🂺 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 16 🂺

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Piccole, leggere gocce di pioggia si posavano adesso sulle fredde strade di Tokyo.
Il cielo assai nuvoloso lasciava così che, spinta dal forte vento, essa potesse girarsi e rigirarsi su sé stessa, amplificando il suo placido rumore.
Munendosi di un ombrello, un ragazzo corvino prese ad attraversare alcune di quelle strette vie, riuscendo ben presto a recarsi in uno dei supermercati vicini al fine di recuperare qualcosa da mangiare in quella fredda mattinata.

Vista la sua palese lentezza nel capire cosa gli andasse di più, egli rimase in quell'isolato negozio per parecchi minuti, optando solo poco dopo per un pasto che in qualche modo avrebbe tentato di scaldare.
Uscendo da quell'edificio con passo fiacco, così, riaprendo l'ombrello cominciò ad avviarsi verso uno dei tanti edifici da lui scelti come momentanea abitazione.

La pioggia picchiettava, le foglie scorrevano veloci dinnanzi a lui, portando così pian piano la sua vista ad offuscarsi un poco: nonostante ciò, egli, camminando per la grande strada principale, fu presto capace di scorgere un esile ragazzo accasciato sul pavimento, rannicchiato sul proprio lato.

Difatti, quel corpo immobile nel bel mezzo di Tokyo non poteva essere nessuno se non Satori, il quale, scovate le uniche forze rimanenti dopo il suo ultimo, terribile game, si era recato al di fuori dell'edificio, raggiungendo la vicina strada.
Erano oramai trascorsi due giorni, due giorni in cui il rosso non osò alzarsi dallo scomodo pavimento: troppo stanco per farle uscire, le sue urla rimbombavano ancora nella sua tormentata testa, mentre il suo corpo veniva sempre più afflitto dal dolore.
Non riusciva a muoversi, intrappolato com'era da quel grande lutto, dal grande senso di colpa nell'aver causato la morte dei suoi più cari amici.
Era incredibile quanto il suo volto, ormai troppo annebbiato da quel dolore, risultasse impassibile, così senza emozioni nonostante grandi fiamme ardessero dentro di lui sempre di più, alimentate dal suo stesso, grande patimento.
I suoi vitrei occhi erano adesso chiusi, mentre il rosso, il quale non ingeriva niente da oramai quasi tre giorni, se ne stava a metà tra la veglia e il proprio stato dormiente.

Scorgendo il corpo del ragazzo tremare, impregnarsi sempre di più con quella fredda pioggia, il corvino non riuscì a restare imperturbabile: fermatosi a pochi metri di distanza da lui, egli era stato immediatamente in grado di riconoscerlo, facendo così sì di portare il suo corpo a chinarsi dinnanzi a lui.
Cominciò titubante a scuotere un poco la sua spalla, tenendo ancora l'ombrello ben saldo sopra di loro.

"O-oi? Sei Tendou Satori, giusto?" esordì scorgendo gli occhi di quest'ultimo aprirsi un poco, mentre, ancora impassibile, questo non osava voltarsi in sua direzione.

Vedendolo piuttosto dormiente, scosse ancora una volta la sua spalla, sperando in una sua risposta.
Lottando con il proprio corpo per far in modo di potersi muovere, così, il rosso fece sì di far incrociare il suo sguardo con quello dell'altro: i suoi occhi risultavano ormai assai spenti di fronte a quelli del corvino, adesso alimentati dal suo volto, dal suo sguardo palesemente preoccupato.

❝𝘄𝗼𝗻 𝗶𝗻 𝗯𝗼𝗿𝗱𝗲𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱❞ 𝗁𝖺𝗂𝗄𝗒𝗎𝗎 𝖠𝖴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora