10.

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Le nostre mani sono ancora unite, ed è una bella sensazione.
-Sono felice ti siano piaciuti- Quel suo sorriso mi fa impazzire.
-Andiamo?- mi chiede poi.
Sono talmente incantata a guardarlo che non riesco più nemmeno a parlare.
-Dove mi porti stasera?- domando dopo essermi ripresa un attimo.
-Stavo pensando di portarti al mare- risponde serio.
-Al mare?- sbotto incredula. Devo aver capito male.
-Sì, al mare Evelyn- conferma.
-Ma è a più di due ore da qui!-
Si è per caso rincretinito?
-Ho la casa lì, possiamo rimanere a dormire- scrolla le spalle. Lo guardo di traverso.
-C'è anche il divano, non ti preoccupare- mi rassicura.
Non ti preoccupare, non ti preoccupare. Più facile a dirsi che a farsi. Non gli sembra un po' presto per portarmi alla sua casa al mare? È la nostra seconda uscita, e dubito non abbia un secondo fine. Allo stesso tempo muoio dalla voglia di andarci. Sono secoli che non respiro un po' di aria salmastra.
-Comunque dove dobbiamo andare è un po' più lontano- afferma quasi per caso.
Lo guardo senza capire.
-La mia casa si trova a Malibu -
-Ma sei fuori di testa?- sbotto acida.
Lascio andare le sue mani e gesticolo come un pazza.
-Forse un po'- dice scrollando le spalle -Ti va di venirci?-
Quel suo tono dolce e allo stesso tempo sexy non mi fa ragionare come dovrei.
-Sì- gli concedo alla fine. Come avrei potuto rifiutare un invito così gentile. Lo so che me ne pentirò, ma non in questo momento.
-Come mai a Malibu?- chiedo curiosa dopo essere entrati in autostrada.
-I miei nonni erano di Los Angeles e quando sono morti, la casa è rimasta a noi- risponde senza togliere lo sguardo dalla strada.
-Ci andate spesso?-
-Non quanto vorremmo. I miei non vanno più da anni, e io sono sempre impegnato con il lavoro-
È concentrato alla guida, ma ogni tanto sento il suo sguardo su di me. -Sei mai stata a Malibu?- mi chiede dopo un po'.
-No, mai. Mi sarebbe sempre piaciuto però- gli confesso.
Guardo fuori dal finestrino. L'aria condizionata nella macchina mi fa venire un po' di sonnolenza.
-Sei stanca?- domanda vedendomi sbadigliare in continuazione.
-È l'aria condizionata che mi fa questo effetto, scusami- lo rassicuro.
Sono passate un paio di ore da quando siamo partiti, e comincio ad avere appetito. -Avrei un po' di fame-
-Che stupido, scusami. Ero così emozionato all'idea di partire con te che mi sono scordato della cena- si batte una mano sulla fronte.
-Non fa niente, non ho grosse pretese-
-Credo di essermi portato dietro dei bastoncini di pesce- mi prende in giro. Lo guardo di traverso, e lui scoppia a ridere.
-Vuoi la verità? Non mi piacciono nemmeno!- gli dico. Mi unisco alla sua risata.
-Neanche a me- posa una mano sulla mia e aggiunge: -Ti va un panino? Ho preso del pane e del prosciutto al supermercato-
-Va benissimo-
Cerco di togliere la mano da sotto la sua, non vorrei si facesse strane idee. Lui me la lascia andare trattenendo un sorriso. Ci fermiamo in un'area di servizio, ne approfittiamo per andare al bagno e fare benzina. Ci sediamo su una panchina a mangiare il nostro panino. Ho saltato il pranzo anche oggi e non ne potevo più. Ultimamente mi capita spesso di dimenticarmi di mangiare e non va bene. -Sei mai stato innamorato?- domando a bruciapelo.

Ecco perché ti amo - Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora