1.O ; le tenebre del cosmo.

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“Don't you dare to forgive about the way
you betrayed me
'cause i know that you'll never feel sorry
For the way I hurt, yeah..”

***

Tokyo, ????, ????.

Oggi i suoi erano morti.
O forse ieri, non sapeva.

Il fatto è che aveva perso il conto del tempo.
Oggi gli sembrava lontano anni luce.
Lo ieri gli sembrava molto più vicino di quanto non fosse, in realtà.
E il domani?
Oh, quello era semplicemente irraggiungibile.

Shuichi Saihara era ancora un bambino quando conobbe la morte.
Quando conobbe la morte, tutto quello che ne conseguiva e soprattutto quando capì che per vivere più facilmente bisognava conciliare il dolore della vita in ogni giorno.

Viveva con suo Zio, adesso.
Lo Zio era un tipo apposto, forse.
Era semplicemente...un tipo.
Né troppo affettuoso, né troppo freddo.
Né troppo vicino, né troppo distante.
Aveva quell'allegria calma che era proprio quella di cui Shuichi aveva bisogno adesso.
Ma era troppo tardi per tornare indietro.
La morte aveva raggiunto i suoi genitori, e prima poi avrebbe raggiunto tutti.
Col tempo imparò che se la morte decide che è la tua ora, non puoi fare nulla per opporti.

I primi mesi dopo il funerale dei suoi, Shuichi capì veramente cosa significava essere soli.
Era rimasto da solo, anche se non era da solo.
Sprofondava nella solitudine, anche se non era da solo.
Era pura fantascienza.
Le tenebre del cosmo.
Eppure, era così.

Cominciate le medie, lo Zio decise di fargli fare qualche visita da uno psicologo.
A scuola lo evitavano.
Non sapeva bene se era perché lo trovavano strano, se avevano paura di lui, o semplicemente non erano tipi molto socievoli.
Fatto sta che Shuichi non aveva amici.
Era l'orfano.
Il triste, sconfinato, doloroso e imperfettamente perfetto ritratto dell'orfano.
Così capì che doveva chiudersi.
Capì che doveva andare avanti.
Doveva lasciare un velo pietoso sopra il suo passato.
Dimenticarsene completamente.
Cercare di raggiungere il futuro, per quanto lontano gli sembrasse.

Così, all'età di tredic'anni, iniziò a guardare Danganronpa.
È triste, sì.
È triste ricominciare con degli oggetti.
Ma era l'unica via che Shuichi non trovasse dolorosa.
Oltre ad essere triste, era anche strano.
Guardare un programma circondato dalla morte, quando lui la morte l'aveva assaporata dall'interno, dal cuore.
Probabilmente stava impazzendo,
probabilmente no.
Non riusciva a saperlo con certezza.

Cominciarono le superiori.
Lì le cose erano completamente diverse dalle medie: capì quant'era banale e superficiale la vita degli adolescenti.
Gli bastava avere qualcuno da seguire, qualcuno da copiare, ed erano banalmente felici.
Quel qualcuno stava diventando lui, pian piano.
Eppure Shuichi non faceva altro che restare chiuso in sé stesso.
Non si immischiava in nulla, non sorrideva per nulla, eppure tutti gli andavano dietro, tutti lo temevano, tutti lo stimavano.
E finché le cose non gli si sarebbero ritorte, allora gli andava bene, giusto?
Giusto.

Compì diciassette anni, e si sentiva più solo di come non era mai stato.
Forse era solo una sensazione, pensò.
All'improvviso un senso di stanchezza enorme lo avvolse.
Stanchezza dell'animo.
Andò a letto presto, quella sera.
Si risvegliò nel bel mezzo della notte, dopo uno dei suoi sogni angosciosi.
Non riusciva a riaddormentarsi.

Fu un secondo.
Accese il suo computer nel pieno dell'oscurità della notte.
Guardò Danganronpa.
Guardò Danganronpa fino all'alba, finché non si addormentò, sognando disperazione.
Fu allora che capì che la disperazione era quella che gli aveva tolto la felicità, ma era anche quella che gliel'aveva ridata.

In poche parole, stava diventando pazzo.
Se non lo era già da tempo.
Ma non si biasimava: aveva conosciuto emozioni che nessun bambino della sua età avrebbe mai dovuto conoscere.

Sei pazzo, Shuichi.
E ti va bene così.

—Angolo strunz—

no non sono morta forse tranquilli karissimi.
dopo luuuuuuuuunghi mesi di assenza ho deciso di riprendere a scrivere su watty-
ho pensato di riprendere questo sgorbio di storia iniziando a scrivere dal punto di vista del cowboy shumai.
e niente. vi lascio.
un beso.

꒰ aware ; saiouma pregame ꒱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora