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Smette di mangiare il panino e si gira a guardarmi.
-Perché questa domanda?- chiede inarcando un sopracciglio.
-Era così, tanto per fare conversazione- scrollo le spalle e lo guardo con aria da innocentina. Non se la beve però.
-Per fare conversazione, di solito si parla del tempo- mi fa notare.
-Se non hai voglia di rispondermi non serve che tiri fuori un sacco di scuse- dico dando un morso al panino.
-Non ho mai detto questo- farfuglia.
Continua a fissarmi e mi sta mettendo a disagio.
-Meglio rimettersi in viaggio- mi alzo dalla panchina e butto il tovagliolo nel cestino lì accanto. Mi incammino verso la macchina. Quando mi giro lui è ancora seduto sulla panchina. Mi osserva e ride.
-Ti faccio così tanto ridere?- domando con un sorriso.
Si alza e mi raggiunge.
-Mi fai impazzire- sussurra.
Mi sfiora la guancia con le dita, e sento di nuovo quel brivido lungo la schiena.
-Nel senso che ti faccio diventare matto?- gli metto il broncio.
-Anche- ammette.
Mi bacia sulla guancia e mi apre la portiera della macchina.
Il viaggio è piacevole con lui. Non parliamo molto, ma non mi dispiace affatto. Non è un silenzio imbarazzante. Ogni tanto mi sfiora la mano facendo finta di niente, io fingo di non accorgermene. In fin dei conti quel contatto mi piace molto. Arriviamo a Los Angeles verso le undici, c'è un sacco di gente in giro. Troviamo un posto dove mettere la macchina e scendiamo a sgranchirci.
-Ti va di fare una passeggiata prima di raggiungere l'appartamento?- chiede allacciandosi la scarpa che si era slacciata durante il viaggio. Piede sul marciapiede, sedere rivolto a me. Lo fa apposta, ne sono quasi certa.
-Va bene, sono tutta incriccata dopo tutte quelle ore in macchina-
Mi stiracchio e sono uno scricchiolio unico. Anche lui lo nota.
-Non ti starai spezzando, vero?-
-Spero di no. Sono ancora giovane per perdere pezzi per strada!- gli dico.
-A proposito, lo sai che non mi hai mai detto la tua età?- incrocia le braccia al petto e mi fissa divertito.
-Forse perché non me l'hai mai chiesto- gli faccio notare.
-Quanti anni hai?- domanda allora.
-Non si chiede mai l'età ad una signora- lo prendo in giro -Posso solo dirti che sono maggiorenne. In effetti già da un po'-
Gli volto le spalle e comincio a camminare.
-Evelyn, dobbiamo andare dall'altra parte-
Ooops! Volevo fare la figa, e invece..
Mi porta in una terrazza con vista sul mare, c'è una bella brezza. Respiro a pieni polmoni e quasi soffoco! Un tizio che passava proprio in quel momento mi intossica col fumo della sua sigaretta.
-Stai bene?- mi chiede Tom preoccupato.
-Credo che un polmone sia andato!- esagero sempre, lo so.
-Vuoi che lo insegua e lo picchi?- Lo dice pure con aria seria.
-No, dai, risparmialo per questa volta- trattengo a stento una risata.
-Solo per questa volta però- commenta lui divertito.
Passeggiamo per un'oretta, fermandoci di tanto in tanto a osservare la luna che riflette sull'acqua. È davvero un posto incantevole.
-Domani se ti va possiamo fare anche il bagno- dice guardando le stelle. -Non ho il costume... In effetti nemmeno lo spazzolino, vestiti di ricambio- Non mi lascia finire.
-Ho capito- sbotta ridendo. -È come se ti avessi rapita-
-Più o meno- alzo le spalle con un sorriso.
Chiudo gli occhi e provo a respirare di nuovo a pieni polmoni. Questa volta è una delizia. -Spero non sia pentita di essere venuta qui con me- sembra aver paura della mia risposta.
-Per il momento non ancora- lo rassicuro.
Lo guardo negli occhi e gli sorrido. L'ansia si trasforma in sollievo e in un sorriso degno della pubblicità di un dentifricio.

Ecco perché ti amo - Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora