Capitolo 10

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Il giorno seguente sono seduta al mio posto, sto bevendo un cappuccino che Mattia ha gentilmente offerto a tutti noi. Stiamo prendendo in giro Michele perché non ci ha mai offerto un caffè. Sento la familiare scossa, mi giro e lo vedo sedersi vicino a me. Sembra di buon umore. Guarda i bicchieri di cappuccini che abbiamo in mano e dice: <<Ti costava così tanto prendermene uno anche per me?>> rivolto a Mattia. Lui si giustifica dicendo: <<Bella Riccardì. Scusa, ma non sapevo se saresti venuto.>> <<Tirchio.>> gli risponde Riccardo.
Mentre continuano a fingere di litigare e a prendersi in giro osservo il suo viso. Si vede che gli ematomi sono in via di guarigione e che ridere gli costa meno sforzo, mentre le nocche delle mani sono ricoperte di croste. Si accorge che lo sto fissando, mi guarda, mi sorride e rimette il braccio al suo posto: sulla spalliera della mia sedia. Non è più arrabbiato con me. Quasi non ho chiuso occhio stanotte per riuscire a capire cosa avessi fatto da farlo arrabbiare così tanto il giorno prima. Indica il cappuccino che ho tra le mani e mi dice: << E' buono almeno?>> Prendo un lungo sorso di cappuccino, chiudo gli occhi e fingo un gemito di piacere, riapro gli occhi e lo prendo in giro: <<Il più buono che abbia mai bevuto.>> Lui afferra il mio bicchiere e se lo porta alle labbra. Resto incantata a fissare il suo pomo d'Adamo che fa su e giù mentre beve. Dopo che quasi se l'è scolato tutto me lo restituisce: << Si, non era mele.>> Lo guardo a bocca aperta. Ragazzi quanto è sexy quando è di buon umore! Poggio il bicchiere sul banco e la lezione inizia. Mi costringo a rimanere concentrata e a prendere appunti, e a non farmi distrarre dalla presenza di Riccardo al mio fianco, che di tanto in tanto mi fa vedere delle immagini divertenti sul suo telefono o mi bisbiglia all'orecchio che il prof è un incompetente o si butta addosso a me per sbirciare i mie appunti. Oggi per evitare scenate come quelle di ieri, ho preferito lasciare il telefono nello zaino.

Durante la pausa io, Gianluca e Riccardo ci dirigiamo all'uscita per fumare mentre gli altri vanno al bar dell'università. Spingo la porta per uscire dall'edificio e mi si gela il sangue nelle vene. Dall'altro lato della strada, appoggiato a una moto, vi è uno dei tre ragazzi della festa, ma per fortuna non Davide.
Sta guardando dritto nella nostra direzione.
Riccardo si accorge che mi sono arrestata su i mie stessi passi e segue il mio sguardo. Vedendo la ragione del mio shock lo sento fumare di rabbia: <<Gian, porta Federica a prendere un caffè con gli altri al bar.>> Si incammina verso il ragazzo appoggiato alla moto e prima di attraversare la strada si gira verso il suo migliore amico:<<Non perderla di vista.>> Prima che possa rendermene conto Gianluca mi sta trascinando di peso all'interno dell'edificio. Quando siamo ai piedi delle scale che conducono al piano inferiore dove si trova il bar dell'università, strattono il mio braccio per liberarmi dalla sua presa. Gianluca allenta un po' la presa ma non mi lascia. << Non c'è bisogno di tirarmi.>> gli dico quasi urlando. <<Perché tutta questa agitazione?>> gli chiedo un più calma. << Riccardino non vuole nessuno intorno quando si tratta di affari.>> Affari. Questa parola inizia a vorticarmi in testa. Affari. Affari. Affari. Gianluca inizia a tirarmi, con più delicatezza questa volta, verso il bar ma degli altri non c'è traccia, così ne approfitto per fargli qualche domanda <<In questi "Affari", Riccardo e quel ragazzo lavorano insieme?>> Lui sospira e mi risponde: << Non proprio.>> Sto per chiedergli di darmi una risposta più esaustiva quando Michele, Vittorio e Mattia vengono verso di noi.
Per circa dieci minuti parlano della nuova ragazza di Mattia, io partecipo poco alla discussione.
<<Vado un attimo al bagno.>> dico ai ragazzi. Non faccio nemmeno due passi che Gianluca mi sbarra la strada: <<Hai sentito quello che ha detto Riccardo. Non puoi aspettare che torna lui per andare al bagno?>>
<< Seguimi in bagno allora.>> gli dico scocciata. << Così poi manda in coma anche me!>> mi risponde beffardo. Mi prende sotto braccio e mi conduce a un tavolino per farmi sedere. Lui si siede al mio fianco e si mette ad armeggiare con il telefono. Dopo dieci minuti riceve una telefonata e risponde. Ascolta cosa gli dice la persona all'altro capo e spiega: <<Stiamo al bar, al tavolino dietro al muretto.>>
Mentre Gianluca parla al telefono sento formarsi la scossa alla base della schiena, e dopo un frazione di secondo vedo Riccardo comparire vicino al nostro tavolo con ancora il telefono appoggiato all'orecchio, lo spegne e se lo rimette in tasca. Gianluca si alza e sparisce non so dove, mentre Riccardo si siede vicino a me dove prima c'era il suo amico. Avverto immediatamente il forte odore di erba e storco il naso per quanto la puzza è intensa. Guardandolo in faccia però mi accorgo che non ha fumato, non ha gli occhi arrossati e le pupille dilatate come quando si fuma una canna. Ci guardiamo e nessuno dei due dice niente.
Il suo telefono inizia a vibrare, lo estrae dai pantaloni, fa partire la segreteria e lo poggia sul tavolo.
<<Tranquillo, rispondi se si tratta di affari.>> gli dico con rabbia nella voce.
So quello che fa, l'ho sempre saputo che spaccia eppure ora che sto iniziando a conoscerlo non solo è una cosa che mi fa paura, ma la odio. E so che lui lo sa.
Chiude gli occhi e li stringe dalla frustrazione. Quando si è calmato riapre gli occhi e mi risponde: <<Quello è Antonio. È lui che decide dove devo piazzare la roba.>> Rimango stupita dal fatto che me l'abbia detto. Credevo che se ne sarebbe uscito con le sue solite frasi dove lui è cattivo con me e io mi sento una stupida bambina.
<< Cosa voleva?>> Mi guarda e mi risponde: << Ti ho detto abbastanza.>> si alza e mi fa segno di seguirlo fuori dal bar. Rientrati in aula la lezione è già iniziata e ci sediamo ai nostri posti cercando di dare meno fastidio possibile. Riccardo si siede vicino a me e mette il braccio dietro di me.
Cerco di seguire la lezione provando a non pensare ad Antonio, a cosa volesse da Riccardo e al perché fissasse me come se mi odiasse.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora