12. I bracciali

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Seguirono quello strano individuo in cucina: Talia era in fondo al gruppo insieme a James che non riusciva ancora a guardarla in faccia e cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo. Si accomodarono tutti in cucina: James, Tony e Wanda si sedettero sugli sgabelli dell'isola, ma Talia e Dottor Strange rimasero in piedi ai due lati opposti della stanza. Cadde il silenzio che fu rotto da Sam che entrò nella stanza e sembrò capire che cosa stesse succedendo; in silenzio prese posto su un altro sgabello. Talia fissava Strange a braccia conserte, ancora ferita da quello che avevano architettato alle sue spalle, che ancora non riusciva a capire dove volesse portare: perse presto la pazienza in quel silenzio.

"Quindi?" chiese scocciata. Tony e Strange si scambiarono uno sguardo indecifrabile e successivamente lo stregone tornò a guardare la ragazza.

"Quando sei arrivata qui al Compound, sono stato immediatamente avvisato per capire che cosa fossi e che cosa ci fosse nelle fiale. Devo dire che ho trovato difficile l'identificazione del materiale e della tua fonte di poteri fino a qualche giorno fa, quando poi mi hanno raccontato del vostro incontro con la dea Persefone, tutto è stato più chiaro. Stark mi ha mandato tutti i tuoi allenamenti con Wanda e con il sergente Barnes e sono riuscito a comprendere meglio la tua natura." Disse tranquillamente Strange.

"La mia natura? Cosa vuol dire? Io sono una semidea giusto?" chiese Talia interrompendolo.

"Si, figlia di Ade, uno dei tre dei più potenti." Puntualizzò Strange "Ho aiutato a mettere in sicurezza l'edificio ulteriormente in modo che Zeus non ti venisse a disturbare qui; quindi, oltre alle sicurezze dell'edificio e di tuo padre, avevi anche le mie, in modo che potessi operare tranquillamente in questi giorni. Avevo anche bisogno di svolgere il mio lavoro: dovevo controllare che i tuoi poteri non costituissero una minaccia per il resto del mondo. Questo è quello che ho fatto e ho capito che sei fuori controllo, potresti costituire una minaccia perché ancora non capisci quali sono i tuoi poteri, provi delle mosse alla cieca senza sapere quello che potrebbero causare. Non è colpa tua, ma è dovuto al fatto che questo enorme potere che è in te sia stato ristretto per 15 anni della tua vita, proprio nel momento in cui cresce maggiormente." Gli occhi di tutti continuavano a slittare tra Talia e Strange, ancora ai lati opposti della sala. Talia si stava sentendo male, sapeva che non riusciva ancora a controllare bene i suoi poteri, ma non pensava di poter essere considerata una minaccia, soprattutto da loro che l'avevano accolta. Gli occhi le bruciavano leggermente ma si sforzò di non far trasparire nessuna emozione, di non lasciare intravedere a quelle persone nemmeno un singolo indizio di cedimento, non doveva e non poteva perdere il controllo, non importava quanto le facesse male e quanta voglia avesse di urlare. "Ho trovato una soluzione per provare ad arginare il problema per ora, per questo mi serve un tuo capello, per attivare questi." Alzò la mano che stringeva due bracciali d'oro, più spessi di quelli che aveva lei, ma aveva la sensazione che servissero la stessa funzione. Indietreggiò sbarrando gli occhi: la vista di quei braccialetti ebbe l'effetto di un pugno nello stomaco. Non voleva credere che quelle persone che riteneva degli amici potessero volerla rimettere in catene, che non si fidassero di lei: stava imparando e non aveva provocato danni a nessuno da quando era qui.

"Io non mi metterò di nuovo quelli." Disse Talia secca toccandosi i solchi sui polsi lasciati dai precedenti bracciali che portava.

"Strange, cosa sono?" chiese James alzandosi dallo sgabello.

"Sono una fax-simile dei braccialetti che suo padre le mise all'età di otto anni: conterranno i suoi poteri per ora." Rispose Strange tranquillamente. Talia era sull'orlo delle lacrime, ma strinse i pugni così forte da farsi male ai palmi delle mani, per evitare di piangere.

"No! Io non mi rimetterò quei cosi!" Talia cercò di nascondere il tremore nella sua voce e di sembrare il più decisa possibile, anche se sentiva tutto ciò che aveva costruito, tremare.

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