▪️Capitolo 26▪️

532 41 44
                                    

È ancora buio, il cielo fuori sembra lentamente star cominciando a schiarirsi. Sottili gocce di pioggia si rovesciano in rapida successione sui davanzali già bagnati, i forti rumori della città spezzano la tranquillità dell'appartamento come ogni domenica mattina, nella periferia di Bangkok.

La camera da letto è silenziosa, calma, fredda, ad eccezione del ragazzino che si dibatte fra le coperte in preda ad un sonno irrequieto, i suoi muscoli inspiegabilmente tesi e il suo corpo rigido come un cavo elettrico in tensione. La fronte sudata, le palpebre sbarrate e la bocca spalancata in urla silenziose.

È cosí che Gulf si sveglia, sudato, scosso e confuso. Agitato, incapace di emettere anche il minimo suono, la gola graffiata e gli arti formicolanti. È proprio un dolore acuto e persistente nella zona inferiore del suo corpo a riscuoterlo dallo stato di stordimento post-risveglio, il giovane si massaggia le tempie e si costringe ad emettere un lungo respiro.

"Ow." Un piccolo lamento sguscia fuori dalle sue labbra al leggero movimento, le sopracciglia di Gulf si increspano in un'espressione di fastidio.

Un altro incubo. Constata, scuotendo piano la testa per riprendersi del tutto.
Non appena i suoi occhi mettono a fuoco il soffitto della stanza in cui si trova, i ricordi cominciano pian piano a riaffiorare nella sua testa, una serie di puntini immaginari si collegano fino a ricostruire nitidamente le immagini di quanto è accaduto la sera prima.
Ad un tratto, il bruciore che sente non è piú così fastidioso, Gulf abbozza un sorriso stanco e si volta alla sua sinistra per cercare fra le pieghe delle lenzuola la figura familiare del suo partner, ma non c'è nessuno.
Allunga la mano per tastare il materasso in cerca di qualcosa ma niente, ľaltro lato del letto è vuoto e non c'è traccia di Mew da nessuna parte.

Il sorriso sul volto del corvino si affievolisce fino a scomparire del tutto, una spiacevole sensazione si instaura alla base del petto e lo porta a deglutire profondamente, come in preda ad un'ansia inspiegabile quanto improvvisa.

Scaccia via quei pensieri e raccoglie tutte le sue forze per mettersi in posizione seduta - ignorando la sgradevole puntura alla base della schiena - per dare un'occhiata al comodino.
Proprio lì, accanto alla lampada bollente rimasta accesa per tutta la notte, è adagiato un bicchiere d'acqua e un post-it giallo inciso con dell'inchiostro nero.

'Mi hanno chiamato in ufficio, torno il prima possibile.

In cucina c'è un pacco di biscotti e del caffè.

Ti porto a casa quando torno, non muoverti da qui.

-Mew xx.'

Il cuore di Gulf fa un salto dopo aver letto il biglietto, lo rilegge diverse volte prima di posarlo finalmente sul ripiano del mobile e bere in fretta tutta ľacqua tiepida nel bicchiere.
La sua gola urla di gioia, ma il suo corpo non è dello stesso avviso. È ancora dolorante, ma non è questo a lasciare dentro di lui la strana sensazione di disagio che lo tormenta da quando si è svegliato.
Il suo sguardo perlustra con calma la propria figura nuda e rigida, le sue dita continuano a tremare quasi impercettibilmente, le spalle e le braccia tese come se avesse appena sostenuto un esame di tre ore.

È troppo buio. È questo il pensiero che gli attraversa la mente prima di sporgersi fuori dal letto per premere un interruttore.
Pochi istanti dopo, la lampadina che pende dal soffitto si accende, illuminando ľintera stanza.

Gli occhi di Gulf ritornano su di sè, in particolare sulle proprie braccia. Ispeziona con cura la pelle, la distende con le dita, le ruota con attenzione in cerca di qualcosa che conosce molto bene.
Sono qui, so che ci sono. La meticolosa ricerca continua sempre piú nervosamente, la pelle potrebbe graffiarsi a causa delle unghie che vi affondano ma non importa.
Ha bisogno di vederle, deve trovarle.

The Moon in your Eyes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora