6.

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-Sono Tom, sei pronta per la cena?- dice la voce dall'altra parte. Sono piuttosto confusa. Sbaglio o gli avevo detto che non ero interessata? -Non mi sembrava di aver accettato l'invito- rispondo piccata. -Ti aspetto qui sotto- Com'è cocciuto!
-E se non volessi scendere?- -Aspetterò finché non lo farai- Non molla questo qui!
-Potrebbe stare lì tutta notte-
-Per fortuna siamo a luglio e non fa freddo- Perché ce l'ha con me? Non potrebbe rompere le scatole a qualcun altro? Vado a spiare dalla finestra, e lui è appoggiato al corrimano. Mani nelle tasche. Quella maglietta attillata mette in risalto tutti i suoi muscoli. Si accorge che lo sto guardando e mi sorride. Divento paonazza. Per fortuna stavolta non lo può notare. Non mi va di uscire con lui. Perché mai dovrei farlo? Non me l'ha prescritto il medico. Certo però che è davvero un bell'uomo. No, non ci esco! Nessuno può farmi cambiare idea!
Mezz'ora dopo esco dalla porta di casa. La mia risolutezza è durata davvero poco. Ho messo il vestito che avevo stamattina. Sia chiaro, non l'ho fatto perché ha detto che il rosa mi dona molto, è solo che sarebbe stato uno spreco indossarlo solo un'ora. Lascio i capelli sciolti questa volta. -Sei scesa alla fine- dice con il sorriso sulle labbra.
-Non mi andava di farle passare la notte fuori- borbotto acida.
-Ti prego, smettila di darmi del lei- Fissa di nuovo la scollatura. -Tu smettila di fissarmi la scollatura- lo intimo a braccia conserte. Per la prima volta lo vedo arrossire.
-Scusami- farfuglia.
Si concentra allora sulla mia fronte. Come aveva fatto stamattina, mi sposta la frangia per controllare il livido.
-Ti fa male?- chiede con una tale dolcezza che le gambe mi sono diventate molli all'improvviso.
-Abbastanza- balbetto. Come al solito sembro un'idiota quando sono vicina a lui.
-Devi stare attenta quando cammini- mi ammonisce. Mi sento strana. È così vicino che riesco a sentire il battito del suo cuore. Devo riprendermi, togliermi da questa situazione imbarazzante.
-Ho una fame pazzesca. Non ho pranzato oggi-
-Certo, scusami. Ti porto subito in un bel posticino- dice lui. Lascia cadere la mano e nel farlo mi sfiora la spalla nuda.
Ho sentito un brivido lungo la schiena. Sarà stato un colpo di vento. Mi guardo in giro, ma non si muove nemmeno una foglia. Mah, magari era solo la mia immaginazione.
-Ti va di andare a piedi? È qui dietro l'angolo-
-Nessun problema, sono abituata a spostarmi a piedi- gli dico scrollando le spalle.
-Non sei motorizzata?- chiede incredulo.
Scuoto la testa.
-Non ho mai sentito il bisogno di prendere la patente- gli confesso.
-Credo tu sia l'unica persona che io conosca a non avere la macchina- commenta divertito.
-E nemmeno il motorino- aggiunto, tanto per essere pignola fino in fondo.
-E nemmeno il motorino- scoppia in una fragorosa risata.
Mi sfiora di nuovo la mano. Ancora quel brivido lungo la schiena, nemmeno ora un filo d'aria.
Ci fermiamo davanti a una pizzeria, non ci sono mai entrata da quando vivo qui.
-Il proprietario è un mio amico- mi dice aprendo la porta e lasciandomi entrare per prima.
-Tom! Che piacere vederti!-
A parlare è un uomo sulla sessantina. Molto basso e molto magro, ma dall'aria simpaticissima.
-Ciao Chris!- Gli dà una pacca sulla spalla.
-Chi è questa bella signorina?- chiede Chris scrutandomi dall'alto al basso.
-Sono Evelyn- rispondo con un sorriso.
-Incantato- mi bacia la mano.
A quanto pare è un'usanza frequente da queste parti.
Dà una gomitata a Tom e gli dice a bassa voce mentre do un'occhiata alla vetrina con i dolci:
-Un'altra delle tue conquiste? Ci stai dando dentro eh!- Non so cosa gli abbia risposto lui e nemmeno voglio saperlo. Io non sarò un'altra delle sue conquiste, questo è poco, ma sicuro.

Ecco perché ti amo - Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora