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I mesi passarono e il rapporto tra me e Arthur, da quando io e Charles non ci parlavamo, divenne così forte da unirci più che mai.

Durante quelle settimane fui molto presa dai miei stage nella Ferrari.
E purtroppo mi capitava spesso di incontrare "il ragazzo dagli occhi verdi". Lo ammetto, ci provavo, lo giuro...quando capitava cercavo sempre di avvicinarmi a lui ma senza alcun risultato, ormai non voleva avere niente più a che fare con me; forse era un bene.
Eppure dentro di me stavo morendo.

Avevo poi il terrore delle conseguenze, cosa sarebbe successo se ci fossimo realmente innamorati, cosa avrei detto ad Arthur?
Così mi dedicai solo ed esclusivamente alla nostra amicizia, cercando di nascondere quei pensieri più contorti.

Le ore, i giorni, le settimane passavano ma nonostante tutto avevo in testa solo il suo nome. Mi ponevo domande, anche le più stupide: cosa starà facendo? Con chi sarà? Olivia gli sta ancora sotto?
Quei pensieri si stavano trasformando in incubi, ormai passavo le mie notti insonni con quel pensiero "contorto" fisso in testa.

Ero stanca, volevo svuotarmi la mente così decisi di andare da Arthur. Non mi interessava se fossero le 4:09 di mattina, non riuscivo a dormire e avevo bisogno di qualcuno che mi calmasse.

10 minuti dopo ero davanti alla porta,
bussai al campanello, sapevo che i suoi genitori non erano in casa.
Marinette mi aveva infatti accennata qualche giorno prima che sarebbe partita per lavoro.

Dopo poco la porta si aprì, era Charles...
"cosa vuoi a quest'ora?"
sapevo che fosse in casa, da quando il padre era morto, era tornato a vivere qui per stare insieme alla madre.
Adesso però non potevo pensare a lui, avevo bisogno del mio migliore amico.

"ho bisogno di vedere Arthur"
"sta dormendo sai com'è sono le quattro del mattino!"
"non fa niente voglio andare a dormire vicino a lui..."
"vai"

Sentii una scarica elettrica, forse era l'adrenalina non lo so comunque sentii qualcosa scorrermi per tutta la schiena...come un brivido.
Superai Charles e salii le scale senza guardarlo in faccia o altro, infondo neanche lui mi guardò nonostante lo volessi...anzi lo desiderassi.

Andai da Arthur dormiva come un angioletto; mi misi vicino a lui e mi addormentai con la testa appoggiata alla sua spalla, gli lasciai anche un biglietto con scritto:
"perdonami se mi sono infilata nel tuo comodo letto, ma non riuscivo a dormire e avevo bisogno della tua comoda spalla".

La mattina seguente mi trovai Arthur che mi guardava con i capelli tutti arruffati davanti gli occhi.
Scendemmo in cucina, dove facemmo colazione e con noi, ovviamente c'era anche lui.
Ma mi stava bene così, non ci dicemmo neanche buongiorno...l'importante per me era che Arthur stesse bene e così era.
Dopo settimane, forse mesi, era sempre con il sorriso.

RULES // charles leclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora