Cap. 13

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Shouto's pov
Mi svegliai di colpo con una luce così accecante che mi impedì di vedere, ma quando i miei occhi si abituarono alla luce, realizzai di trovarmi su un letto di un ospedale.  All'inizio ero confuso dalla situazione, non ricordando come ci ero finito, ma poi i miei ricordi riaffiorarono nella mente.

Tutto ebbe inizio da quella telefonata durante il Ringraziamento. Il segretario mi aveva chiamato per informarmi che sarei dovuto tornare da mio padre non appena avrebbe ricevuto l'approvazione grazie alla sua squallida squadra di avvocati. Proprio quando stavo iniziando a dimenticarmi di quel mostro che avrei dovuto chiamare "padre".

Da quel momento in poi sentivo che ormai quello che c'era qui in America non contava più nulla, tanto valeva farmi dimenticare da tutti prima di scomparire: i miei zii comunque non si erano fatti vivi fino a quando la madre di mia madre, che era stata colei che si era presa cura di me da quando mio padre fu obbligato a non avere alcun contatto con me, non si era ammalata gravemente. Mio zio non si era nemmeno degnato di vedere cosa stava facendo mio padre alla sua famiglia.

<なぜそんなに早く私に電話したのですか?通常、その嫌いな人は彼らが驚いていることを確認します (Perché mi hai chiamato così presto? Di solito a quello stronzo piace fare sorprese)> risposi durante la telefonata.
<あなたのお母さんがあなたを出産して以来、私はあなたを知っています。私はその件について何も言いませんが、少なくともあなたに警告したいです (Ti conosco da quando tua madre ti ha partorito. Anche se non ho voce in capitolo, voglio almeno avvisarti).> disse per poi sentire un rumore strano, segno che stava coprendo il cellulare con la mano, probabilmente perché in quel momento stava passando qualcuno.
<私はまた、彼がおそらくあなたをストーカーするために誰かを雇ったことをあなたに知らせたいと思いました。 あなたのお父さんはおそらくあなたが学校でどのようにやっているのか、そしてあなたがどんな人と付き合っているのか知りたがっています(Ti volevo anche informare che probabilmente ha assunto qualcuno per pedinarti. Probabilmente tuo padre vuole sapere come stai andando a scuola e che tipo di persone stai frequentando.)>

Mi bloccai di colpo. Di nuovo? Sarà lo stesso? Probabilmente no, sarebbe uno svantaggio per quel pezzo di merda dato che ormai conoscevo già come lavorava il mio ultimo stalker. Non avevo alcuna intenzione di tornare da mio padre. Attaccai senza rispondere e tornai in sala da pranzo irritato dalla situazione in cui mi trovavo.

"Una volta che atterrerò in Giappone, come posso non farmi rintracciare?" fu il mio primo pensiero quando iniziai ad analizzare cosa fare una volta che sarei partito. Sapevo bene che il volo per il Giappone non poteva essere impedito e inoltre conoscevo molto meglio il mio paese natale: sarebbe stato dunque più facile nascondermi lì. Ero sicuro che quel merdoso di mio padre  non appena  avrebbe potuto mi avrebbe costretto di nuovo a quella routine di cui ero abituato sin da piccolo: studio e boxing fino allo sfinimento, solo perché avevo un QI alto ed ero destinato a dirigere la sua agenzia. Mi ricordavo ancora vividamente la stanza buia in cui mi faceva fare le simulazioni dei test e il suono dei suoi colpi contro il mio ventre.

Nei giorni successivi feci ancora più attenzione ai dintorni e cercai di andare sempre più male a scuola, ancora più di prima, dato che in quel momento sapevo che mio padre mi stava osservando: era una specie di ribellione, una soddisfazione che mi concedevo. Ogni giorno che passava riuscivo ad accorgermi sempre meglio di una presenza costante in ogni momento della giornata e per studiarla meglio andavo durante i pomeriggi in giro per la città. Sorprendentemente era la stessa persona che mi teneva d'occhio in Giappone, quindi mi venne più facile individuarlo.

