21.

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Future's Drop.

Simon aveva atteso per parecchi minuti che qualcuno rispondesse alla sua chiamata. Tenendo l'orecchio attaccato alla cornetta del -probabilmente- ultimo telefono pubblico di tutta New York, aveva aspettato che gli squilli di attesa mutassero nella voce di Jocelyn; era lui a dovere chiamare ogni giorno la donna, a dovere inventare qualche scusa credibile riguardo alla lontananza da casa di Clarissa, ed era sempre lui a dovere fare il tutto senza destare alcun sospetto. Era un compito terribile; in parte perché la madre di Clary lo terrorizzava (terrorizzava tutti), ed in parte perché, di recente, aveva visto un film horror in cui la coppietta di turno finiva trucidata nel bel mezzo dell'amplesso. Amplesso che si stava svolgendo dentro una malridotta cabina telefonica. E lui aveva il cellulare scarico. Insomma, l'idea di avere una cornetta, forse, sporca di fluidi corporei contro il viso non era esattamente idilliaco. In compenso, aveva in mente una chiamata breve; Jocelyn credeva che la figlia si fosse trattenuta a Londra più del previsto, per una visita con lo stregone, ed il riccio aveva perciò deciso di limitarsi ad inventare qualcosa. Qualcosa di molto simile a "ha detto che sta bene, si sta divertendo, e ti saluta". Doveva essere, in definitiva, un piano semplice e veloce e, se davvero era riuscito a fronteggiare tanti demoni nei mesi passati, allora sarebbe riuscito anche a convincere la signora Fairchild che sua figlia non era erroneamente capitata centotrenta anni indietro a loro.

Solamente che Jocelyn non rispose a quella chiamata, né a quelle successive. E quando Simon si ritrovò costretto a comporre il numero per la quarta volta, decise di contattare un'altra persona. Fortunatamente, quest'ultima rispose immediamente.

-Pronto?- la voce era atona, cosa che non sorprese per nulla il giovane. Simon sospirò. Le mani gli tremavano, ed ormai si era dimenticato di cosa potesse davvero essere entrato in contatto con la cornetta.

-Alec, sono Simon.- disse quindi, sentendo il cuore martellargli in petto -Non riesco a contattare Jocelyn. Credo che...-, ma il cacciatore non gli permise di finire la frase. Anche lui aveva capito cosa stava accadendo; la madre di Clary aveva scovato l'inganno.

-Contatterò Clary e Magnus.- e, detto questo, Alexander riattaccò il telefono, si infilò l'anello delle fate e cercò di comunicare con la rossa. Aveva smesso di pensare; era entrata in atto quella parte di lui prettamente capace di agire, quel lato istintivo del proprio cervello. Nella sua mente si era chiaramente delineata una mappa, e lui doveva unicamente seguirla. Come prima cosa, avrebbe contattato Clary. Poi avrebbe chiamato Magnus. Quest'ultimo, con un incantesimo, avrebbe individuato Jocelyn.

Smise di pensare e chiamò la rossa. La chiamò parecchie volte, ripetendo il suo nome ed imprecando. Nessuno però parve udirlo. Forse Clary stava già dormendo, forse si era sentita male dopo avere saputo della scomparsa del libro di Magnus, ed aveva deciso di riposare. Quindi era il caso di passare a Magnus Bane.

Alec afferrò un foglio in grana particolarmente spessa, prese una penna di fattezze tutt'altro che comuni, ed iniziò a scrivere. Si trattò di un paio di righe, scritte in modo disordinato e informale, ricche unicamente di allarmismi. In esse pregava lo stregone di raggiungerlo al più presto, senza alcun indugio, e di non perdere tempo in domande. Una volta concluso il messaggio, il foglio venne avvolto dalle fiamme, svanendo dalla presa del Nephilim.

Quando il messaggio giunse a destinazione, Magnus si trovava sopra un taxi giallo assolutamente americano, di quelli tipici dei film. Seduto su uno scomodo divanetto in pelle logora, la missiva gli apparve tra le mani sfrigolando nelle fiamme. Il tassista corrugò la fronte e borbottò qualcosa riguardo un certo odore di bruciato, ma il moro finse con ammirabile eleganza di non sapere di cosa l'uomo stesse parlando. Una volta concluso quel breve scambio di battute, poi, Magnus spiegò il foglio. Non gli ci vollero più di pochi secondi a riconoscere la calligrafia di Alec e, in un tempo altrettanto breve, il suo sorriso di convenienza mutò in un'espressione crucciata. Alla radio stavano trasmettendo una vecchia canzone che lo stregone adorava -Life on Mars, di David Bowie-, ma la musica era improvvisamente svanita. La sola cosa che esisteva, nella sua contorta e secolare mente, era il pericolo che stava minacciando di piombare loro addosso. Quello era un momento fondamentale, e il ragazzo doveva solo che concentrarsi. Chiuse gli occhi, chino su se stesso, e riflettè attentamente. Si impose lucidità e fece in modo che la sua mente delineasse nel modo più corretto e dettagliato possibile il viso di Jocelyn. Pensò alle espressioni della donna, ai suoi occhi brillanti ed ai capelli spesso raccolti. Cercò la sua aura per tutta New York. Per tutti gli Stati Uniti, fino a che... D'improvviso, il moro alzò il volto. Accartocciò il foglietto e se lo infilò nella tasca dei pregiatissimi pantaloni che aveva indosso. Domandò infine al tassista se fosse possibile cambiare meta.

Future's Drop. -Goccia di futuro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora