🂨 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 10 🂨

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Gli stretti corridoi appartenenti a quel grande complesso di palazzi erano adesso caratterizzati dai veloci passi di sei dei superstiti, i quali, oramai disperatamente, cercavano la tanto dispersa stanza sicura

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Gli stretti corridoi appartenenti a quel grande complesso di palazzi erano adesso caratterizzati dai veloci passi di sei dei superstiti, i quali, oramai disperatamente, cercavano la tanto dispersa stanza sicura.

La fredda brezza di stagione pervadeva, colmava quei balconi, facendo ben presto sì di scontrarsi con il pallido, impaurito volto del rosso.
Quest'ultimo si trovava ormai più che distante dall'amico che, a malincuore, era stato costretto a lasciare indietro, iniziando così a tentare di salvargli, oltre che salvarsi, la pelle.
Il suo fiato era pressoché esaurito, le sue gambe dolevano, il suo corpo tremava e la sua testa si appesantiva, tuttavia di quella desiderata porta ancora non se ne scorgeva neppure l'ombra.

Correva e correva su e giù per quei nauseanti quattro piani cercando di evitare l'ennesimo oni, lasciando che parole poco lucide uscissero dalla sua bocca in cerca di ossigeno: tentava di aprire qualsiasi maniglia presente, ogni briciolo di speranza che rappresentava ciascuna di quelle porte, imprecando ogni qual volta ne incontrasse una errata.
E così, i secondi, così come i minuti, scorrevano pressapoco rapidamente, facendolo barcollare, cedere, facendolo dare per vinto.

"Ti prego, ti prego!" piagnucoló una volta raggiunta la temuta soglia dei tre minuti, continuando accanitamente a perlustrare quei trasandati corridoi.
Giunto nella tanto attesa parte di quel piano ancora inesplorata, i vividi occhi del ragazzo cominciarono così a scrutare vanamente ognuna di quelle porte, quasi a voler leggere l'aurea di salvezza che desiderava.

Fu solo quando fu capace di raggiungere l'ultima di esse che poté scorgere due superstiti avvicinarsi rapidamente a lui: le sue affusolate dita erano ancora poggiate su quella fredda maniglia, probabilmente troppo spaventate e tremanti per riuscire ad aprirla.
"Ci sei arrivato anche tu?" chiese il basso ragazzo biondo, mentre, seguito dall'amico, poté presto affiancarsi al rosso.

Annuendo sommessamente, in quei miseri, brevi frammenti di tempo, la sua mente cominciò a giocargli un brutto scherzo, opprimendolo, inondando le sue iridi di lacrime che facevano oramai sí di far specchio alle sue emozioni.
Posati ancora una volta i suoi vitrei occhi sulla maniglia, la sua memoria cominciò a ripercorrere rapidamente tutto ciò che, sfortunatamente, era riuscito ad osservare, a sentire, a provare i quei pochi ma lunghi e devastanti minuti, di come avesse già controllato tutte le altre porte disponibili al di fuori di quella.

E così, ben presto piccole gocce di sudore scesero giù per le scottanti tempie del ragazzo, la cui momentanea, più grande paura e preoccupazione, stava nel credere, nel torturarsi con il pensiero che neppure la porta trovatosi dinnanzi si sarebbe rivelata come quella giusta: se quest'ultime parole si fossero dimostrate corrette, egli non avrebbe potuto salvare l'amico, rispettare la promessa che aveva fatto sì di giurare a Wakatoshi.
La sua misera vita si sarebbe conclusa quella sera, così, di punto in bianco, lasciando che la morte lo accogliesse scaltra, improvvisa, ingabbiando il suo rimorso.
Ognuna delle speranze, dei piani futuri, dei sentimenti provati sarebbero morti con lui, sarebbero stati sepolti dalla sua codardia quella stessa notte.

❝𝘄𝗼𝗻 𝗶𝗻 𝗯𝗼𝗿𝗱𝗲𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱❞ 𝗁𝖺𝗂𝗄𝗒𝗎𝗎 𝖠𝖴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora