15.

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-Ciao papà- saluto allegra.
Lo abbraccio appena varco il cancello, ci aspettava lì in giardino.
-Ciao frittellina- Mi ha sempre chiamata così, che ci posso fare. Per fortuna non ha scelto nomignoli ancora più imbarazzanti tipo patatina. Se mi chiamasse patatina davanti al mio uomo, vorrei che si aprisse un buco nero sotto i miei piedi e m'inghiottisse.
-Allora, dov'è questo famoso gazebo?- chiedo battendo le mani. Mi fingo interessata, non vorrei deludere il mio papino, ne è così orgoglioso.
-Vieni con me-
Lo seguo lungo il vialetto e andiamo nel giardino sul retro. C'è un telone bianco sorretto da una struttura metallica, all'interno un salottino in vimini. Ha fatto davvero un gran bel lavoro, e certamente passeranno molto tempo qui in giardino, sicuramente più di quanto ne passassero prima. -Bello papà, è davvero un bel posticino- dico incredula. -Davvero ti piace?- domanda incerto.
-Sì papi, mi piace molto- lo rassicuro.
Le sue labbra si stendono in un sorriso e gongola. Basta così poco per rendere felice qualcuno. Passiamo buona parte del pomeriggio in quel salottino in giardino, è una giornata ventilata, e si sta divinamente. Mia madre porta fuori qualche stuzzichino e qualcosa di fresco da bere. Mi sto rilassando quando la suoneria del mio cellulare mi fa sussultare, non ha mai squillato così tanto come negli ultimi giorni.
-Ciao Evelyn- sentire la sua voce ha fatto perdere un battito al mio cuore.
-Ciao Tom- farfuglio accaldata.
Credo di essere diventata tutta rossa. I miei genitori si guardano con aria interrogativa. Mi alzo dal mio posto e mi allontano di qualche passo, non mi va di parlare davanti a loro. -È andato bene il viaggio?- chiede dolcemente.
-Poteva andare meglio. C'era un cretino accanto a me- rispondo con una smorfia.
-Ma sei andata in treno?- sembra essere cascato dalle nuvole.
-Non ho la patente, ricordi? Dovevo per forza venire in treno- gli faccio notare.
-Oh Evelyn! Se me lo avessi detto, ti avrei accompagnato almeno in stazione- dice nervoso.
Sembra davvero deluso di non averlo fatto.
-Non ti preoccupare, ci sono abituata- lo rassicuro.
-Probabilmente se fossi venuto con te, non ti avrei nemmeno lasciata partire- sussurra.
-Non dire così, ti prego- abbasso la voce per non farmi sentire.
-Mi manchi così tanto Evelyn- sospira.
-Anche tu- ammetto.
-Domani verrò a prenderti in stazione, fammi solo sapere quando arrivi-
-Arrivo alle quattro-
-Sarò lì ad aspettarti- afferma con decisione.
-Non vedo l'ora- gli dico con un filo di voce.
-A domani piccola-
-A domani-
Fisso il cellulare con aria da ebete.
-Chi è Tom?- domanda mia madre alle mie spalle. Faccio un salto per la paura, non l'avevo sentita arrivare.
-Mi fai venire un infarto così!- brontolo portandomi una mano al petto.
-Scusa-
-È un mio amico- le dico tranquilla.
-Se lo dici tu- commenta lei inarcando un sopracciglio.
-Che vuoi dire?- aggrotto la fronte.
-Sei rossa come un pomodoro- incrocia le braccia al petto e mi osserva con attenzione.
-Fa caldo!- sbotto infastidita.
-Sì, sì, fa caldo. Matt, la tua bambina si è innamorata- urla nella direzione di mio padre.
-Ma sei matta?!- gesticolo vistosamente.
Mi copro il viso in fiamme con le mani. Non so se ce la faccio a resistere fino a domani.
-Non c'è niente di male tesoro. È giusto ricominciare. Marco ormai se n'è andato da un po'- afferma lei come se niente fosse.
-Non mi è mai piaciuto quello là- borbotta mio padre scacciando via quell'immagine con la mano. -Vado a trovare mio fratello, che è meglio!- mi allontano di corsa da quel giardino. Sono tutti impazziti in questi giorni, il caldo sta dando loro alla testa. Innamorata! Mi sembra un po' presto per parlare di amore...

Ecco perché ti amo - Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora