Arrivati davanti al suo palazzo, mi guardo in torno e mi sembra un quartiere piuttosto tranquillo. Entriamo nell'atrio del condominio e chiamiamo l'ascensore che non tarda ad arrivare. Una volta nell'ascensore Riccardo preme il piano 8, e l'ascensore parte.
<<La macchia di sangue si sta allargando.>> gli faccio notare. Lui guarda il suo riflesso nello specchio dell'ascensore dice: <<E' normale.>> guardandomi negli occhi attraverso lo specchio. Si gira verso di me e mi fissa. Il fuoco che all'inizio ardeva alla base della spina dorsale ormai mi arde in tutto il corpo. Le porte dell'ascensore si aprono e ci incamminiamo verso il portone di casa sua. Prende le chiavi dalla tasca dei pantaloni, apre la porta e mi invita ad entrare. La casa è avvolta nel buio. Lui accende la luce e vedo che ci troviamo nell'entrata. Ci sono due porte, una conduce a un grande salotto in stile rustico, mentre l'altra porta conduce a una corridoio stretto e lungo. Riccardo mi guida verso la seconda. Percorriamo il corridoio, sulla porta alla destra c'è la cucina mentre quella alla sinistra c'è il bagno. Mi guida ancora fino in fondo al corridoio dove vi sono ancora due porte. Lui apre quella sulla sinistra rivelando la sua stanza, quindi l'altra stanza sarà la camera da letto della madre.
Accende la luce e mi ritrovo nella camera di un maschio, quindi niente di particolare: un letto ad una piazza e mezza con un copriletto grigio, due comodini ai lati del letto, una cassettiera sulla parete sinistra e un armadio sulla parete destra, la scrivania e la libreria sulla parete difronte al letto. Sulla libreria riconosco i libri del nostro corso. E poi vi sono delle foto di lui da piccolo, altre davanti a una torta di compleanno, o con i suoi amici tra cui riconosco Gianluca.
Vi sono alcuni vestiti per terra in un angolo della camera, ma tutto sommato la camera è ordinata.
<<Accomodati, vado a prendere la medicazione.>> Mi siedo sul letto e aspetto che torni. Mi accorgo che anche se gli stivali non hanno il tacco alto, i piedi mi fanno comunque male. Quindi me li sfilo e li poggio vicino alla scrivania. Mi siedo di nuovo sul letto e lo aspetto. Quando torna nota che mi sono sfilata gli stivali ma non commenta come al suo solito ma si limita a fare solo uno dei suoi soliti sorrisi beffardi. In mano ha una pomata e una garza grande quanto quella che gli si è macchiata di sangue. Si avvicina e posa la roba sul letto. Poi inizia a sbottonarsi la camicia e io inizio a sudare freddo. Una volta sbottonati tutti i bottoni si sfila la camicia ormai macchiata di sangue e la lancia sugli altri vestiti nell'angolo della camera. Ha un paio di tatuaggi sull'addome che non riesco a vedere bene perché in parte ricoperti dalla medicazione. Mentre sotto l'avambraccio destro c'è scritta una parola in una calligrafia elegante, che non riesco a leggere per via dei suoi movimenti. Quando mi accorgo che è pronto per cambiare la medicazione si avvicina restando in piedi mentre io resto seduta sul letto. Allargo le gambe in modo da farlo avvicinare di più.
Delicatamente inizio a togliergli la benda vecchia. Sotto c'è del sangue sia rappreso che fresco.
<<Ho bisogno di qualcosa per pulire la ferita.>> gli dico guardandolo in faccia.
<< In bagno, nello stipetto affianco allo specchio c'è l'ovatta e il disinfettante.>> dice spostandosi per farmi alzare. Mi dirigo verso il bagno, trovo l'occorrente e ritorno in camera. Mi siedo di nuovo sul letto, allargo le gambe e lui ci si posiziona come prima. Bagno un po' di ovatta con il disinfettante e inizio a rimuovere il sangue dalla ferita. Lui sussulta per il bruciore. <<Scusa.>> <<Tranquilla, continua.>> e lo faccio con la massima delicatezza possibile. Ci vogliono cinque minuti buoni per rimuovere tutto il sangue. La ferita è un brutto squarcio che va dal lato del bacino fino alle costole, ed è più tosto lineare. Ora senza la medicazione riesco a vedere completamente i suoi tatuaggi, all'altezza dello stomaco vi è una rosa dalla quale stanno cadendo i petali, mentre sul fianco sinistro vi è un teschio con un pearcing sull'occhio sinistro, proprio come quello che ha sul sopracciglio.
<<Prima di mettere la garza devi mettere la pomata.>> mi dice indicando il flacone che prima ha posato sul letto. Butto per terra l'ovatta sporca di sangue e prendo la pomata. Svito il flacone e premo il tubetto per farne uscire il contenuto. Delicatamente glie ne spalmo un po' alla volta sulla ferita.
<<Mi dici come te la sei fatta?>> gli chiedo con calma. Lui sbuffa e non risponde. Smetto di spalmargli la crema e lo guardo con insistenza. Sostiene il mio sguardo e mi risponde: << Me l'ha fatto con un coltellino svizzero.>> smetto di respirare. Distolgo lo sguardo e finisco di applicare la pomata. Poi prendo la garza, la apro senza toccare la parte sterile e glie la sistemo con tutta la precisione di cui sono capace.
