Prima di andarcene dal Lux abbiamo cercato Serena e Gianluca per avvertirli che ce ne saremmo andati. Serena mi ha ha presa da parte e ha sfilato dalla sua borsetta le chiavi di casa dandole a me: <<A me non servono.>> mi ha fatto l'occhiolino e indicato Gianluca, facendomi capire che avrebbe passato la notte con lui. Le ho sorriso, l'ho salutata e ho seguito Riccardo verso l'uscita. Anche senza tacchi mi sono appoggiata comunque al suo braccio. Non abbiamo detto niente fino a quando non siamo arrivati vicino alla macchina dove al lato del passeggero il pavimento è pieno di ciottoli. Riccardo si ferma, guarda prima i miei piedi nudi e poi mi guarda in faccia: <<Odiavo quei trampoli.>> Gli sorrido e lui va verso la macchina. <<Aspetta lì.>>
Lo vedo aprire il cofano della macchina e cercare qualcosa, richiude il cofano e torna da me. Lascia cadere vicino ai miei piedi un paio di converse bianche e mi porge il braccio per aiutarmi ad indossarle. Mi vanno larghe, ma almeno non dovrò camminare scalza. <<Grazie.>> annuisce e ci dirigiamo verso la macchina.
Rimaniamo per tutto il tragitto il macchina in un silenzio non imbarazzante. Arriviamo davanti a un circolo che sembra piuttosto tranquillo, Riccardo parcheggia e scendiamo dalla macchina. L'interno del locale è carino, è rustico, tranquillo, c'è della musica di sottofondo e a qualche tavolo vi sono gruppetti di ragazzi che trascorrono una tranquilla serata. Riccardo mi conduce al bar dove non c'è nessuno sui sgabelli. Ci accomodiamo e quando la barista si avvicina lo precedo ordinando due birre. La barista stappa le birre e ce le porge, Riccardo fa tintinnare la sua contro la mia e beviamo. È fresca e piacevole. Mi accorgo che la barista è sparita da qualche parte dietro il bancone lasciandoci soli e così iniziamo a raccontarci.
Io gli dico che vengo da una paese in provincia di Salerno, che i mie genitori sono molto severi, che non ho mai avuto un ragazzo, che ho frequentato l'alberghiero e che ero tra le prime della classe, che sono stata per tutti e cinque gli anni capo-classe, che non ho mai avuto molti amici, che sono stata presidentessa di un gruppo nella mia scuola, che prima di iscrivermi all'università lavoravo come sous chef in una cucina, lavoro che ho lasciato per andarmene di casa, e che il mio obiettivo in futuro era quello di aprirmi una pasticceria tutta mia.
Di sé invece mi ha detto poco. Anche lui come me ha fatto l'alberghiero, che il padre ha abbandonato lui e la madre quando lui era molto piccolo, che a vivere senza un padre spesso si fanno scelte sbagliate e si imboccano strade sbagliate, cerca tutti i giorni di uscirne ma non è semplice come pensano le persone. Prima lavorava anche lui in cucina ma i ritmi stressanti non gli consentivano di dedicarsi abbastanza all'università, quindi ha iniziato a fare il cameriere soltanto nel fine settimana.
Naturalmente lui non fa mancare le sue solite battute acide su quanto le nostre vite siano completamente diverse. Il giorno e la notte.
Siamo alla seconda birra e ormai i discorsi iniziano ad essere più leggeri così come la mia testa. La mia attenzione viene catturata da un gruppo di ragazzine che sta ballando. Guardo Riccardo e gli dico:<<Mi hai portato ad una festa e alla fine non ho ballato.>> faccio finta di fare la faccia triste e lui si mette a ridere. <<Vuoi ballare?>> faccio subito di si con la testa. Mi prende per mano e mi trascina giù dallo sgabello e in mezzo al locale dove sta ballando il gruppo di ragazzine, nel giro di qualche minuto quasi tutti i tavoli sono vuoti e la pista è piena di persone che saltano e ballano. Con il riempirsi della pista io e Riccardo siamo costretti a ballare sempre più vicini, fino a quando i nostri corpi non vengono schiacciati l'uno verso l'altro. Assettata mi avvicino al bancone e ordino altre due birre, quando mi giro trovo Riccardo con la preoccupazione dipinta in volto, ma quando vede le birre che ho in mano si rilassa all'istante, se ne prende una e con l'altra mano mi trascina a ballare.
