capitolo 19

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Dopo aver passato un paio d'ore a prendere a cazzotti quel benedetto sacco decido che è arrivata l'ora di uscire da questa stanza e almeno ringraziare Lincoln per aver capito e avermi lasciato fare. I miei vestiti sono pieni del mio sudore e i capelli gocciolano. Appena esco mi trovo Lincoln davanti alla porta con le braccia incrociate e una faccia abbastanza preoccupata.

"scusa"

"tranquilla. vieni ti do dei vestiti, ti ammalerai" lo seguo in camera dove tiene alcuni miei vestiti che ho lasciato altre volte che sono venuta qui ad allenarmi e mi dice di andarmi a fare la doccia. Non fa domande,e questa, é una delle tante cose positive di Lincoln. Capisce sempre quando non é il momento. Dopo aver dato la doccia ed essermi scusata almeno altre 6/7 volte esco da casa sua e mi incammino verso casa nostra. Ci metto 40 minuti ad arrivare, altro tempo per pensare a quello che potrebbe essere successo. Appena arrivo suono al campanello e tu vieni subito ad aprire e appena mi vedi mi abbracci.

"Scusami tanto" dico io chiudendo gli occhi e beandomi del tuo odore.

"Tranquilla. Ti senti meglio?" Io faccio di no con la testa,tu mi prendi la mano e mi ci mettiamo sul divano con una birra per uno.

"Mi dispiace essermene andata così" dico io guardando il pavimento.

"Tranquilla"

"Cosa gli hai detto? Aden?"

"Gli ho detto che Lincoln ti ha chiamato perché aveva bisogno di aiuto. Ovviamente mamma e Kane non ci hanno creduto ma non hanno fatto domande"

"Io veramente non capisco...c'era la sua foto in TV, al cimitero c'è la sua foto,il suo nome,la sua data di nascita, la sua data di morte, chi c'é li dentro? Ho passato anni a piangere, e lei é viva, ho passato anni ad incolparmi, e lei é viva. Non si é mai preoccupata di farsi vedere. Perché é tornata proprio ora?"

"Lex mettiti un attimo nei suoi panni. Ti ha detto che non poteva, non sai quello che ha passato"

"E lei non sa quello che ho passato io. Perché non poteva tornare? É viva, Avrà sicuramente saputo che la sua famiglia si trova in carcere da ormai 10 anni."

"Titus é in carcere da 9 mesi però"

"Che vuoi dire?"

"Magari é tornata solo ora perché aveva paura per te."

"Clarke é questo il punto. Non doveva tornare. Sono passati 10 fottutissimi anni."

"Magari ti ama ancora. Parlaci e vediamo cosa ti dice"

"Clarke tu non devi pensare neanche per un secondo che tutto questo possa incrinare le cose tra di noi. Io ho te,voglio te, lei dopo la nostra chiacchierata tornerà a Parigi o da qualunque posto sia partita per venire a cercarmi"

"Lex tranquilla non lo penso. Tu però ascolta quello che ha da dire"

Io annuisco, rimaniamo qualche minuto a parlare e dopo un po' mi arriva la chiamata dal detective. Mi avverte che Ontari é appena partita da Parigi e che arriverà qui domani alle 8. La mia testa credo stia per scoppiare, sono in uno stato di confusione totale che non mi permette di mantenere il controllo. Non riesco ad essere tranquilla, tu cerchi di farmi rimanere tranquilla ma non ci riesci. Inizio ad avere un attacco di panico, davanti a me tutto diventa sfocato e davanti ai miei occhi rivedo tutto quello che é successo dopo la morte di Ontari. Sento la tua voce, lontana, troppo lontana, mi tocchi ma io non sento la tua mano contro la mia pelle. Il mio corpo trema, il respiro é sempre più spezzato ed é sempre più difficile riempire i miei polmoni d'aria. Le lacrime scendono inesorabili. Riesco a pronunciare solo due parole.

"Cla-rke...an-anya" anche se confusa,riesco a vedere la tua figura che si alza e che si sposta per qualche secondo per poi tornare davanti a me. Continui a ripetermi di respirare,di stare tranquilla,ma non riesco.

Prima regola. Niente RelazioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora