Capitolo 38

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Ho cercato di prepararmi psicologicamente per tutta la notte all'idea che dovrò riuscire a trascorrere un'intera giornata all'università in sua presenza, senza averlo.
Arrivata all'università mi metto a parlare in cortile con una ragazza del mio corso, Daniela, riguardo il materiale di studio per un esame di biologia.
All'improvviso avverto la sua presenza e guardandomi in torno lo vedo fumarsi una sigaretta insieme al suo miglior amico. Mi costringo a distogliere lo sguardo e continuo a parlare con la mia collega.
D'un tratto la scossa alla base della schiena rischia di prendere fuoco, cedo nuovamente alla tentazione e lo vedo che mi fissa mentre parla al telefono con qualcuno. Leggo dai suoi occhi che è molto arrabbiato per qualcosa che gli sta dicendo il suo interlocutore. Poi si incammina nella mia direzione. <<Grazie, sei un amico.>> gli sento dire, quando è ancora più vicino gli sento dire <<No, tranquillo credo di sapere dove se l'è fatto fare.>>
Arrivato davanti a me, ripone il telefono in tasca, mi afferra con forza per un braccio e mi trascina dentro l'edificio, mentre io cerco di liberarmi <<Ma che ti prende?! Mi stai facendo male.>> ma lui non fa nemmeno caso elle mie urla e continua a trascinarmi guardando dritto davanti a se, salendo le scale fino al terzo piano <<Si può sapere che vuoi?>> gli chiedo cercando ancora di liberarmi dalla sua presa. Lui si gira verso di me lanciandomi uno sguardo di fuoco che mi fa ammutolire, poi mi spinge all'interno dell'aula 12, contro la cattedra. Mi lascia il braccio, si inginocchia davanti a me e con entrambe le mani prova a sbottonarmi i pantaloni. <<Riccardo, fermo. Che stai facendo?>> gli chiedo confusa cercando di allontanagli le mani. Ma lui solleva lo sguardo e di nuovo negli occhi ha la rabbia che gli arde come fuoco, continuando nel suo intendo di sbottonarmi i pantaloni <<Mi stai facendo paura. >> gli dico in un sussurro, ma so anche che non mi farebbe mai del male. Però la rabbia che gli leggo negli occhi mi fa tremare le gambe.
Finitomi di sbottonare i pantaloni li strattona leggermente per scoprire il bacino e alla velocità della luce mi solleva la maglietta e mi toglie via la garza all'altezza della cicatrice. D'un tratto capisco chi era al telefono un attimo prima, e distolgo lo sguardo da lui per guardare oltre.
Riccardo scatta in piedi portandosi le mani tra i capelli <<Cazzo!>> urla girandosi di spalle e facendomi sussultare. <<Perché l'hai fatto.>> io continuo a guardare altrove mentre mi sfugge una lacrima. Lui mi si avvicina poggia la fronte alla mia e mi poggia un mano sulla guancia per asciugarmi la lacrima. <<Guardami.>> mi dice in un sussurro. Faccio come mi dice e noto che la rabbia nei suoi occhi è stata sostituita dalla solita passione che arde tra di noi. Si inginocchia di nuovo davanti a me e lentamente fa scorrere la punta delle dita sulla cicatrice, al di sopra della quale mi sono fatta fare il tatuaggio.
Lui la osserva attentamente e dice <<E' persino più bello del mio.>> a me sfugge una risatina e gli poso una mano sulla sua che continua ad accarezzarmi il tatuaggio <<Ti ha fatto molto male?>> e io decido di rispondergli con le sue stesse parole che una volta usò con me <<Fa' male tutti i giorni.>>
Lui solleva di nuovo lo sguarda verso di me <<Sì, mi farai diventare matto tu.>> poi ritorna ad osservare il tatuaggio e ci posa sopra leggeri baci. Questo contatto mi permette di riuscire ad alleviare almeno un po' il dolore che mi soffoca il cuore. Gli prendo il viso tra le mani per sollecitarlo a continua a lascarmi una scia di baci lungo il tatuaggio.
Quando ieri mi sono ritrovata davanti al negozio di Giò è stato chiaro come il sole, perché fossi lì, cosa mi sarei tatuata e dove. Così ora sulla mia pelle, lungo la cicatrice che parte dall'inguine fino al di sora del bacino, il tatuaggio risalta per via del contorno ancora arrossato: "Le cicatrici non vanno via per ricordarci di non fare gli stessi sbagli."
All'improvviso la porta dell'aula si apre di botto e irrompe Michele che guarda prima me e poi Riccardo inginocchiato davanti a me. Vedo poi entrare di corsa Vittorio, affannato <<Michele fermati, non ti rigua..>> ma quando ci vede le parole gli muoiono in gola.
<<Che cazzo succede?>> chiede arrabbiato Michele. Riccardo con tutta la calma che riesce a trovare mi riabbottona i pantaloni e mi riabbassa la maglietta, per poi alzarsi. Mentre io mi sento una merda, perché so quanto Michele si stia sentendo tradito in questo momento.
<<Rispondi cazzo!>> Urla Michele a Riccardo mentre Vittorio cerca di poggiargli una mano sulla spella, ma Michele se lo scrolla di dosso con rabbia.
<<E' più complicalo di quello che pensi.>> gli risponde Riccardo
<<Cosa c'è di complicato? Hai sempre saputo quello che provo per lei!>> poi rivolto a me mi chiede <<E' di lui che sei innamorata.>> indicando Riccardo. Io distolgo lo sguardo per non vedere la sua reazione quando annuisco.
<<Ma certo! Adesso tutto è chiaro. Ecco perché non mi volevi dare il numero di quella da dieci, o non mi avevi detto il nome di quella con cui ti stavi vedendo. Perché è sempre stata lei.>> dice indicandomi e alzando ancora di più la voce.
<<Michele, adesso datti una calmata.>> gli dice Vittorio <<Calmarmi? Calmarmi!>> poi si mette le mani tra i capelli e inizia a camminare avanti e in dietro parlando a bassa voce tra se e se.
Si ferma e riprende a inveire contro Riccardo <<Sei un figlio di puttana! Ecco cosa sei!>> vedo Ricardo stringere i pugni lungo i fianchi, ma non risponde e cerca di restare calmo perché capisce anche lui quanto Michele si stia sentendo tradito in questo momento.
<<Ti rendi conto di come l'hai ridotta? Guardala!>> dice Michele indicandomi <<Negli ultimi tempi è diventata un fantasma. E la colpa è solo tua!>> continua ad urlare a squarcia gola <<L'hai distrutta!>>
Vittorio prova di nuovo a poggiargli una mano sulla spalla, ma viene subito respinto <<Non mi toccare!>>
Michele fa qualche passo verso Riccardo <<Ti sei divertito e poi ti sei stufato, non è così?>>
Riccardo perde la pazienza e gli risponde <<Adesso basta, non ti permetto di parlare di cose che non sai.>>
<<E cos'è che non so'?>> gli chiede Michele con una smorfia nella faccia. <<Io la amo.>>
Nell'aula cala il silenzio più totale, fino a quando Michele non si riprende e più calmo dice <<Se l'amassi davvero la lasceresti andare. Ma dalla scena che ho visto prima, tu non sai cosa è meglio per lei.>>
Riccardo spazientito gli si avvicina fino a quasi sfiorargli il viso <<Stai cercando di dirmi che tu sapresti cosa è meglio per lei, mentre io no?>> gli chiede sarcastico. <<Io so perfettamente che la cosa migliore per lei è che io sparisca dalla sua vita.>> continua Riccardo <<Ma tu non puoi lontanamente immaginare quanto sia difficile starle lontano!>> gli dice alzando il tono della voce.
Michele fa un passo in dietro e rassegnato risponde <<No, non lo so. Ma so quanto Fede sia a pezzi. E onestamente mi importa solo questo. Quindi per una buona volta, prendi la decisione giusta e sparisci per sempre.>>
Vedo Riccardo perdere tutte le sue sicurezze e tutte le sue forze. Si porta una mano al viso e si stropiccia gli occhi frustato. Quando li riapre sono lucidi. Si avvicina a me, mi stringe le mani tra le sue e mi da un bacio sulla fronte mentre io riprendo a piangere di nuovo realizzando che se uscirà da quella porta non lo rivedrò mai più. Incurante della presenza degli altri lo guardo negli occhi e gli dico <<Ti amo.>> lui mi sorride e mi dice <<L'ho sempre saputo piccola.>> mi lascia le mani e senza girarsi in dietro esce dall'aula 12.
Stavolta è davvero finita.

Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora