Capitolo 17

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Restiamo a parlare nella penombra tra i banchi dell'aula: << Da piccolo sognavo di diventare calciatore. Mia madre mi iscrisse a una scuola di calcio. Quando ho capito che non ero una risorsa per la squadra ho lasciato.>> si mette a ridere <<Mia madre avrebbe voluto uccidermi di botte. Aveva utilizzato tutti il suo stipendio per pagarmi l'scrizione, la tuta, e l'abbonamento.
<<Dopo di allora mi sono promesso che non le avrei mai più chiesto soldi. Il mese successivo sognavo di fare il nuotatore.>> aggiunge ridendo. Mi unisco a lui e provo a immaginarmi una versione di Riccardo da bambino, che cerca di capire qual è lo sport che fa per lui.
Si illumina lo schermo del telefono che ha poggiato sul banco davanti a lui, legge la notifica, controlla l'ora e impreca: <<Merda, è tardissimo.>> mi tira per un braccio e usciamo dall'aula. Sono le nove di sera e i corridoi nell'università sono deserti e immersi nel buio. Riccardo accende la torcia del telefono e mi guida verso l'uscita di sicurezza. Arriviamo al cancello e mi aiuta a scavalcarlo. Faccio per salutarlo ma mi ferma con una mano: <<Ti accompagno. Non è una buona idea prendere la metro a quest'ora.>> mi dice indicandomi la sua macchina parcheggiata dall'altro lato della strada. <<Hai detto di essere in ritardo.>> gli ricordo. Mi prende per mano e mi conduce verso la sua macchina: <<Tranquilla, è di strada.>>
Una volta in macchina accende il motore e automaticamente si accende anche lo stereo, lo spegne subito, e si immette in strada. <<Cosa stavi ascoltando.>> gli chiedo incuriosita. Allungo la mano allo stereo e lo accendo. Parte una canzone rap che non ho mai sentito. Dal tono di voce si capisce che il cantante è romano. Racconta di una ragazza, di quanto la desideri, e la paragona alle cupole di Roma. <<Si chiama Fasma.>> mi risponde da sopra alla musica. Poi allunga la mano e spegne di nuovo lo stereo.
<<Hai programmi per domani sera? >> scuoto la testa e aggiunge: <<Voglio farti vedere un posto.>>
<<Che posto è?>> gli chiedo incuriosita. <<Il posto più bello di Roma.>> mi dice girandosi per guardarmi negli occhi.
Per le strade stranamente non c'è molto traffico, e non ci mettiamo molto ad arrivare sotto il mio palazzo. <<Grazie del passaggio.>> gli dico guardando per terra non sapendo come comportarmi. Lui spegne il motore e si sporge verso di me. Mi prende per il mento e mi fa alzare la testa per poi baciarmi. Mi bacia lentamente, con dolcezza, poi con maggiore trasporto. Mi afferra per i fianchi e mi fa sedere a cavalcioni su di lui. Lo sento duro sotto di me. Provo a infilargli una mano nei pantaloni, ma lui mi allontana delicatamente. <<Non ancora piccola.>> mi sussurra all'orecchio. Indietreggio fino a sbattere la schiena sul volante. <<Perché a te è concesso dirmi di no?>> mi lamento. <<Non sei ancora pronta.>> mi dice attirandomi a se e baciandoli il collo. Scendo da sopra le sue gambe e mi risiedo al posto del passeggero. <<Non eri in ritardo?>> glie chiedo sentendomi offesa. Che ne sa lui se sono pronta a no!
Scendo dalla macchina e mi dirigo verso il palazzo. Io non mi guardo il dietro, e lui non mi chiama. Entro nell'atrio e lo sento mettere in moto e partire.
Una volta in camera mi lascio cadere sul letto con le braccia aperte, a faccia in giù. Dopo un minuto mi suona il telefono, lo prendo e quando vedo che è lui faccio partire la segreteria telefonica. Passano alcuni secondi e mi manda un messaggio. "Sei sexy quando ti arrabbi" con la faccina pervertita. Gli rispondo mandandogli uno stiker con il terzo dito.
Mi vado a fare la doccia, mi preparo la cena. Non mi ha scritto più niente. Su instagram ha messo uno stato. Un video in cui filma che sta guidando e ascolta lo stesso pezzo della canzone che abbiamo ascoltato insieme.
"Ma quando ti vedo dico
Oh mio dio
Oh mio dio
Ti ho visto che passavi ho detto Oh mio dio O son io o é lei Ti strappo via i vestiti dai rimani dove sto Ti posso avere per una notte sola sì Abusarne come fossi della coca ma Uno che lo fa per bisogno e non per moda sì Se ti guardo tu Se ti porto a casa sì si gira la mia zona No, non faccio foto No, non lascio prova Sei più bella sì delle cupole di Roma."

Il mio cuore fa una capriola.
Dopo mangiato prendo il computer e digito Fasma. Molte canzoni mi entrano dentro, forse perché le associo a Riccardo.
Prima di andare a dormire vedo che ha pubblicato altri stati. Il primo è una foto con due bottiglie di birra su un tavolo. Nello stato ha taggato Gianluca.
