Capitolo 2

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Primo giorno di lezione del secondo semestre: chimica organica, un esame del primo anno che non sono riuscita a dare. Davanti all'aula incontro Michele e Vittorio. Parliamo di esami dati, dei nuovi corsi, del più e del meno. Quando l'aula viene aperta i ragazzi mi convincono a prendere posto in prima fila. È davvero un salto di qualità rispetto al primo anno quando mi rifugiavo nel posto dietro a tutto!
Seguiamo la lezione, e una volta finita decidiamo di rimanere a fare qualche esercizio in modo da fissare i concetti.
Sembra tutto normale, tutto procede come al solito eppure a breve tutto cambierà.

La prime settimane di lezioni scorrono tranquille, incontro spesso i ragazzi per fare esercizi, a volte c'è tutto il gruppo, e quando tornano dalla pausa sigaretta con un odore acre io tolgo le tende. Dentro di me scatta un campanello di allarme, non perché abbia paura di loro o qualcosa del genere, ma semplicemente so quanto sono debole io e so quanto sarebbe facile farmi trascinare su una strada sbagliata.

Tutto cambia quado Riccardo decide di studiare seriamente chimica organica, siamo agli inizi di aprile e ormai quelli che non saltano nemmeno un incontro di studio siamo io, Mattia, Vittorio e Riccardo.
Riccardo è incredibile, è intelligentissimo, basta che legga una sola volta è già l'ha fissata in quel suo strabiliante cervello, quasi lo invidio.
Tra tutti Riccardo è quello da cui sto più alla larga, mentre con gli altri ogni tanto ci contattiamo anche su whasapp, con Riccardo non è mai successo, apparteniamo a due realtà completamente differenti.
Quando sono vicino a lui mi sento sempre così piccola. Lui è più intelligente, così affascinante, così sexy con quel percing sul sopracciglio sinistro, e poi ha un modo di guardarti che sembra abbia la capacità di denudarti.
A quanto pare è questo l'effetto che fa al genere femminile e ciò me lo conferma quando lo sento raccontare ai ragazzi delle sue avventure di ogni sera.
Ecco un altro momento in cui tolgo le tende per l'imbarazzo della situazione. Ogni volta che mi allontano mi guarda con un sorriso freddo in faccia. Non ne sono mai riuscita a interpretare il significato.
Un venerdì durante la pausa sigaretta ero con loro e Riccardo stava iniziando a raccontare della biondina della sera precedente, quindi me ne stavo per rientrare per lasciarli ai loro discorsi da maschi, quando mi ha fermata per un braccio: << Ti sconvolge così tanto sentir parlare di sesso?>>
<<No, semplicemente non è affar mio chi ti scopi>>
È sembrato spiazzato dalla mia risposta e mi ha lasciata il braccio. Una volta tornata al mio posto in aula tremavo. Adesso avevo la conferma che mi riteneva una mocciosetta, che credeva che avessi vergona di sentir parlare di sesso. Dopo qualche minuto i ragazzi sono rientrati e ognuno ha ripreso il proprio posto, con Michele alla mia sinistra e Riccardo dietro. Per tutto il tempo mi sono sentita il suo fiato sul collo, ed è stato da allora che ho iniziato a avvertite una strana carica elettrica alla base della spina dorsale ogni qual volta lui era nelle vicinanze.

Per tutto il fine settimana non ho fatto altro che ripensare all'accaduto, a quanto sia sembrata una povera sciocca e a tutto quello che avrei potuto dire quando mi ha provocata. Mi sono rimproverata che il lunedì successivo non me ne sarei andata con la coda tra le gambe quando Riccardo avrebbe iniziato a raccontare delle sue conquiste, e che anzi sarei anche stata partecipe della conversazione.
Peccato che quel lunedì Riccardo a lezione non è venuto, martedì ci hanno sospese le lezioni perché il prof era assente per motivi personali, mercoledì è arrivato quasi alla fine della lezione e se ne andato prima che finisse, giovedì ha piovuto tutto il giorno ed stato impossibile fare la pausa sigaretta, venerdì c'è stato sciopero dei mezzi e non sono riuscita ad andare all'università.
Nuova settimana nuovo inizio, non me ne frega niente di quello che pensa Riccardo di me! O almeno è questo che mi sono ripetuta per tutto il fine settimana.
Il lunedì mattina sono seduta al mio posto e sto parlando con Michele alla mia sinistra quando sento di nuovo quello strano formicolio e poi la sua voce:
<<Alzati, non ci vedo dietro.>> dice rivolto al ragazzo del primo anno che si siede alla mia destra, Lorenzo un ragazzo tanto simpatico e tranquillo. Quest'ultimo intimidito si alza e si siede al posto dietro di me dove di solito si siede Riccardo. Riccardo senza nemmeno salutarmi lancia lo zaino sotto il banco vicino al mio e si siede accanto a me. E io sono qui che lo fisso sbigottita per la sua insolenza. Quando si accorge che lo sto fissando mi guarda e mi dice: << Che c'è?>> <<Perché lo hai fatto spostare?>> Lui si gira di nuovo in avanti e dice <<Ho dimenticato gli occhiali a casa, senza non vedo niente da dietro.>> Non era comunque una giustificazione valida per la sua scostumatezza. Ma non ho potuto ribattere perché la prof.ssa ha iniziato a spiegare.
Per tutta la lezione ho cercato di non farmi distrarre dalla sua presenza a dal formicolio persistente; io ho preso appunti per tutta la lezione e lui è stato per la maggior parte del tempo a messaggiare con il cellulare, posandolo di tanto in tanto per dare un occhiata ai mie appunti.
Durante la pausa mi sono alzata per andare in bagno, per oggi avevo deciso che non avrei raggiunto i ragazzi fuori mentre si concedevano la loro pausa sigaretta. Tornata al mio posto mi rendo conto che non riesco a più a trovare il mio telefono, o meglio in mano ho un telefono dello stesso modello del mio ma è quello di Riccardo. Così capisco che ce lo dobbiamo essere scambiato per sbaglio quando entrambi i cellulari erano poggiati sul banco. Decido di andare dai ragazzi per riprendermi il mio cellulare. Uscita dall'edificio ci metto un attimo ad individuarli, sono i ragazzi più alti del corso. Li vedo che ridono e che scherzano e quando si accorgono che mi sto avvicinando interrompono la loro conversazione. Vado dritta da Riccardo << Questo è il tuo. Hai preso per sbaglio il mio>> Gli dico porgendogli il cellulare. Lui mi guarda fisso negli occhi si mette la sigaretta tra le labbra ed estrae dalla tasca posteriore dei jeans il mio cellulare e me lo porge, mentre con l'altra mano si riprende il suo dalla mia. Quando faccio per riprendermi il mio cellulare lui lo ritira indietro e con ancora la sigaretta stretta tra le labbra mi chiede: <<Chi è Enzo?>>. Al frattempo ha messo il suo cellulare nella tasca posteriore dove prima teneva il mio. Intravedo la spia delle notifiche che si accende e si spegne sullo schermo del mio cellulare e capisco che il mio proprietario di casa, Enzo, deve aver risposto al mio messaggio in cui gli chiedo di passare per casa nel pomeriggio perché non funziona lo scaldabagno. E naturalmente Riccardo deve aver visto la notifica.
<<Non credo ti riguardi. Ora ridammi il telefono.>> dico allungando la mano per riprendermelo, ma lui solleva il braccio per non farmici arrivare. Lo guardo storto e lui mi fa l'occhiolino. <<È il tuo ragazzo quindi?>> Disgustata dall'idea di Enzo, un uomo di sessant'anni mi viene spontaneo:<< Oddio no! E' il proprietario di casa.>> Allora ha abbassato il braccio e mi ha restituito il telefono, l'ho ripreso e me ne sono tornata in aula al mio posto.
Controllando le notifiche noto che il messaggio di Enzo è arrivato prima della pausa, quando io e Riccardo eravamo seduti vicini. Allora ho capito, Riccardo non stava sbirciando i miei appunti ma le notifiche sul mio telefono ogni volta che vibrava. Ma questo non poteva essere possibile, perché cosa può importare a Riccardo di cosa o chi mi scrive? Mi sto soltanto facendo film mentali.
Quando i ragazzi tornano per riprendere la lezione mi alzo per farli passere e sedere ai loro posti, ma Michele per sbaglio da un calcio alla zaino di Riccardo e il contenuto si rovescia per terra, compreso la custodia degli occhiali.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora