Cap. 11

85 9 8
                                    

Passammo il resto del pomeriggio a preparare la cena, in particolare la torta.
Ora che Natsu doveva studiare per diventare avvocato, trovare del tempo libero era una cosa molto rara. All'idea che potessimo passare del tempo insieme potendo allo stesso tempo conoscere meglio Shouto, mi rendeva molto felice.

Avevamo appena infornato la torta, quando sentii un gran bisogno di bere.

<Sono un po' assetato, vado a un attimo a bere. C'è qualcun altro che vuole un bicchiere d'acqua?> chiesi agli altri.
<Sono a posto così> rispose Shouto, mentre Natsu e mia madre annuirono ringraziandomi.

Mentre bevemmo mi resi conto di quanto fosse disordinata la cucina: utensili sporchi, pile di ciotole nel lavello e farina sparsa per tutta la cucina.

Hah...sono certo che appena distoglierò lo sguardo, mia madre si metterà a pulire tutta da sola.

<Bene, ora che abbiamo infornato la torta possiamo riposarci per un po'. Vi va di guardare un po' la TV?> chiese mia madre appoggiando il grembiule sulla sedia.
Tutti e tre annuimmo e ci accomodammo in soggiorno.

Quando fu tutto pronto andammo tutti e quattro a casa Todoroki e cenammo insieme.
Rispetto a quando era appena arrivato, sembrava meno freddo e grazie a questo l'atmosfera si era fatta meno pesante.
Ad un tratto il cellulare di Shouto squillò e dovette allontanarsi dalla sala pranzo per poter rispondere.

Chissà con chi sta parlando a quest'ora in un giorno festivo.

Quando tornò a tavola non feci a meno di notare che il suo sguardo si era rabbuiato, e così rimase per tutta la serata. Notai anche che non ero il solo ad essermene accorto, ma nessuno disse nulla. Quando tutti si alzarono per portare i piatti in cucina, mi avvicinai a Shouto e gli chiesi bisbigliando:<tutto ok?>.
Aggrottò la fronte e distolse lo sguardo, il che non era un buon segno. Volevo chiedergli cosa fosse successo, se potessi fare qualcosa, qualunque cosa.
<Sto bene> tagliò corto Shouto prima che potessi aggiungere qualcosa. Si allontanò velocemente e raggiunse gli altri in cucina.

Abbassai lo sguardo stringendo i pugni.
Alla fine, chi sono io per intromettermi? pensai con sarcasmo.

Da quell'episodio, passarono mesi e mi accorsi che Shouto riceveva spesso chiamate sconosciute, senza dirmi chi fosse o cosa volesse da lui e nel frattempo Shouto divenne sempre più silenzioso e restio ad esprimersi, più di quanto non lo fosse prima. Ero seriamente preoccupato per lui, ma ogni volta che chi chiedevo se stava bene, annuiva e si allontanava.

Ormai Natale si stava avvicinando e sentivo che il muro che pensavo di aver assottigliato, si stava allargando sempre di più. Ad un certo punto Shouto iniziò a prendere l'autobus prima di me per andare a scuola e al pomeriggio si dirigeva in centro per poi tornare verso cena.

<Tesoro, sai per caso se Shouto sta male ultimamente?> mi chiese mia madre mentre stavo apparecchiando la tavola. Mi bloccai.
<Onestamente... vorrei saperlo anch'io...> le risposi tornando ad apparecchiare <Ultimamente lo vedo solamente durante le ore di lezione in comune*> aggiunsi con lo sguardo basso.
<Immagino anche tu sia preoccupato per il povero Shouto...>
<già...> e cenammo in silenzio ognuno immerso nei propri pensieri.

Ero in camera sui libri di matematica quando per l'ennesima volta mi voltai verso la finestra di Shouto. Le tende non permettevano di intravedere nulla e ricordai con nostalgia come ogni volta che studiavo c'era sempre Fuyumi a salutarmi dall'altra casa. Tirai un sospiro triste per poi tornare sui libri, cercando di non pensare a Shouto.

Sfogliai la pagina del mio quaderno e ritrovai con mia sorpresa una foto di Kacchan. Mi chiesi come fosse finita lì, ma rimasi ancora più sorpreso di ciò che mostrava la foto: Kacchan stava sorridendo. Non era certo un sorriso a trentadue denti, ma non era nemmeno arrogante o malizioso: un semplice, calmo sorriso. Mi sentii ancora peggio per la svolta che aveva preso il rapporto tra me e Kacchan. Anche se non me lo diceva apertamente, eravamo finalmente riusciti ad andare "d'accordo" dopo anni di liti.

Quella foto l'avevamo fatta quell'estate, durante il campeggio con mia madre e la famiglia Bakugou, di cui la madre era una cara amica della mia. Era la prima volta da quando ero molto piccolo che mi divertivo con Kacchan.
Presi la foto e la misi da parte, per poi tornare a fare i miei esercizi.

Quando finii i compiti mi preparai ad andare a letto e quando mi misi sotto le coperte pensai (come facevo ormai ogni giorno) a Kacchan e Shouto: volevo in entrambi casi che la situazione migliorasse, ma con il primo non riuscivo a guardarlo in faccia e con il secondo sentivo che mi stavo allontanando sempre di più da lui.

[...]
Il giorno successivo era uguale a tutte le mattine degli ultimi tempi: andavo a scuola da solo, passavo le ore di scuola a prendere appunti e ad evitare Kacchan e al suonare dell'ultima campanella salutavo i miei amici per tornare a casa sempre da solo. Anche se ero abituato a non avere compagnia, dopo aver avuto un compagno di scuola che mi accompagnava a scuola ormai sembrava tutto più solitario. Tuttavia questa volta, alla porta mi aspettò una sorpresa che non potevo dire se fosse gradevole o meno: Kacchan era appoggiato al muro con la testa bassa e lo sguardo corrucciato. Appena si accorse della mia presenza mi fissò senza dire nulla. Non stava urlando e non sembrava irritato. Dato che non sembrava volesse muoversi di un millimetro dalla sua posizione, mi avvicinai piano e lo salutai cercando di evitare il suo sguardo.

<Buon pomeriggio Kacchan...>
<Cos'è questo tono formale, merdeku?> rispose emettendo un "tch".
<E-ehm.... ecco... vuoi entrare?> chiesi per gentilezza.
<Ho aspettato per un bel po' qui fuori al freddo, ovvio che voglio entrare>
<ah s-scusa...> dissi imbarazzato.
<Non balbettare continuamente, sei nauseante> aggiunse seguendomi dentro casa.

Eravamo in soggiorno, tutti e due seduti in soggiorno in silenzio.
<E-ecco, dovevi dirmi qualcosa?> chiesi appoggiando il bicchiere sul tavolino.
<Tch, non pulisci mai casa tua> borbottò scontento per poi alzarsi e dirigersi in cucina.
<Ah, mia madre è sempre al lavoro e io faccio sempre casini quando pulisco> aggiunsi ridendo per l'imbarazzo.
Silenziosamente si mise a pulire i piatti senza aggiungere nulla.
<Posso aiutarti?> chiesi timidamente.
<Un un buon a nulla come te non servirebbe a nulla> rispose strofinando furiosamente la spugna contro il piatto.
Passarono minuti immensi quando ad un certo punto disse:<finiscila di scappare>.

angolo autrice
sono tornata.
lol.
sorry.
:'D
grazie per le views ㅠㅠ

Il ragazzo della porta accanto ||Tododeku||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora