capitolo 14

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Ehiiii, abbiamo deciso di pubblicare due volte a settimana per darvi la possibilità di rendere la lettura più scorrevole e per aiutarvi ad immedesimarvi meglio nella storia. Speriamo che vi faccia piacere. Buona lettura!

*



Le pareti grigio opaco avvolgono la stanza in un clima ovattato e incontaminato, il silenzio si libra su ogni tavolo cosparso di blocchi di fogli e strumenti irriconoscibili custoditi da teli di stoffa bianca.

Dalla propria posizione, seduta su uno dei banchetti dell'aula, Lauren riesce a distinguere una miriade di fili metallici colleganti l'uno e l'altro apparecchio in serie, manopole e maniglie che ramificano in strutture scintillanti sotto le accecanti lampade a neon.

Niall picchietta il gessetto sulla propria scrivania di castagno, gambe incrociate e coccige appoggiato alla superficie.

«Se l'energia accumulata dallo scontro tra spazio e tempo è stata tale da aprire uno squarcio, deve per forza esistere un punto di innesco. Un incipit scatenante» riflette.

Lauren lascia danzare le iridi sul bagliore delle macchine ancora per qualche secondo, sentendo la percezione venirle meno, quasi sul punto di precipitare in un vortice prigioniero dei propri stessi pensieri.

Poi solleva lo sguardo sul professore.

«Quindi è questo che manca? Un motivo?»

Il vento ulula con pacatezza e si infiltra negli spifferi delle finestre, il ticchettio del gesso riecheggia a farne una melodia.

«Possibilmente. Sarebbe un punto da cui partire per riordinare le idee» annuisce Niall.

«A cosa serve questo?»

Saranno trascorse almeno un paio d'ore da quando hanno messo piede nello studio del professor Horan. Camila non ha aperto bocca sin dall'inizio, preferendo piuttosto percorrere ripetutamente la superficie di ogni banchetto con le proprie dita sottili anziché intervenire nella conversazione. E più si guardava intorno, più domande doveva reprimere sulla punta della lingua per paura di intralciare la discussione stimolante tra Lauren e il docente di astrofisica.

Ma vi erano così tante cose, così tanti aggeggi curiosi e le perplessità, più che dissiparsi da sole, crescevano al crescere dei minuti in cui le teorie del tempo del professore sfumavano sino a divenire un sottofondo ai pensieri della bruna.

Lauren si volta per vederla china su un oggetto dalla forma di una scatola rettangolare, una barra di ciò che parrebbe acciaio che si innalza d'un lato, e un'altra laterale.

Il professor Horan ridacchia sommessamente.

«Quello? È un Theremin datato 1938. Mi fu regalato da mio padre per il mio dodicesimo compleanno»

Si scosta dalla scrivania per avvicinarsi al banco su cui si erge lo strumento.

«Fu progettato e brevettato da Lev Termen nel 1919»

Lauren segue i suoi spostamenti con gli occhi, soppesa visivamente come le sue mani, dapprima abbandonate lungo i fianchi, adesso vengano scosse da fremiti continui associabili con una fibrillazione rintracciabile direttamente nei suoi occhi color oceano.

«A che serve?» domanda ancora Camila allungando una mano e posandola sull'asta verticale.

«È uno strumento musicale»

Niall sorride al cipiglio che si disegna sulle sopracciglia della giovane ragazza e prosegue.

«È molto particolare, unico nel suo genere, direi. Se permetti...» si avvicina per muovere un paio di fili e attaccarli ad alcune prese dietro lo strumento e alla parete.

CRONOSTASIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora