Intro

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"Mamma guarda che brava che sono!" una bambina piena di ricci corvini e due grandi occhi verdi, tirava la manica della giacca della madre per farle vedere una delle sue nuove creazioni: era riuscita ad assemblare un cagnolino con dei pezzetti di pietra che le aveva raccolto il padre in riva al lago quella mattina. La madre abbassò lo sguardo verso di lei: era una donna meravigliosa, alta, con dei meravigliosi riccioli castani che le incorniciavano il viso e due meravigliosi occhi verdi che erano gli stessi di sua figlia.

"Tesoro, ma è stupendo!" un sorriso si aprì sul viso della bambina che le allungò il cagnolino di pietra sussurrandole che lo aveva costruito per lei. "Lo terrò sempre con me allora." Le disse facendole uno sbuffo sulla guancia e si mise in tasca il cagnolino.

"Mamma io devo andare in bagno!" arrivò un'altra bambina, più grande di qualche anno, con i capelli corvini legati in una bellissima treccia.

"Va bene allora, tu verrai con me mentre faccio il check-out e tu piccolina vai da tuo padre." Disse la donna sorridendo amorevolmente. La più piccola prese a correre attraverso la hall dell'hotel fino a raggiungere, su uno dei divani, suo padre che, nonostante fosse seduto come la maggior parte delle persone nella hall, riusciva sempre a torreggiare sugli altri: era un uomo molto alto e incuteva timore alla gente quando li scrutava da lontano con quei profondi occhi neri; il suo viso era duro, quasi glaciale, ma quando i suoi occhi incontrarono la piccola bambina che si stava avvicinando a lui, non potette impedire ad un sorriso di comparire sul suo viso.

La bambina si sedette vicino al padre e lui la cinse con un braccio per farle vedere meglio nuove tecniche per assemblare meglio le pietre: sotto il tocco di quelle abili dita affusolate, le pietre sembravano quasi sciogliersi e assemblarsi perfettamente come lui le stava descrivendo; lei non era così brava, ma lui le aveva promesso che le avrebbe insegnato tutto quello che lui sapeva fare. Ogni tanto il padre osservava Elena, la madre delle sue figlie, per assicurarsi che nessuno le stesse dando problemi e proprio in uno di quei momenti in cui lui la stava guardando anche lei si voltò e gli sorrise leggermente mentre si tirava più vicino la loro figlia più grande fino a cingerle le spalle. Avrebbe passato le ore ad osservarla e, nonostante fossero passati diversi anni dalla prima volta che si erano incontrati, lui la amava ancora come il primo giorno: sembrava una cosa stupida da dire per una persona come lui, ma quella donna gli aveva davvero cambiato l'esistenza... I suoi pensieri furono interrotti dalla figlia più piccola che lo stava insistentemente chiamando.

"Papà, che cos'è questo odore?" le chiese lei arricciando compulsivamente il naso.

"Che odore tesoro io non..." in quel momento prestò realmente attenzione all'odore e improvvisamente si irrigidì, l'odore che sentivano era zolfo. Successe tutto talmente tanto in fretta che nemmeno lui riuscì a impedirlo: alzò improvvisamente lo sguardo e chiamò Elena che, dal canto suo, stava cercando di convincere la sua figlia maggiore che non c'era nessun odore, stringendola forte tra le sue braccia. Improvvisamente un lampo di luce squarciò il tetto dell'hotel, il padre si tirò la bambina al petto, stringendola forte e poi vi fu un grosso rumore e successivamente un altro, ancora più forte del primo. Tutto tremò intorno a loro, accompagnato da dei suoni indicibili e terribili.

Quando il padre lasciò andare la figlia dalla stretta, le ci volle un po' di tempo prima di riuscirsi a adattare all'improvvisa quantità di luce naturale che ora li colpiva, ma soprattutto alla polvere; dovette stropicciarsi gli occhi prima di capire che cos'era rimasto intorno a lei: non c'era più la hall dell'hotel, in realtà non c'era più un hotel, era tutto distrutto. Lei e il padre si ergevano incolumi sopra una montagna di macerie e un silenzio assordante li circondava: la bambina si girò verso il padre con gli occhi già pieni di lacrime e lo vide con i pugni tanto stretti che le nocche gli erano diventate bianche.