Nelle ultime settimane continuavo a fare ricerche su luoghi isolati in Giappone in modo da potermi nascondere da mio padre, ma avendo uno stalker alle calcagna non fu proprio facile, anche a causa della carenza di informazioni nelle biblioteche, dato che se avessi usato internet avrebbero già capito il mio piano. Decisi di prendermi un lavoro (falsificando la mia età) per guadagnare qualcosa prima di trasferirmi.

Un giorno, mentre lavoravo come temporaneo cameriere, mi sentii ad un tratto sfinito e mi accorsi che facevo fatica a respirare.

<Stai bene? Vuoi fare una pausa sul retro?> mi chiese preoccupata la manager del bar.
<Sto bene, ora vado a servire a quel tavolo> risposi, per poi inciampare e svenire, ritrovandomi così all'ospedale.

Il suono di una porta scorrevole mi risvegliò dai ricordi e vidi un'infermiera allarmata guardarmi con occhi spalancati per poi correre verso non so dove. Successivamente un dottore entrò nella stanza e mi spiegò che il mio corpo non era messo proprio bene. Mi avevano fatto una piccola operazione ma sarei stato meglio in poco tempo, ma dovevo stressarmi il meno possibile poiché lo svenimento era accaduto proprio per lo stress.

"Che debole di merda" pensai quando fui finalmente solo dopo i controlli.

<Shouto!> esclamò una voce femminile che ruppe il silenzio: era Fuyumi che stava entrando nella stanza.
<Eravamo davvero preoccupati> aggiunse mia zia toccando la mia fronte con le sue labbra.
Non feci a meno di sentirmi inorridito da quei gesti appiccicosi.
<Il dottore ci ha spiegato tutto subito dopo l'operazione, sfortunatamente dovrai stare qui ancora per qualche giorno per altri controlli> mi disse Natsu dandomi una pacca sulla spalla.
<Ti ho portato dei vestiti comodi e altre cose che ti potrebbero servire.> disse mia zia appoggiando un sacchetto di tela vicino al letto.
<Ti volevo anche parlare di una cosa> aggiunse sedendosi su uno sgabello vicino a me, dando un segno ai miei cugini di uscire per un attimo dalla stanza. Quando fummo soli mi guardò in silenzio per qualche secondo e successivamente cominciò a parlare.

<Ho saputo che sei stato male ad un bar, ma non come cliente. Sono perfettamente d'accordo che tu voglia iniziare a guadagnare qualcosa, ma se questo peggiora i tuoi voti, allora credo che sia meglio concentrarsi sulla scuola.>
<Ho capito.> risposi seccato.
<Magari per ora chiudiamo questo discorso, ma vorrei che in questi giorni tu rifletta su ciò che è accaduto. Ma se c'è stato qualcosa che ti ha turbato, ti prego, ti scongiuro di parlarcene. Forse era diverso quando eri in Giappone, ma noi parliamo delle cose che ci preoccupano: forse non possiamo trovarti la soluzione, ma possiamo aiutarti e darti conforto. Ora riposa pure, appoggio il tuo cellulare qua se hai bisogno di me.> disse appoggiandomelo sul comodino. Mi toccò nuovamente la fronte con le sue labbra e infine uscì dalla stanza.

Rimasi nuovamente solo. Dopo qualche ora, la suoneria del cellulare mi avvisò che qualcuno mi stava chiamando e anche se non era un numero che avevo salvato, sapevo bene fosse.

<Ho saputo dell'operazione. A quanto pare sei diventato ancora più debole. Tra due giorni verrai trasferito nell'ospedale migliore ti Tokyo, quindi prepara le tue cose. È ora che riprendi il tuo allenamento> mi disse una voce roca dal cellulare.
Digrignai i denti e, sapendo che non potevo fare nulla, riposi :<Sì, padre.>

Angolo autrice
Spero davvero che vi sia piaciuto questo capitolo. All'inizio non volevo mettere nessun altro pov oltre a quello di Midoriya, ma alla fine ho pensato che sarebbe stato utile spiegare brevemente cosa era successo a Shouto negli ultimi mesi :)
Fatemi sapere se vi è piaciuto e se avete qualche commento o suggerimento costruttivo, sarei felice di leggerli!

Il ragazzo della porta accanto ||Tododeku||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora