Capitolo 19

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Suona la sveglia e mi sporgo sul comodino per prendere il telefono e metterlo a tacere. Riccardo si lamenta nel sonno e si copre la testa con il cuscino. È sdraiato con la pancia in giù. Mi avvicino e gli bacio la spalla sinistra. Gli accarezzo la schiena con una mano e lui mi tira a se: <<Dormiamo un altro po'>> mi dice con la voce ovattata dal cuscino. Glie lo sposto da sopra la testa <<Devo passare da casa per cambiarmi. Ricordi?>> non mi risponde <<Riccardo.>> lo chiamo scuotendolo per la spalla. Lui mugugna e gira la testa dall' altro lato. Lo scuoto di nuovo: <<Riccardino.>> si gira di scatto verso di me: <<Non mi piace che mi chiami così.>> Lo guardo confusa ma non aggiunge altro. Si gira con la pancia in su e si stropiccia gli occhi. Noto che un lato della garza che copre la ferita si è scollato. Provo a sistemargliela ma non si riattacca. <<Devo metterne una nuova.>> mi dice osservando la mia mano sulla garza. Scende dal letto, la toglie del tutto e la butta nel cestino sotto la scrivania. Si osserva la ferita e dice: << Faccio una doccia e poi rifaccio la medicazione.>> annuisco. Prende dei vestiti puliti dall'armadio e va in bagno. Quando torna ha addosso un paio di jeans blu e vedo che ha fatto la medicazione. Apre l'armadio e prende una felpa verde militare. Si accorge che gli sto fissando la garza, quindi si inginocchia sul letto e mi si avvicina. Profuma di pulito, vedo che ha anche un velo di barba stamattina. <<Mi sono fatto la medicazione da solo perché, se lo avessi fatto tu, a quest'ora staremmo facendo ben altro.>> mi dice facendomi l'occhiolino. Si rialza dal letto e si infila la felpa: << Se vuoi farti una doccia ti do dei vestiti puliti.>> mi dice prendendo un paio di calzini dal comodino. << No, i tuoi vestiti mi stanno troppo grandi. Preferisco lavarmi direttamente da me.>> gli spiego. Infilatosi i calzini mi dice: <<Allora rivestiti che andiamo.>> annuisco e indosso la sua felpa della sera precedente e i mie leggins. Mentre controllo se vi sono chiamate perse sul telefono, lui si avvicina e mi strizza il sedere. <<Devo solo andare un attimo al bagno.>> annuisce e si siede sul bordo del letto per aspettarmi. Vado in bagno, faccio la pipì e quando mi guardo allo specchio impreco. Ho il trucco colato sotto gli occhi e i cappelli sparati in tutte le direzioni. Mi sciacquo il viso, poi prendo il tubetto di dentifricio poggiato sul mobiletto vicino allo specchio, lo premo per farne uscire un po' sul dito e me lo porto alla bocca. Esco dal bagno mentre mi lego i capelli in una crocchia di fronte a me vedo una signora dagli stessi lineamenti di Riccardo. La donna di fronte a me si presenta: <<Ciao, sono Lucia. La mamma di Riccardo.>> e mi porge la mano. Mi sento arrossire dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi. Gli stringo la mano e nel momento in cui sto per presentarmi Riccardo si materializza vicino a me. <<Mamma lei è Federica.>> Mi mette in mano tutte le mie cose e mi spinge verso il portone di casa. << Scusaci ma siamo in ritardo per la lezione.>> apre la porta di casa e in un attimo ci ritroviamo fuori. Si appoggia con la schiena al muro di fronte al portone e tira una sospiro di sollievo: <<Scusa, non credevo sarebbe tornata presto.>> ancora imbarazzata gli rispondo.<<Tranquillo.>>
Arrivati sotto al mio palazzo parcheggia e scende dalla macchina insieme a me. <<Grazie per avermi riaccompagnata a casa. Non c'è bisogno che mi aspetti per accompagnarmi all'università.>> in risposta mi sfila le chiavi da mano ed è lui che mi fa strada per andare a casa mia. Una volta in camera si butta comodamente sul letto mentre io mi vado a lavare. Quando ritorno in camera lo trovo che dorme a pancia in su con le gambe a penzoloni dal letto. Mi vesto senza fare rumore. Indosso un paio di pantaloni grigi e una camicetta nera. Attacco la piastra alla presa per sistemarmi i capelli e, mentre aspetto che si riscaldi, mi trucco leggermente gli occhi. Riccardo si sveglia mentre mi sto piastrando l'ultima ciocca di capelli. Si alza dal letto e viene verso di me posizionandosi alle mie spalle, mi da un bacio sul collo e si allontana per osservare la mia camera. Arrivato alla cassettiera apre il primo cassetto e tira fuori un paio di mutandine. <<Queste le indossavi la prima volta che sono riuscito a guardarti sotto la gonna. Eravamo in aula studio con gli altri, ti è caduta la matita a terra, e per vedere dove fosse andata a finire hai aperto un po' troppo le gambe, e ho guardato sotto la gonna. E c'erano queste.>> dice riferendosi al paio di mutandine che tiene alzate con l'indice. Mi avvicino, glie le tolgo di mano e le metto al loro posto chiudendo il cassetto. <<Da allora non sei più venuta all'università con la gonna. Perché?>> <<Proprio per questo.>> rispondo indicandolo. <<Mi sentivo osservata. Succede quando fai parte di un gruppo di studio formato da soli maschi!>> aggiungo. Mi prende in vita e mi stringe a se: <<Non passeresti inosservata agli occhi di un ragazzo nemmeno con il pigiama della nonna!>> e poi mi bacia. Sento bussare alla porta e spintono via Riccardo perché so che nel giro di qualche secondo Serena sarà entrata nella stanza. Infatti fa capolino nella camera e inizia a dire: << Con chi sei sta...>> e smette di parlare quando vede Riccardo. Si salutano frettolosamente e si richiude subito la porta dietro andandosene. Riccardo mi tira di nuovo verso di se e riprende il bacio da dove lo avevamo interrotto. Fa per spingermi sul letto ma lo fermo: <<Dobbiamo uscire o faremo tardi.>> sbuffa dalla frustrazione e mi lascia andare.
In macchina restiamo in silenzio, a ogni semaforo rosso si sporge o per baciarmi oppure mi accarezza in mezzo alle gambe. Per tutto il tempo non faccio altro che pensare a quello che mi ha raccontato in camera. L'episodio della gonna è successo moltissimo tempo fa, eravamo agli inizi del primo semestre del secondo anno, ed era il periodo in cui io e Riccardo ci rivolgevamo la parola solo per salutarci. Si accorge che lo fisso e si gira per guardarmi. <<Che c'è?>> mi chiede incuriosito e io gli rispondo <<Niente.>> con un sorriso che mi parte da un orecchio e mi arriva all'altro.
Arrivati all'università, siamo quasi i primi davanti all'aula. Riccardo si siede su una delle sedie di fronte all'aula e armeggia con il telefono, mentre io mi metto a parlare con una ragazza del nostro corso. Mi chiede come procede la preparazione per l'esonero di chimica e io gli rispondo << Bene, tu?>> Mi dice che ha qualche difficoltà con alcuni esercizi. Arrivano gli altri ragazzi e li raggiungo. Sento Michele dire: <<Bella Riccardì, hai proprio la faccia di chi si è fatto un bella scopata ieri sera.>> battendogli una mano sulla spalla. Riccardo mi guarda di sfuggita e dice: << Sì, è stata una serata interessante.>> Mattia gli da' di gomito e gli chiede: <<Da uno a dieci?>> E' una domanda che ho sentito spesso rivolgere a Riccardo quando parlava delle sue conquiste. Lui senza pensarci due volte risponde: <<Dieci.>>
<<Azz!>> esclama Michele <<Perché non me la presenti?>>
Riccardo si irrigidisce e io smetto di respirare <<Non ho il suo numero.>> si inventa Riccardo.
Arriva Vittorio e si unisce alla conversazione: <<Buongiorno, che succede?>>
<< Per la prima volta Riccardo da un dieci a una con cui è stato. E ora non vuole darmi il suo numero.>> lo aggiorna Michele.
<<Ti ho detto che non ce l'ho>> ripete Riccardo. Lo vedo diventare sempre più teso.
Vittorio guarda prima lui e poi me: <<Magari questa da dieci vuole tenersela tutta per se.>> dice rivolgendosi a Michele.
<<Oppure>> insiste Michele <<potrebbe condividerla con noi che siamo i suoi amici.>> Riccardo perde il controllo: << Non è una bustina di erba che la condivido con te!>> gli ringhia a un millimetro dal viso. Scatto in avanti e tiro Riccardo per il braccio per allontanarlo da Michele. Quest'ultimo guarda accigliato la mia mano poggiata sul braccio di Riccardo, ma non dice nulla. Vittorio mi aiuta a separarli ed entramo in aula. La tensione si potrebbe tagliare con il coltello.
Per tuto il giorno Riccardo mi evita, non mi sfiora, non mi guarda e non mi rivolge la parola. Manca un quarto d'ora alla fine dell'ultima lezione della giornata. Lui si alza e se ne va.

È passata una settimana ormai. Riccardo evita me e gli altri. A lezione non si siede più affianco a me, ma avverto comunque la sua presenza nella stanza grazie al formicolio alla base delle schiena. Mi ha bloccata su tutti i social. Ho passato gli ultimi giorni in una bolla di sapone. Non riesco capire cosa sia successo. Ma dentro di me l'ho sempre saputo che sarebbe durata fino a quando non si sarebbe scocciato di me.
Durante la pausa sigaretta riceviamo i risultati dell'esonero di chimica che abbiamo fatto la settimana scorsa. Miracolosamente lo abbiamo passato tutti, quindi i ragazzi mi convincono ad andare a festeggiare al Lux la sera stessa.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora