O.9 ; piccole stranezze.

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«Baby we built this house
on memories
take my picture now,
shake it til you see it
and when your fantasies
become your legacy
promise me a place
in your house of memories..!»

***

Le mani gli tremavano.
Richiuse la porta dietro di sé, lanciò il borsone per terra e si levò le scarpe in fretta e furia, guardando solo e solamente quel biglietto che aveva in mano.

La cosa lo inquietava.
Come ci era arrivato sotto casa sua, quel biglietto?
Kokichi lo osservò bene.
Era non altro che un foglio piegato in due parti: la prima cosa che si notava era la testa di quell'orso inquietante, metà bianca e metà nera.

Sul primo lato del biglietto non c'era scritto nulla; se non qualche kanji sparso qua e là, senza una possibile connessione.
Sul secondo lato invece, c'era un testo scritto con una calligrafia sbrigativa, di uno che probabilmente andava molto di fretta.
Una cosa era certa: era scritta a mano; perché quando Kokichi passò delicatamente la mano sopra quel lato, gli rimase dell'inchiostro sulla mano.

Deglutì.
Qualcuno gli aveva spedito questo biglietto.
E quel qualcuno sapeva Kokichi dove abitava.
Sospirò, cercando di calmarsi, poi iniziò a leggere a mente il testo scritto, anche se con un po' di difficoltà:

Danganronpa ti aspetta.
Non deludere Enoshima-san così~

Si lasciò cadere il biglietto dalle mani, poi si sedette per terra, cercando di riflettere su chi potesse essere ad avergli mandato quella roba.
La prima persona a cui pensò fu Shuichi.
Tuttavia, scartò subito l'idea, poiché si ricordo che anche se facevano il tragitto verso casa insieme, Shuichi se ne andava a metà strada, visto che abitavano abbastanza lontani.

Allora forse era Akamatsu?, no, impossibile: non avrebbe mai potuto sapere dove abitava Kokichi.

Amami...no, non era il tipo da fare queste cose, e poi l'aveva incontrato solo quella volta in infermeria.

Ma quindi, se non era Shuichi, né Akamatsu, né Rantaro, allora chi era, maledizione?
Kokichi trattenne a fatica un urlo.
Decise di non pensarci più.
Già la vita era piena di problemi, se si fosse scervellato su questa piccola stranezza, sarebbe impazzito.

**

Il giorno dopo successe un'altra cosa strana.
Quando fece il solito tragitto per arrivare a scuola, sembrava che ogni cosa gli ricordasse quello stupido show: quel dannato orso era dappertutto; sembrava perseguitarlo!
Decise di far finta di nulla e di andare a scuola come tutto il resto dei giorni, ma gli era difficile seguire le lezioni con il testo di quel biglietto in mente.
Danganronpa ti aspetta.
Danganronpa ti aspetta.
Danganronpa ti aspetta.
Danganronpa ti...

«Hey, Ouma! Da quanto non ci si vede, eh?»
Una voce lo salvò dai suoi pensieri.
Ci stava facendo a pugni, con quei pensieri.
«Oh, ehy- Ciao, Amami-san. Come va?»
Chiese al più alto, con il suo solito tono di voce basso e frettoloso.
Non sapeva se era dovuto al fatto che soffriva di problemi d'ansia o altro; ma Kokichi era molto frettoloso quando parlava.
Sembrava ogni volta che avesse qualcosa da sbrigare, o qualcuno da incontrare...
Il punto, è che nessuno si accorgeva di questo particolare.
Perché nessuno parlava mai con Kokichi.

«Non mi lamento. A te invece, come va la vita?»
Rantaro spostò lo sguardo verso gli occhi di Kokichi.
Di carattere, quel ragazzo che aveva conosciuto da poco ma che sentiva di conoscere già da una vita, assomigliava molto a una delle sue sorelle minori—la più grande dopo di lui.
Per questo, Rantaro sentiva come il dovere di proteggere Kokichi.
Anche se lo conosceva appena.
Anche se avevano quasi la stessa età.
Anche se non c'era nulla da cui proteggere Kokichi.
O almeno, così credeva.

«B-Bene.»
Bene.
Una parola.
Quattro lettere.
Una bugia.
Rantaro gli rivolse uno dei suoi sorrisi più luminosi, per poi dargli una pacca sulla spalla e andare per la sua strada.
Ma che stava succedendo?
Due settimane fa era solamente l'inetto della scuola, senza amici, senza reputazione, senza personalità, e adesso...
Adesso le persone gli parlavano?
Rantaro Amami gli parlava?
Shuichi Saihara gli parlava?
Sospirò, sentendosi quasi felice per una volta.
Ma l'amaro in bocca ce l'aveva lo stesso.
Perché sapeva che quella felicità era momentanea.

Prima che se ne potesse accorgere, un ring lo congedò anche oggi dalle lezioni quotidiane.
Camminò fino all'uscita dell'edificio da solo.
Uscì dal cancello della scuola da solo.
Strano.
Pensò; perché di Shuichi oggi non c'era neanche una traccia.
Decise di non darci troppo peso e di tornare a casa da solo com'era sempre stato abituato—anche se la differenza tra il camminare con Shuichi Saihara e il camminare da solo si sentiva enormemente.
Prima di aprire la porta di casa sua, giurò di aver sentito un fruscio dietro di lui, seguito da una risatina.
Si girò di scatto: non c'era nessuno.
Nessun'anima viva.
Scosse la testa energicamente, infilando le chiavi nella fessura e aprendo la porta di casa.

Ok, è confermato.
Pensò.
Sto diventando pazzo.

—Angolo strunz—

SÌ OK PRIMA CHE MI STROZZATE, LO SO LO SO LO SO NON AGGIORNO QUESTA STORIA DA GIUGNO E VI CHIEDO PERDONO MA HEY HO ANCH'IO UNA VITA SOCIAL- no ma a chi voglio prendere in giro lol, semplicemente ero in vacanza e il Wi-Fi era veramente scarso, per cui riuscivo solo ad aggiornare il libro di pills oof.

vabbè, comunque, piaciuto questo nuovo capitolo???
dopo aver letto quattro dopo mezzanotte di stephen king non potevo non aggiungere ansia nei capitoli lol.

anygay, non so proprio chi è stato a mandare quel biglietto a kokichi
non ne ho proprio ideaaaaaaaaa

꒰ aware ; saiouma pregame ꒱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora