23.

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Future's Drop.


Jace aveva nascosto ogni possibile traccia delle lacrime che, fino a pochi minuti prima, gli avevano rigato il volto; mentre Clary era andata a parlare con William, lui era semplicemente esploso, accasciato contro una parete, tremante, esattamente come un bambino impaurito. Aveva sentito un folle terrore divorarlo dall'interno, ed aveva tentato davvero il possibile per resistergli. Però aveva sentito il cuore batterli troppo forte in petto, il sudore bagnargli la fronte, e le labbra respirare una quantità di aria disumana. Per questo si era abbandonato al pianto, preferendo smettere di trattenersi, almeno per qualche istante. Era deluso e arrabbiato con sé stesso; perché se William lo detestava non poteva che essere colpa sua. Ma cosa aveva fatto? Come era riuscito ad instillargli dentro tanto astio? Come poteva andare avanti se la sola famiglia che avesse mai conosciuto malapena riusciva a guardarlo? Aveva desiderato morire e, più di quello, non essere solo. In quegli istanti, quelli più dolorosi e difficili, era solita ad esserci Clarissa. Ora, però, era con William. E non importava che Jace sapesse il motivo per cui la rossa lo avesse seguito  (per convincerlo ad aiutarli); a lui interessava solo che la giovane, ora, era totalmente assente. Neppure nella sua camicia, quella contro cui, poco prima, si era stretta tranquilla, sembrava essersi preservato il suo odore. Clary, semplicemente, era con un altro.

Quando poi l'aveva sentita tornare, Jace aveva tentato di recuperare tutto il proprio controllo. Si era portato il dorso di entrambe le mani al viso ed aveva chiuso gli occhi. Si era asciugato le lacrime, si era alzato in piedi ed aveva disperatamente cercato di ritrovare una sorta di equilibrio mentale, un limbo in cui potere apparentemente sembrare normale. Le risa che sentì dal fondo del corridoio, però, gli fecero capire che il suo tentativo era stato prettamente vano.

-Non sono Clarissa, per tua fortuna. O sfortuna.  Dipende dai punti di vista, immagino.- disse la voce squillante di Cecily Herondale. La sua figura snella e seducente fece capolino di fronte al biondo, sorprendendolo. La vide camminare lentamente sino alla parete opposta alla quale lui era poggiato, poi sospirare. Continuava a sorridere, quasi con spietata malizia.

-Non ho mai visto un uomo piangere.- raccontò dopo istanti di completo silenzio la ragazza, agitando le gonne prima a destra, poi a sinistra. Il tessuto lucido dava vita ad un gioco di riflessi assolutamente incantevole. Cecily era una splendida ragazza, dai lunghi capelli neri e dagli occhi estremamente profondi. Nonostante nessuno glielo avesse mai detto, Jace non faticò affatto a capire che si trattava di una parente stretta di William. E intanto si domandava anche come fosse mai possibile che, entro un secolo, tutti quei tratti "Herondale" si sarebbero trasmessi ai Lightwood.

-La vita è piena di prime volte, immagino.- mormorò il biondo, prendendo un profondo respiro. Sentiva ancora i singhiozzi premergli spietati in fondo alla gola. Deglutì a vuoto, sperando di allontanarli. La ragazza sorrise più gentile.

-E posso anche sapere la ragione di tale comportamento? Prima eri così arrogante, ricordi?-

Jace sghignazzò, letteralmente. Quella ragazzina non era la prima persona a fargli notare la sua innata arroganza. Lanciò un'occhiata in direzione di una lanterna di stregaluce, poi rispose; -Clarissa non è qui.- prese una pausa -Qui con me, intendo. È come... soffocare.- si portò una mano al petto, spossato.

La giovane cacciatrice corrugò la fronte ed inclinò il viso. Si prese qualche secondo per contemplare il volto bello e sofferente di Jace. Sin da quando lo aveva visto varcare l'Istituto, lo aveva trovato estremamente affascinante. Ora, però, si stava concentrando soprattutto su ciò che si celava oltre la pelle, oltre il corpo, nel suo cuore e nel suo cervello.

-È  ancora con mio fratello?- domandò infine la ragazzina, in un soffio.

Lui sorrise mesto. Abbassò la mano, riportandola lungo il fianco -Ecco. Ora che mi hai ricordato anche questo, non solo è come soffocare. È come essere infilzati da mille lame di fuoco.- E Jace sapeva quale era il dolore dovuto al fuoco che ti brucia dentro. Conosceva quel dolore, e lo temeva. Moltissimo.

Cecily sussultò. Sentì le guance bruciarle per la vergogna -S-scusa.- mormorò poi, con il viso sempre fermo ed alto. Non importava cosa accadesse; la giovane Herondale non abbassava mai lo sguardo. Il biondo riscontrò in quel comportamento un orgoglio decisamente familiare. Da mesto, il sui sorriso si fece più sincero.

-Prima eri così sfacciata che stento davvero a credere ti possa dispiacere una cosa del genere.- disse quindi il ragazzo, puntando lo sguardo in quello cobalto della giovane. Quest'ultima sospirò, lanciò un'occhiata al soffitto, e tornò al cacciatore.

-È che non mi dispiaci, Jace Silverwind. Hai attraversato il mondo per ritrovare la tua amata.- spiegò la piccola, emozionata -Tessa direbbe che è come un libro; che tu sei il protagonista per il quale si prova sempre un forte affetto. Insomma, non importa chi altro sia coinvolto. È inevitabile tifare per il protagonista.- E, nel sentire quelle parole, il sorriso del biondo divenne ancora più largo. Il fatto che, implicitamente, Cecily gli avesse appena fatto capire di "piacergli", lo rendeva immensamente soddisfatto. Perché anche lei, come William e come lui, era una Herondale. Era famiglia. Si chiese se si sarebbe sentito così felice anche sentendo Will pronunciare tali parole. Lo sconforto tornò ad infastidirlo.

-Sai... Io...- ma dei passi provenienti dalle spalle della ragazzina, la interruppero. La mora si voltò verso il suono, e riconobbe immediatamente la figura di Clarissa. Sorrise spontaneamente. Si girò dunque verso il biondo, gli fece un veloce cenno di saluto, e se ne andò.

Jace rimase immobile qualche istante. La sua antenata quindicenne gli aveva appena dato consigli in amore?

La rossa camminò spedita sino al proprio amato. Non si prese neppure un secondo per chiedersi perché mai fosse stato in compagnia di Cecily. C'era solo una cosa che era davvero importante. Osservò con attenzione il viso del cacciatore; lo vide provato, ma non in modo eccessivo. Sospirò;

-William ci aiuterà.-

~~~

La serratura scattò dopo pochi istanti. Magnus aveva sfoderato un mazzo di chiavi tintinnante e, dopo averlo scosso soddisfatto ed averlo ammirato qualche istante, aveva subito afferrato tra pollice ed indice la giusta chiave. L'aveva inserita nella toppa e ruotata. La porta tutt'altro che anonima della casa si era aperta subito, senza provocare alcun rumore. La ragazza lo aveva seguito all'interno, ancora estremamente diffidente, con le mani affondate nelle tasche dei jeans scuri e gli occhi grigi attenti a notare  ogni possibile trabocchetto. Si erano fatti largo lungo un corridoio che odorava di arancia e lacca costosa, ed erano infine giunti in un ingresso dall'aspetto fatiscente; glitter alle pareti, quest'ultime di un colore arancione acceso, ed un pavimento in parquet lucido che le ricordò il Giappone. Vide lo stregone sfilarsi i mocassini laccati, ed infilarsi un paio di pantofole brillanti e verdi. La donna, invece, rimase con indosso i sandali dal tacco basso. Magnus non disse nulla in proposito, prendendo a camminare per un nuovo corridoio.

-Sai, abbiamo risistemato gli interni io ed Alec.-

Ma lei non gli rispose. Era in ansia. Già immaginava una trappola per ostacolarla, oppure una sorta di base dove dovevano avere sistemato ogni apparecchio ed ogni indizio per individuare Clarissa. Di recente aveva visto alcuni film con James. Lungometraggi su spie ed agenti segreti; lavoravano tutti riuniti in piccole stanze, con decine di monitor ed altrettanti computer. Ed indossavano tutti gli occhiali da sole. Sì, sicuramente li avrebbero indossati.

Così, quando infine varcò la soglia del salotto-cucina, Tessa rimase a bocca aperta. Non vi erano né monitor, né occhiali da sole. Nessuna ricetrasmittente che emettesse numeri in codice o notizie scottanti. Gli unici suoni che aleggiavano per la stanza erano il crunch-crunch prodotto da un Simon intento a strafogarsi di patatine, ed il vocio di un reality show trasmesso da un canale via cavo. E a guardarlo era Alec, seduto solo che in mutande sul divano.

Magnus sorrise.

-Ecco il team operativo.-

TBC.


||(Ciao, volevo scusarmi per il capitolo breve, ma se solo lo avessi fatto più lungo, sarei poi stata costretta ad interromperlo in modo abbastanza fastidioso. Ho quindi preferito accorciare l'aggiornamento di oggi, e di promettervene uno più soddisfacente per la prossima volta!

Grazie mille per i commenti ed i voti! Siete fantastici!
Spero che la storia vi stia piacendo.)||

Future's Drop. -Goccia di futuro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora