11. Codardia

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«nuova fiamma in vista?» Ammiccò Francesco appena rilassai i muscoli su una delle seggiole colorate. Gli occhi erano puntati su di me.

«no solo conoscenza credo, comunque di che stavate parlando?» cercai di sviare il discorso non mi andava che la mia vita privata fosse il centro della discussione. Alla fine non era successo nulla.

«della festa a cui prenderemo parte sabato sera» fantastico, ogni sabato sera ce ne era una diversa. Amavo le feste, la musica, l'alcool, i balli per tutta la notte mi mettevano allegria, come ad ogni ragazza diciottenne d'altronde.

«si ma questa è particolare, vedrai ti divertirai» cosa voleva dire Andrea con la parola "particolare", non mi fasciai troppo lo testa e glielo chiesi molto apertamente.

«praticamente all'entrata del locale ti daranno un numero, dovrai cercare quel ragazzo/a che ha il tuo stesso numero e vi dovrete concedere un ballo e scattare una foto insieme taggando il locale» mi spiegò nei minimi dettagli Mavi.

«Ema tipo i fidanzati? Come fanno?» chiesi indicando i piccioncini che però si erano seduti distanti.

«beh o non ci vai, o stai alle regole, o perdi la sfida, semplice» Matteo scrollò le spalle consapevole che avrebbe perso la sfida. Quando realizzai le parole appena dette dal moro mi resi conto che nessuno aveva parlato di una sfida.

«che sfida?» Alzai un sopracciglio preoccupata della risposta che sarebbe arrivata da lì a poco.

«beh chi non troverà il suo partner entro serata avrà una penitenza, ogni anno cambia. L'altr'anno qualcuno è finito ricoperto di salsa rosa» Mavi scrollò i lunghi capelli boccolosi dalla spalla indicando con con lo sguardo il biondino riccioluto al suo fianco che si apprestò a ridere per la scena appena ricordata.

«è per questo che servono le storie allora, così controllano chi manca» ragionai a voce alta per avere un quadro generale più chiaro.

«sveglia, te lo hanno già detto ci sei o ci fai cara?» lo sguardo di superiorità della rossa si posò sulla mia figura. Strinsi i manici della sedia più forte che potevo in modo che scaricassi la mia rabbia su di essi.

Mi feci un appunto da ricordarmi per le prossime volte: portarsi uno scotch bio adesivo per evitare che uscissero altre parole da quella boccaccia e per ridare pace ai miei amati timpani.

«cara perché non li tieni per te i tuoi commenti, non interessano a nessuno» cercai di rimanere tranquilla e risultare carina, anche se con lei era veramente difficile.

Cercava sempre di avere l'attenzione in tutto, non potevamo parlare di qualcosa di diverso da lei perché trovava sempre modo di ricollegarsi a qualcosa successa a lei e solo a lei.

Quando i ragazzi hanno iniziato a chiacchierare su un presunto nuovo gioco della play la rossa ha iniziato a raccontare una delle tante serate di fuoco fra lei e Dylan, questo perché noi dovevamo capire che un vero uomo sceglie sempre la donna al gioco.

Dylan era chiaramente in imbarazzo, cercava di cambiare argomento o semplicemente di farla azzittire, ma senza risultato.

Per tutto il resto del giorno sentimmo solo e solamente la sua fastidiosa voce. L'unica cosa che mi salvava erano gli sguardi di intesa che scambiavo con la bionda di fianco, mi tranquillizzavano.

***

«niente non ha fatto assolutamente nulla come sempre» avevo sentito quella storia ormai fin troppe volte, ma d'altro canto ero abituata.

Tutte le volte che succedeva qualcosa di bello o brutto Djami ne parlava ogni giorno fino a quando non se ne fosse fatta una ragione o succedeva qualcos'altro di cui valeva la pena parlarne. ne parlava a me, alle persone che ancora non conoscevano la storia, a chiunque gli chiedesse "Ei come stai?"

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