"Elena! Melissa!" il padre prese ad urlare i nomi della donna che aveva amato così tanto e di una delle sue figlie e prese a correre cercando di non inciampare nelle macerie per dirigersi nel punto dove doveva trovarsi la reception dell'hotel, ma che ora era ridotto ad un ammasso di detriti. La bambina decise di seguire il padre, con molta più difficoltà rispetto a lui, tanto che cadde parecchie volte, ma non voleva fermarsi, voleva trovare sua mamma e sua sorella e sarebbero tornati tutti e quattro a casa insieme. Il padre continuava disperatamente a chiamare i loro nomi e si unì anche lei: non smise di chiamarle nemmeno quando si tagliò una manina che aveva appoggiato su un pezzo di lamiera troppo affilato, non si fermò quando i suoi occhi iniziarono a bruciare per le lacrime e per la polvere, non si fermò nemmeno quando le iniziò a bruciare la gola perché stava urlando troppo forte e anche perché quella maledetta polvere le faceva venire continuamente da tossire; si fermò solo quando si fermò il padre, lo vide inginocchiarsi in un cumolo indefinito di macerie e lei lo raggiunse silenziosamente. Il padre era inginocchiato e fissava immobile un punto in mezzo a quell'ammasso di mattoni e detriti, lei gli si avvicinò da dietro e si sporse un po' in avanti per vedere oltre la sua spalla: dai detriti spuntava una mano di donna che stringeva ancora in mano un cagnolino fatto di pietra. La mano era tutta bianca per la polvere dei detriti, ma il cagnolino era ancora intatto e stretto nella sua mano, la mano di sua madre sepolta da quell'indefinita marea di detriti. Il padre, devastato dal dolore, nonostante sapesse che nessuna delle due era sopravvissuta, iniziò a spostare i detriti che le schiacciavano con tutta la forza che aveva in corpo: li prendeva a mani nude e riusciva a scaraventarli molto lontano, scosso da tremiti e lacrime. Solo quando trovarono i corpi inanimi di Elena e Melissa ancora abbracciate, come se quel gesto potesse fermare ciò che le aveva colpite, il padre si fermò: la bambina, alla vista di quella scena raccapricciante, per poco non vomitò. Il padre si lasciò cadere a terra, mentre la piccola si avvicinò ai corpi della madre e della sorella e, con le manine tremanti, chiuse loro gli occhi: quel gesto colpì il padre, che si alzò da terra e raggiunse la piccola bambina che stava lì in lacrime a pagare per i suoi errori. Lui si si inginocchiò davanti a lei e la guardò in quei suoi bellissimi e innocenti occhi verdi, come quelli della madre, prendendole il viso tra le sue grandi mani.

"Dobbiamo andarcene." Le disse il padre calmo.

"Ma dove, padre? Non possiamo lasciarle qui da sole." La bambina sentiva gli occhi bruciare mentre cercava di guardare il padre. Non voleva lasciare lì da sole la sua mamma e sua sorella, avrebbero pensato che si fossero già dimenticati di loro. L'uomo che aveva davanti a sé, così imperscrutabile, nascosto da un'ombra strana che erano i suoi occhi ambra, era suo padre, l'uomo che le aveva sempre insegnato a fidarsi solo di lui perché solo così sarebbero state al sicuro. Quindi suo padre era anche un bugiardo, perché non erano più al sicuro, loro erano morte e loro due erano rimasti da soli.

"Devo portarti in un posto sicuro."

"Rimani anche tu con me, vero? In questo posto intendo..."

"No, io devo trovare il responsabile di questo..." vide che sua figlia stava per scoppiare a piangere di nuovo e allora aggiunse subito "ma ti prometto che in pochissimo tempo saremmo ancora insieme, io e te."

"Promesso?" chiese lei che stava cercando di tranquillizzarsi all'idea che suo padre sarebbe ritornato a prenderla molto presto e che sarebbero stati di nuovo insieme.

"Promesso." Le disse cercando di abbozzare un sorriso e lei fece lo stesso. Il padre si mise a posto un ciuffo di capelli corvini che era andato fuori posto e poi si alzò, tenendo stretta la mano della figlia, si scosse un po' di polvere via dal completo doppiopetto nero che indossava, e sparirono da quel posto terribile. 

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