1. Non sono incubi

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L'odore di pioggia fu la prima cosa che la colpì: quell'odore che le piaceva tanto, era un misto tra pino ed erba bagnata e sentiva la stessa sensazione di quando cammina per i boschi e piove e lentamente iniziò a percepire anche il rumore che facevano solitamente i suoi passi nel bosco, il terriccio umido sotto i piedi, gli aghi di pino e le pigne che ogni tanto si divertiva a calciare. Poi arrivò la pioggia. La pioggia le bagnava il viso, anche se di solito gli alberi alti dei boschi riuscivano a ripararla per un po', ma la pioggia continuava ad aumentare e d'un tratto ebbe come la sensazione che piovesse da così tanto tempo che si sentiva tutti i vestiti zuppi. Solo dopo tutta questa serie di realizzazioni, si rese conto di essere davvero nel bosco, lo stesso bosco nel quale andava tutti i pomeriggi e che oramai conosceva a memoria, passò di fianco anche al pino centenario che conosceva molto bene e che di solito riusciva a ripararla dalla pioggia, ma quella volta no. La pioggia continuava incessante e lei continuava a camminare, cercando di capire perché si trovasse lì quando ad un certo punto tutto si scurì, istintivamente lei guardò il cielo e, tra i fitti rami degli alberi, riuscì a capire che in cielo torreggiavano delle nubi nere come non le aveva mai viste prima. E poi di nuovo, un odore, che aveva già sentito prima, ma che questa volta non riusciva a capire cosa fosse, la risposta era situata in un angolo oscuro della sua memoria e lei lo sapeva, ma non riusciva a ricordare. Poi iniziarono delle voci, che inizialmente non riuscì a distinguere e poi, lentamente, riuscì a capire più chiaramente che le voci erano due voci di uomo e stavano litigando, ma lei non riusciva a vederli e nemmeno a capire per cosa litigassero. Provò a seguire queste voci nel bosco e a mano a mano che avanzava le sentiva sempre di più, ma non come se si stesse avvicinando a loro, ma come se tuonassero dentro di lei, sempre più forti rimbombando nella sua testa. Ancora non riusciva a distinguere chiaramente cosa quei due uomini stessero dicendo, ma provava ad avvicinarsi orientandosi in quel bosco nel quale aveva passato l'ultimo anno. Quando il dolore alla testa iniziava a diventare insopportabile capì che si stava avvicinando di più a loro: per diverse volte si dovette appoggiare al tronco di un albero quando le fitte alla testa sembravano insopportabili anche per muovere un passo ma, lei ancora non si spiega il perché, era determinata a trovare le voci, sentiva che era una questione di vita o di morte.

La pioggia continuava a scendere imperterrita e lei sentiva il vento gelido tagliarle il viso, sentiva freddo, molto freddo, ma non si fermò: rischiò di inciampare qualche volta, ma le fitte alla testa si facevano più forti e stava cominciando a distinguere chiaramente stracci di conversazione, che per lei non avevano senso ma comunque doveva continuare. Ad un tratto, una fitta di dolore alla testa le tolse il respiro e le annebbiò la vista: sentiva i polsi bruciare e un liquido caldo che le scendeva dalle orecchie, lungo il collo. Con una mano tremante si toccò il collo e vide che la sua mano ora era sporca di sangue: sentiva la testa girare, i polsi bruciare e le gambe le tremavano per un misto di freddo, paura e dolore. Ma era vicina, doveva continuare: fece altri due passi in avanti, girò intorno ad un pino molto imponente e, finalmente li vide: due uomini, non riusciva a vedere il loro viso, erano coperti entrambi da due mantelli: uno blu notte e uno nero. Loro non si accorsero di lei, che lentamente avanzava verso di loro, erano troppo impegnati ad urlarsi addosso e, piano piano, mentre si avvicinava a loro riusciva finalmente a distinguere quello che si stavano dicendo. Le loro voci erano delle più profonde e intimidatorie che lei aveva mai sentito in tutta la sua esistenza e tuonavano profondamente l'una contro l'altra: era sicura che stessero parlando in un'altra lingua, una lingua antica, che lei però riusciva a capire senza sforzo.

"Io la troverò molto presto e per te sarà la fine!" tuonava uno contro l'altro. "Provaci e sarà guerra." Lei si stava avvicinando sempre di più, ma la testa le sembrava scoppiare e sentiva del liquido caldo scorrerle dagli occhi e dal naso, lei suppose che fosse sangue. Il dolore alla testa la stava invalidando e sentiva che da un momento all'altro sarebbe crollata; i polsi le bruciavano più che mai, come se qualcuno le avesse appoggiato un ferro incandescente, ma i due uomini continuavano a litigare e non sembravano accorgersi di lei. Sentiva che più questi continuavano a litigare, più la terra sotto i suoi piedi iniziava a creparsi e a tremare, e che il cielo non era mai stato tanto nero come in quel momento e l'unica fonte di luce erano i fulmini che squarciavano l'oscurità, seguiti da dei tuoni assordanti. Lei non resisteva più, si sentiva debole e le fitte alla testa stavano continuando più forti che mai, avrebbe voluto urlare e dire loro di smettere, di smettere e basta, la stavano facendo impazzire: la terra sotto i piedi continuava a tremare e a creparsi e il rumore dei fulmini che si infrangevano con violenza al suolo non facevano altro che peggiorare la situazione, sentiva i polsi andare a fuoco e del sangue continuava a scenderle dagli occhi, dal naso e dalle orecchie. Non volevano smettere, continuavano e continuavano imperterriti ad urlarsi contro e lei provava, con tutte le sue forze, a dirgli di smetterla, perché non avrebbe resistito più, ci fu un attimo in cui credette davvero di morire dal dolore che stava provando in quel momento. Decise di abbandonarsi, nel disperato tentativo di cessare quella tortura e quando le gambe finalmente le crollarono, emise un grido di dolore così forte che le sembrò che le si lacerassero le corde vocali: si ritrovò seduta sulle sue ginocchia, le braccia abbandonate inermi lungo il corpo che stava ancora sforzando di stare dritta, anche se la tentazione di accasciarsi al suolo era forte, era sicura che lasciandosi andare del tutto, sarebbe cessato il dolore. Però non poteva, i due uomini che continuavano a litigare a quanto pare l'avevano sentita urlare e si erano girati a guardarla: appena sentirono il grido cessarono subito di urlare tra di loro e si girarono di scatto nella sua direzione. Videro, accasciata al suolo, una ragazza dai riccioli corvini con il viso tutto sporco di sangue, ancora scossa da tremori per lo sforzo e il dolore che ancora provava dentro di lei, che li guardava atterrita. Lei si sforzava di tenere gli occhi aperti per vederli bene in viso e per un momento ci riuscì, nello stesso momento in cui i due uomini cambiarono espressione: inizialmente erano stati entrambi colti alla sprovvista ma, lentamente, le loro espressioni cambiarono. L'uomo con il mantello nero era un misto tra stupore e terrore, mentre sul viso dell'uomo dal mantello blu si dipinse un ghigno soddisfatto e senza togliere gli occhi da lei, come per memorizzarla in ogni minimo particolare disse una sola e semplice parola "Trovata". Lei non riusciva più a tenere aperti gli occhi e si lasciò andare accasciandosi al suolo.

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