto?

-Si. Giusto. Comunque Mika ha sempre avuto delle strane amicizie. Giapponesi biondi, donne che fanno burlesque. Insomma, tu sei la più normale che conosca.

-Oh, lo prendo come un complimento.

-E lo è. Ma sai che c’è? Io vado a parlare con gli altri. Arrivederci miss. Ciao Michael.

-Ciao.

Io e Michael ci guardammo un attimo, aspettai che Paul fosse a debita distanza e: -No, aspetta. No, davvero. No, ma stavo sognando o cosa?-

-Sei pazza. Com’è andata con mia sorella?

-Oh, benissimo. Ci siamo capite subito. A parte i litri di lacca e i chili di glitter, è andata ottimamente.

-Stai benissimo.

-Sono uno schianto.

-Sei modesta.

-Già.

-Ho visto che hai parlato con Amanda.

-Si. E’ davvero e simpatica e ha detto che mi farà conoscere qualcuno del centinaio di volti sconosciuti che mi ruotano attorno.

-Mi fa davvero piacere.

Mi prese per mano e ci incamminammo verso nuove strane persone. Iniziavo ad avere un po’ di timore. Se non fossi piaciuta? Se avessero pensato che ero troppo giovane?
Lui si comportava come se lì, ci stesse ogni giorno. E come se conoscesse tutti. Passava davanti alle persone e salutava. Si notavano i visi della gente illuminarsi ad ogni sua parola. Faceva questo effetto a tutti, lo stesso effetto che faceva a me. Ci fermammo vicino a Paul, arrivò anche Amanda. Sembravamo i Power Rangers.

Aiutami ad odiarti - MikaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora