VIII

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L'arrivo di Charles in Australia si avvicinava sempre di più e questa volta Arthur non era con noi quindi ero molto preoccupata di lasciarmi andare e cadere nella sua trappola, nei suoi occhi.
Cadere nella consapevolezza di voler Charles con me, al mio fianco.

Lo zio Ric aveva preparato una specie di piano: Charles sarebbe arrivato qui in Australia per una settimana e dato che lui e Daniel sono ottimi amici sarebbe stato suo ospite.                                       
Sabato poi quando sarebbe arrivato "il ragazzo dagli occhi verdi" io, zio e Gallen lo saremmo andati a prendere all'aeroporto e lo avremmo portato in giro per Perth proprio come lo zio Ric aveva fatto con me al mio arrivo.
Domenica, invece, avremmo fatto da babysitter a Gallen dato che Daniel aveva avuto un contrattempo con il team quindi avrei passato tutto il giorno con il "mio amato ragazzo dagli occhi verdi".

Fortunatamente Charles non era venuto qui per farsi una vacanza anzi tutta la settimana avrebbe dovuto lavorare quindi lo avrei visto solamente la sera.
Infine saremmo partiti io e lui domenica mattina pronti per tornare a Monaco.

Quel sabato mattina mi svegliai molto presto, questa volta però non era colpa del jet -leg, a distanza di poche ore, infatti, Charles sarebbe atterrato a Perth e io, insieme allo zio Ric e Gallen, lo saremmo andati a prendere.
Feci le cose con molta calma, prima di tutto feci colazione seguita da una doccia. Infine mi vestii e mi truccai giusto per essere "decente" ai suoi occhi.

Durante il viaggio iniziai a pensare a cosa sarebbe successo quando avrei avuto Charles a pochi metri da me, che cosa gli avrei detto oppure se era meglio fare scena muta.
Il momento in cui ero persa tra i miei pensieri fu, però, interrotto da un telefono che squillava.
Era il mio.

"Arthur..."
 "ehi Ann"
"è successo qualcosa, non è tardi da te?"
"oh... si si ma sono appena tornato da una festa, volevo sapere se avevi visto già Charles oppure se ancora non era atterrato.
Sai qualche giorno fa abbiamo litigato, gli ho detto che il vero motivo per cui stava andando in Australia era la tua presenza, così lui ha iniziato a dire cose senza senso.
Credo che provi qualcosa per te".
In quel momento fui colta dalla sprovvista anche se era una cosa che già sapevo.
"tranquillo, va tutto bene REGOLA 9 e REGOLA 10 ricorda...ci penso io adesso devo andare.
Comunque stavo pensando che appena torno andiamo a sciare ti va?
Come i vecchi tempi magari vorrà venire anche Robert, è da quando la mamma se n'è andata che non sciamo tutti insieme".

"Va bene, ci vediamo domenica ti voglio bene"

Chiusi la chiamata e iniziai a pensare alle parole di Arthur "credo che gli piaci" infondo me lo aveva detto in chiamata, era una cosa che sapevo.
Eppure non lo so, magari era semplicemente ironico.
Comunque capii che quando Charles sarebbe arrivato qui, da me, ne avremmo avuto di tempo per parlare almeno per chiarirci e poter voltare pagina.
Finalmente.

Arrivammo in aeroporto dopo una quarantina di minuti, una voce registrata ci avvisò che l'aereo di Charles era appena arrivato così ci incamminammo verso gli arrivi e, a distanza di pochi minuti, lo vidi.
Stava scendendo dalle scale mobili.
Sentì le farfalle nello stomaco, Gallen e lo zio Ric mi spinsero verso di lui per salutarlo ma io ero immobile.
Pensavo a come ci eravamo lasciati l'ultima volta, lui che mi ignorava ed io ancora più innamorata che cercavo di rinnegare la cosa.
La prima cosa che notai furono i capelli scompigliati proprio come piacevano a me.
Poi gli occhi, gli occhi di un verde baciato dal sole.
E poi le fossette. Era un incanto.
Un incanto impossibile da raggiungere.

*pov Charles*

Appena arrivai, avevo il pensiero fisso in testa della ragazza dagli occhi marroni che mi stava aspettando a pochi metri. Prima che partisse, anzi scappasse da me; le cose tra noi si erano fatte complicate, anche per colpa mia.

Presi le scale mobili e nel preciso momento in cui misi il piede sullo scalino ecco che la vidi.
Era bellissima.
Con la mano reggeva quella di un bambino, immaginai che si trattasse di Gallen.
Mi precipitai a salutare.
Prima Daniel, poi conobbi Gallen, gli misi la mano sui capelli e gli dissi che aveva un debito con me e poi salutai Ann.
Era nervosa, imbarazzata non lo so.
A distanza di tempo ancora non capisco cosa effettivamente provava in quel momento, come stava.
Cercai di salutarla ma l'atmosfera era troppo "strana" così mi limitai a dire un semplice "ciao" anche se non era quello che desideravo.

Salimmo in macchina e mi lasciai alla buon guida del caro Daniel, anche se ogni tanto adoravo rinfacciargli qualche cosina su come guidava.
Nel frattempo, dentro di me, speravo che Ann dicesse qualcosa, spezzasse quel silenzio che si era creato.
Ma la conoscevo troppo bene e sapevo che non lo avrebbe mai fatto.

"Ann..."
"No"
"Va bene, scusa non ti incazzare"

Volevo sprofondare...Ann era troppo attaccata alle regole fatte con Arthur; ed io, io ero stato uno stronzo con lei quindi me lo meritavo.

"Bene, allora che si fa?"
"Andiamo a casa, bagno in piscina e poi la sera andiamo a mangiarci una pizza!? Vi pregooo"
"ci sto dai" rispondemmo in coro io e Charles.
"Non copiarmi."  disse freddo.
"Ma non copiare tu me!"

Quando mi rispondeva a tono, le sensazioni che provavo erano indescrivibili, dovevo parlarle, volevo parlarle. Ma per farlo avrei dovuto aspettare il giorno dopo.
Magari uno strappo, alle stupide regole che aveva fatto con il mio stupido fratellino, lo avrebbe fatto.

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SPAZIO AUTRICE

Ciao, spero che la storia vi stia piacendo; negli ultimi giorni cercherò di pubblicare più velocemente possibile dato che tra un po' parto e non so se avrò tempo per continuare la storia:)

RULES // charles leclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora