17. Il figlio del mare

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"Vieni dentro, coraggio." Le disse poi aprendo la porta e facendola entrare controllando poi che nel corridoio non le avesse viste nessuno.

"Signora, dov'è Kai?" la donna prese a misurare a passi la stanza continuando a scuotere la testa e a sussurrare parole senza senso. "Maria, dove si trova?" chiese nuovamente un po' più energica della prima volta: non voleva essere scortese con la donna, ma Talia sapeva che non avevano tempo da perdere e sentiva che Kai non era in casa.

"Non può averlo trovato..." continuava a ripetere Maria. La ragazza la prese per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi.

"Mi ascolti, se vuole che suo figlio si salvi oggi, deve aiutarmi, okay?" lei annuì con gli occhi lucidi. "Ha avuto un brutto incubo ieri notte, vero?"

"Si." Rispose semplicemente la donna, tornando lentamente in sé.

"E' così che ha trovato anche me. Ora mi deve dire dove si trova Kai, così posso andare a prenderlo."

"Prima di andare a scuola si ferma tutte le mattine in una caffetteria a due isolati da qui per prendersi la merenda! Dobbiamo andare!"

"No, lei non può venire con me, non riuscirei a proteggervi entrambi." La donna provò a protestare. "Lei ci aspetterà a Santa Monica, noi arriveremo lì e poi ce ne andremo tutti e tre okay?"

"Santa Monica? Ma non c'è tempo per andare fino a la." Protestò la donna.

"Mi ascolti, io sono allenata e tutto quello che vuole, ma è pur sempre di Zeus che stiamo parlando. Nel caso ci dovesse attaccare saremmo più vicini all'oceano, credo che possa contare qualcosa per un figlio di Poseidone, no? Poi io posso viaggiare nell'ombra, per noi sarà un secondo." Maria trasse un profondo respiro e annuì. "Ora lo chiami, gli dica di non muoversi dalla caffetteria e che una sua amica lo sta venendo a prendere." Lei prese immediatamente il telefono e iniziò compulsivamente a digitare i numeri sulla tastiera per poi far partire la chiamata. "Mi raccomando, cerchi di sembrare calma, non voglio farlo agitare." Maria annuì.

"Tesoro, dove sei?" la donna forzò un sorriso. "Okay perfetto, rimani lì, non andrai a scuola oggi. No, tesoro, niente di grave: mi sono presa un giorno di ferie perché mi è venuta a trovare una mia amica. Ora ti viene a prendere lei. No, non l'hai mai vista ma devi fidarti di lei, fai tutto quello che ti dice. Si, va tutto bene sono sicura: tu rimani lì dove sei e fidati solo di lei. Non ti preoccupare si farà riconoscere. Ti voglio bene, amore. A dopo." La donna aveva gli occhi lucidi e sospirò mettendosi velocemente il telefono nella tasca della divisa. "Adesso che si fa?"

"Lei tenga questo." Disse Talia togliendosi lo zaino e porgendolo alla donna. "Ci aspetti a Santa Monica, arriveremo lì e poi vi porterò al sicuro."

"Va bene." Talia stava per andarsene, ma la donna le prese una mano e la fermò guardandola mentre leggere lacrime le bagnavano il volto. "Ti prego, qualsiasi cosa succeda, tu salva Kai." Talia annuì decisa.

"Farò tutto il possibile. Mi raccomando, faccia presto ad andare a Santa Monica." La donna annuì e Talia svanì in un'ombra. Si trovava di fronte ad una caffetteria molto affollata, non vedendo Kai nei tavoli fuori, entrò rapidamente e lo trovò in fila per la cassa: noncurante della gente che la insultava, con nonchalance saltò la fila e si posizionò di fianco a Kai guardando dritta di fronte a lei. Lui era alto più o meno quanto Talia e dal vivo era ancora più bello che in foto: indossava una magliettina azzurra che creava un contrasto spettacolare con la sua carnagione e i profondi occhi blu. Il volto giovane, abbronzato era rigato da qualche ruga di espressione, probabilmente per la preoccupante chiamata della madre. "Kai?" sussurrò Talia guardando sempre di fronte a sé per non dare nell'occhio, mentre il ragazzo si girò di scatto verso di lei "Non guardare me, guarda di fronte a te." Talia poteva sentire che Zeus era vicino, ma non sapeva esattamente dove, sarebbe potuto essere anche nella caffetteria e non poteva rischiare di farsi beccare: soprattutto non sapeva se le sue illusioni avrebbero avuto effetto su di lui.

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