So di essere ubriaca, se non ci fosse il corpo di Riccardo sarei già cascata a terra, lui invece sembra risentirne a malapena dell'alcool. Quando poso la terza bottiglia vuota sul bancone mi proibisce di ordinarne un'altra e mi trascina di nuovo a ballare. Sento tutto e niente. Non sento i corpi delle altre persone su di me, ma sento come il mio corpo aderisce perfettamente al suo. Non sento le urla delle altre persone ma sento chiaramente lui che mi sussurra all'orecchio : <<Sei così bella.>>
Sento a malapena l'odore di sudore e fumo, ma percepisco il suo profumo quando mi avvicino al suo orecchio per dirgli qualcosa.
E poi sento quanto si fanno più forti i suoi sospiri quando mi premo più forte su di lui, o quando gli accarezzo la nuca.
Sono ormai esausta e gli propongo di andare a prendere una boccata d'aria, lui annuisce e ci dirigiamo all'uscita. Si appoggia al muretto e si accende un sigaretta e io lo osservo attentamente: <<Mi fai fare un tiro?>> <<No.>> mi risponde soffiando il fumo nella direzione opposta alla mia. Allungo una mano per prendergli la sigaretta e lui la solleva in alto. Mi metto davanti a lui e inizio a saltellare per prenderla, come una bambina che fa i capricci. Mi guarda storto e mi dice: << Mi avevi promesso che non ti avrei dovuto fare da babysitter.>> lo guardo storto e mi appoggio al suo petto con la testa piegata verso l'alto per riuscire a guardarlo in faccia. Fingo di mettere il broncio e gli dico: << Non ti stai divertendo con me?>> con l'altro braccio libero mi cinge la vita abbassa la testa per sussurrarmi all'orecchio: <<Non sono mai stato così bene prima.>> Il mio cuore fa una capriola e mi abbandono con tutto il corpo aderendo a lui. Mentre soffia via una boccata di fumo sussulta e allontana il suo bacino dal mio. Aderisco di nuovo al suo corpo e capisco. Mentre fuma mi guarda con sguardo malizioso, e io istintivamente inizio strusciarmi contro di lui. Spegne la cicca contro il muretto su cui è appoggiato e la lascia cadere a terra. Con entrambe le mani mi afferra delicatamente per i fianchi e lentamente mi allontana dai suoi. I suoi occhi luccicano e le sue labbra sono così piene. Gli allontano le mani dai mie fianchi con le mie e torno ad abbracciarlo più forte di prima. Questa volta non mi allontana e mi cinge con entrambe le braccia. Inizio a strusciarmi di nuovo su di lui, e il suo respiro cambia, diventando più affannoso: <<Faderica, se non mi fermo ora domani mi odierai con tutta te stessa.>> In risposta mi struscio ancora più forte contro la sua erezione. Lui impreca e affonda la testa nel mio collo e inizia a leccarmi lentamente il collo per poi mordicchiarmi l'orecchio, e io gemo. Lui si sveglia come da un torpore, con una mano mi accarezza il viso mentre con l'altra separa il mio corpo dal suo. Mi sussurra: <<Non possiamo.>> Rientra nel circolo e ne esce qualche minuto dopo con il mio cappotto in mano, me lo porge, lo indosso e in silenzio ci dirigiamo verso la macchina.
Mi sento sussurrare all'orecchio di svegliarmi, apro gli occhi e vedo Riccardo affianco a me al posto del conducente e guardando fuori dal finestrino mi rendo conto che siamo sotto casa. Ricordo Riccardo che mi accompagna fino a casa, perché non riesco a infila le chiavi nella toppa né a reggermi in equilibrio. Poi il nulla.
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Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]
RomanceCopertina realizzata da @_ilMoro_ Federica, una semplice ragazza di 20 anni, originaria di un piccolo paese del mezzogiorno. Iscrittasi all'università e trasferitasi a Roma, farà la conoscenza di un gruppetto di ragazzi che rivoluzionerà la sua vita...