<<Grazie.>> si allontana e si dirige verso la cassettiera mentre io raccolgo l'ovatta e la benda sporca di sangue da terra, mi alzo e le butto nel cestino sotto la scrivania. Prendo la confezione di ovatta, il disinfettante e la pomata da sopra il letto e li sistemo sulla scrivania. Mentre Riccardo ha preso da uno dei tiretti della cassettiera una maglietta con il logo della Roma e l'ha indossata.
In mano ha un pantalone della tutta, prende le cose che ho posato sulla scrivania ed esce dalla camera: <<Poso queste cose e torno.>> mentre io mi siedo di nuovo sul letto e lo aspetto. Quando torna non ha più i pantaloni della divisa, ma il pantalone della tuta che poco fa aveva in mano.
Si siede vicino a me sul letto con i gomiti appoggiato alle ginocchia. <<Vuoi che ti riporto a casa?>> mi chiede stropicciandosi gli occhi. Faccio di no con la testa e lui si butta all'indietro sul materasso, ciò fa si che si scopra una striscia di pelle tra l'elastico del pantalone e l'orlo della maglietta. Distolgo lo sguardo. <<Chiamo un taxi.>> aggiungo. << Non se ne parla nemmeno.>> dice con gli occhi coperti dal braccio sinistro. Mi da così modo di vedere quale parola si è tatuato: Maria.
<<Posso farti una domanda?>> gli chiedo timidamente. Sposta il braccio scoprendo un solo occhio e annuisce. << Chi è Maria?>> Capisce che mi riferisco al tatuaggio sotto l'avambraccio e distende tutto il braccio per farmelo vedere meglio. <<Mia nonna. È morta qualche anno fa. Le ero molto affezionato.>>
Mi sorride e mi chiede: <<Ti piace?>> Annuisco <<Quelli che hai sull'addome sono più belli però.>> aggiungo.
Si alza la maglietta per farmeli vedere meglio ma quando si ricorda che la medicazione li compre per la maggior parte si copre di nuovo sbuffando.
<<Ne hai altri?>> gli chiedo sdraiandomi affianco a lui a pancia in giù e con le gambe in aria. <<Sì, ne ho un altro sulla coscia destra. La "R" di Riccardo. È stato il primo tatuaggio che ho fatto.>>
<<Ne ho sempre voluto uno anch'io, ma i miei morirebbero all'idea.>> lui ridacchia
<<Non saprei nemmeno cosa tatuarmi.>> aggiungo <<Però so dove lo farei.>>
<<E dove?>> mi chiede incuriosito.
<<Sul basso ventre, al lato destro.>> gli dico arrossendo.
Gli si accendono gli occhi, diventando quasi incandescenti.
Non so come mi viene in mente ma gli alzo la maglietta e gli controllo se la ferita a smesso di sanguinare. Passo leggermente due dita sulla garza e non vedo nemmeno un po' di sangue. <<La ferita è pulita.>>
Lui non dice niente mentre gli abbasso la maglietta coprendolo il più possibile.
<<Puoi dormire qui se vuoi. Io posso dormire nella camera di mia madre, tanto ha il turno in ospedale di notte.>> mi propone alzandosi sui gomiti. I nostri visi sono particolarmente vicini.<<Non credo sia una buona idea.>> << Va bene, possiamo dormire entrambi nel mio letto allora.>> mi risponde facendomi l'occhiolino. <<Cretino.>> gli dico alzando gli occhi al celo. Si alza dal letto e si dirige di nuovo alla cassettiera da dove prende una maglietta nera, un pantalone della tuta e un asciugamano. Me li porge: <<Se vuoi puoi farti la doccia.>> titubante accetto. Prendo i vestiti che mi porge e vado in bagno. Mi spoglio e mi infilo sotto la doccia. Sulla mensola ci sono due tipi di bagnoschiuma uno femminile, quello della madre e uno maschile, il suo. Uso il secondo. Ha un buon odore ma addosso a lui acquista un altro profumo. Profumo di Riccardo. Mi sciacquo ed esco dalla doccia. Mi avvolgo nel telo e mi asciugo. Indosso le stesse mutandine di prima, non avendone di pulite, indosso il reggiseno e mi infilo la sua maglietta. Mi sta enorme. Mi arriva quasi al ginocchio. Metto anche i pantaloni della tuta ma mi stanno ancora più grandi della maglia e decido di toglierli, perché tanto la maglia mi copre a sufficienza. Raccolgo i miei vestiti sporchi e torno in camera. Lo trovo sdraiato nella stessa posizione di prima, con il braccio a coprirgli gli occhi, poggio i pantaloni della tuta sulla cassettiera e i miei vestiti sporchi sulla sedia vicino alla scrivania. Mi sente fare rumore e si solleva sui gomiti. Mi sta fissando le gambe scoperte. <<I tuoi pantaloni mi stavano enormi.>> mi giustifico. Si alza dal letto, mi si avvicina e mi posa un bacio sulla fronte <<Buonanotte. Se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza affianco.>> dice uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
STAI LEGGENDO
Tutta colpa degli Affari [COMPLETA]
RomanceCopertina realizzata da @_ilMoro_ Federica, una semplice ragazza di 20 anni, originaria di un piccolo paese del mezzogiorno. Iscrittasi all'università e trasferitasi a Roma, farà la conoscenza di un gruppetto di ragazzi che rivoluzionerà la sua vita...