27. Padre e Figlia

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Ade si avvicinò cauto al cordolo del palazzo e, elegante come sempre, si sedette accanto a lei; Talia aveva smesso di guardarlo e continuava a scrutare l'orizzonte scuro e le luci dei palazzi lontani da lei. Il padre la guardò e le ombre della notte fredda le disegnavano brutte curve sul volto spento, le pronunciavano le occhiaie che le circondavano i suoi meravigliosi occhi verdi smeraldo, che ora sembravano aver perso quella luce naturale che li aveva sempre contraddistinti. Stava soffrendo immensamente e lui lo sapeva: Talia non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate nella scorsa settimana, dopo che Ermes era andato da lui a comunicargli quello che era successo in Francia, per il suo compleanno per giunta. Si incolpava: avrebbe dovuto capire che tutta la confusione nel Tartaro quel giorno doveva essere uno dei meschini piani di Zeus per distrarlo e per avere la meglio su di lei. Lei è ancora qui, fortunatamente, perché ha una forza che le giace dentro che ancora nessuno riesce a spiegarsi, ma è completamente priva di vita, di una ragione per andare avanti, è spezzata. A Ade ricordava uno dei tanti spiriti maledetti che vengono torturati per l'eternità nei Campi della Pena: talmente stanchi del dolore e di tutte le torture inferte loro che sul loro volto si dipingeva la medesima maschera di indifferenza che ora era sul volto di Talia e nei suoi occhi vacui. Però c'era una ragione se l'aveva chiamato lì quella notte, su quel palazzo e, forse, allora per lei c'era ancora speranza.

"Mi dispiace per i tuoi zii, avrei voluto poter fare qualcosa, ma quando me ne sono reso conto era troppo tardi." Calcolò nei minimi dettagli ogni singola parola e la sua voce profonda ebbe l'effetto di un balsamo per lei.

"Non è colpa tua." Disse scuotendo leggermente la testa, ma senza voltarsi. "Dimmi solo che stanno bene, ti prego: io non riesco..." la sua voce stava ricominciando a tremare e lei prese un respiro forzandosi di controllarsi "Non riesco a percepirli come faccio con tutti gli altri." Si voltò verso il padre e i loro occhi si incontrarono e lei ebbe la sensazione di essere tornata la bambina di sei anni che ora si ricordava di essere stata. "Stanno bene, vero?" trattenne a stento un singhiozzo. A vederla in quello stato, il cuore di Ade parve essere stretto in una morsa di acciaio: avrebbe voluto abbracciarla, stringerla tra le sue braccia e prometterle che nessuno l'avrebbe più fatta soffrire così. Avrebbe voluto prenderla seduta stante, portarla nell'Ade con sé e tenerla al sicuro dal mondo per l'eternità accanto a lui, ma sapeva che dire qualsiasi di queste cose non sarebbe stato giusto e non avrebbe portato all'effetto sperato. Prese un respiro e cercò di essere rassicurante.

"Stanno bene Talia, mi hanno detto che ti amano infinitamente e che, nonostante tutto, sono sempre stati tanto orgogliosi di te." Amare lacrime cominciarono a scorrere sul volto della ragazza. "Non ti incolpano per nulla di quello che è successo, non è colpa tua."

"No?" chiese disperata la ragazza sull'orlo del precipizio.

"No, tesoro, me lo hanno detto loro: non è colpa tua." E Talia crollò completamente, lasciandosi andare con la testa appoggiata al petto del padre. Il peso che aveva sulle spalle da una settimana a quella parte e che la stava divorando come un parassita dall'interno, si era alleviato: loro stavano bene e non la incolpavano per quanto successo loro. Quel peso non si sarebbe mai alleviato del tutto, ma comunque sapere che loro la pensavano diversamente le fece scaricare tutto, avvolta dalle forti braccia del padre. Una leggera lacrima cadde anche sulla guancia di Ade che poteva sentire la profonda distruzione della figlia che, finalmente, stringeva tra le sue braccia.

"Stanno bene. Stanno bene. Stanno bene." Continuava a ripetere Talia tra un singhiozzo e l'altro contro la camicia nera del padre e lui la cullò fino a quando il suo respiro non si regolarizzò definitivamente e fino a quando la città sotto i loro piedi divenne sempre più silenziosa senza però mai spegnere le sue milioni di luci. Talia si staccò dal petto del padre, ma lui non era ancora pronto a lasciarla andare e le tenne un braccio intorno alla spalla facendole appoggiare la testa sulla sua spalla. Guardarono l'orizzonte insieme in un religioso silenzio per qualche minuto, lasciandosi cullare dai lontani suoni della città.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 28, 2021 ⏰

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