Il secondo è un bumerang in cui mentre soffia via il fumo di bocca fa il terzo dito all'obbiettivo. Il terzo è una foto dove lui è seduto su un divanetto in un locale insieme ad altri ragazzi e ragazze. Tra questi riconosco Antonio. Riccardo sta un po' più in disparte dagli altri e ha gli occhi iniettati di sangue.
Mi addormento con due domande per la testa: Che cavolo sto combinando? E soprattutto, con chi ?
Il giorno seguente inizia nello stesso modo degli altri. Riccardo si siede affianco a me e poggia il braccio dietro di me. Si siede abbastanza vicino da fare in modo che i nostri corpi si tocchino. Fin ora gli ho solo detto <<Buongiorno.>>
Lui conversa tranquillamente con gli altri. Arriva Gianluca e si siede dietro di noi, ci saluta e lo sento dire a Riccardo <<E' tutto pronto.>> <<Grande Gian. Sei un amico.>> lo sento dire al mio fianco.
Inizia la lezione e io seguo la spiegazione. Per tutto il tempo avverto che Riccardo è agitato, non sta fermo un secondo sulla sedia. Usciamo per la pausa sigaretta e lui se ne sta quasi in disparte, immerso nei suoi pensieri. Io gli sto il più lontana possibile. Lo becco a fissarmi mentre sto ridendo di una battuta che ha fatto Michele su una nostra compagna di corso. Si avvicina per toccarmi e io mi allontano. Mi prende il polso e mi dice divertito: <<Sei ancora arrabbiata con me?>> mi divincolo dalla sua presa. Vedo che i ragazzi si accorgono che qualcosa non va e se ne tornano in aula, lasciandoci soli.
Riccardo mi prende di nuovo per il polso e mi tira verso di se, abbracciandomi. <<Mi farai perdere la testa tu!>> mi dice nell'incavo del collo. Mi sciolgo tra le sue braccia e ricambio l'abbraccio. Stiamo cosi per qualche minuto e poi ritorniamo in aula. Durante il resto della lezione mi fissa nervoso, mentre io seguo il professore.
A lezione finita sto per seguire i ragazzi per andare a pranzo ma lui mi fa segno di aspettare. Usciamo dall'aula per ultimi e lui si va ad appoggiare alle vetrate in corridoio. Lo raggiungo e aspetto che sia lui il primo a parlare. << Non lo seguo il seminario di oggi. Ho da fare.>> mi dice con le mani nelle tasche dei jeans, ancora nervoso. Io annuisco confusa. <<Vieni ancora con me in quel posto stasera?>> Mi chiede speranzoso. Io me ne ero completamente dimenticata. << Sì, certo.>> gli dico facendo spallucce. Vedo il sollievo dipingergli il volto sostituendo la preoccupazione. Tira le mani fuori dalle tasche, mi prende per la vita e mi avvicina a sé, mi guarda negli occhi e mi dice: << Sei sexy quando ti arrabbi. Ma non mi piace saperti arrabbiata con me.>> mi dice teneramente. Gli butto le braccia al collo e gli dico: <<Allora la prossima volta non farmi arrabbiare.>> mi sorride e mi da un tenero bacio sulle labbra, dopo aver controllato che in giro non ci sia nessuno. Dopo avermi strizzato il sedere, si allontana e mi dice: << Passo a prenderti per le nove.>> annuisco. E sparisce dietro l'angolo del corridoio.
Per tutto il resto della giornata mi sembra di fluttuare su una nuvola. Non faccio altro che pensare a quanto sia stato tenero con me. Era nervoso al pensiero che fossi arrabbiata con lui. Nel momento in cui ho visto il sollievo sul suo meraviglioso viso, mi si è sciolto il cuore, come un gelato al sole. Non ho la minima idea di che seminario stia seguendo, così decido di alzarmi e andarmene. Tanto non riesco a trovare la concentrazione. Saluto i ragazzi e me ne torno a casa.
Quando rientro Serena corre in camera da me con due vestiti tra le mani: << Gianluca stasera mi porta a mangiare in centro. Quello nero o quello rosso?>> mi chiede alzando i due vestiti a turno. <<Quello rosso.>> e le indico in vestito più coprente che possiede. << Allora metto questo nero.>> dice scomparendo con la stessa velocità con cui è comparsa in camera mia.
Mi lascio cadere sul letto e chiudo gli occhi, rivivendo il tenero bacio di Riccardo.
Mi sveglio perché qualcuno bussa alla mia porta, Serena entra e mi dice: <<Noi usciamo.>> mi manda un bacio per aria e sparisce. Guardo l'orologio sul comodino e vedo che sono le otto passate, mi sono addormentata e ho dormito per tutto il pomeriggio. Mi precipito in bagno per una doccia lampo, mi piastro i capelli, indosso una camicetta a righe orizzontali nere e blu, un leggins nero e delle scarpe bianche. Mi trucco leggermente e appena ho finito il mio telefono vibra. Rispondo a Riccardo: <<Sei pronta?>> mi chiede con entusiasmo. <<Scendo.>> e chiudo la telefonata. Prendo dall'armadio un giacchetto di pelle nero, lo indosso, infilo chiave e telefono nelle tasche ed esco.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora