🂷 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 13 🂷

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Grazie all'enorme stanchezza dei ragazzi, la giornata seguente fece sì di trascorrere alquanto velocemente.
Con loro grande sfortuna, ciò fece però in modo che la luce presente nella disabitata Tokyo venisse rimpiazzata da un lieve, fioco chiarore di luna: le vuote strade erano adesso pervase da quelle insegne illuminate, colmando i vicoli di un placido barlume assai candido.

Accompagnate dalla fatidica frase "game arena, da questa parte", esso faceva persino sì di posarsi sul volto di quei quattro ragazzi, i quali, soltanto dopo essersi assicurati che i due feriti potessero perlomeno muoversi, si stavano adesso dirigendo verso l'ennesima prova.
Nel giro di pochi secondi altrettante luci si innalzarono in direzione della grande superficie celeste, la quale era già da poco variopinta da numerose stelle.
Esse, più radiose che mai, facevano adesso sì di indicare a tutti i superstiti la strada da intraprendere.
Perciò quella sera, portandoli ad andar incontro al loro destino, esse fecero in modo che quel nervosismo, quel grande timore nei confronti della morte potesse prendere il sopravvento nella loro mente.

Camminando con passo assai spedito per quelle deserte strade, così i quattro ragazzi si ritrovarono dinnanzi ad un enorme edificio, il quale, emanando un lieve chiarore, faceva adesso la sua teatrale comparsa come ammasso di vetri e finestre lucenti.
La caviglia di Ushijima, così come la ferita di Semi, pareva stare un poco meglio, permettendo ai due ragazzi di potersi incamminare in direzione di quella grande struttura.
Immersi in quelle contrastanti sensazioni, la grande forza di volontà dei due fece in modo che non dovessero neppure esser aiutati dagli amici al fine di camminare decentemente, sebbene il primo avesse ancora alquanto bisogno di un aiuto da parte della stampella.
Nonostante ciò, essendo finalmente in grado di poter poggiare il dolente piede per terra, Wakatoshi oltrepassó presto i sottili laser che separavano l'interno dell'edificio dall'esterno.

Accompagnato dai tre amici, poterono immediatamente scorgere dinnanzi alle loro vitree iridi un'ennesima, grande scritta riportata su differenti cartelli azzurri:

"Giardino Botanico Naturale di Shinjuku"

Un poco sorpresi, i tre ragazzi fecero dunque sì di ritrovarsi all'interno di una specie di serra: essa veniva adesso ornata da innumerevoli piante e tavoli, i quali non fecero altro che attribuirgli un aspetto piuttosto gradevole, rilassante, rigoglioso.
Il fioco, candido chiarore lunare permetteva di venir filtrato dalle opache finestre, portandolo ben presto a posarsi sui tre tavoli bianchi posti al centro della stanza.

Avvicinandosi un poco, così, i ragazzi furono rapidamente in grado di scorgere diversi oggetti posizionati su ognuno di essi: ad eccezione del tavolo più grande, sembravano esser stati posti e contati esattamente per la loro persona.
Difatti, quattro apparecchi piuttosto simili a dei caschi facevano oramai sì di ornare la prima di quelle superfici di legno, permettendo che, per qualche strano, assurdo motivo, alla vista di essi i ragazzi potessero già cominciare a provare una forte inquietudine, un'inquietudine aspra che ben presto lasció nel loro palato un amaro sapore di pericolo.

❝𝘄𝗼𝗻 𝗶𝗻 𝗯𝗼𝗿𝗱𝗲𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱❞ 𝗁𝖺𝗂𝗄𝗒𝗎𝗎 𝖠𝖴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora