[¤NOTA DELL'AUTRICE
È la prima volta che mi fermo a scrivere un angolo ma, visto che la storia sta venendo sempre più seguita, ho pensato che fosse assolutamente il caso di ringraziarvi♡
Quello di oggi, purtroppo, non è un capitolo estremamente lungo, ma è molto importante.
Vorrei solo dirvi che siete fantastici e che vi ringrazio per il supporto che mi state dando, davvero.
Nel caso vi interessasse, poi, sto portando avanti una fanfiction dramione (OT,ma amo harry potter♡) e.... beh, se vi interessa fateci un salto c:
-le parti scritte in corsivo corrispondono ai dialoghi con l'anello.
Buona lettura☆]
Future's Drop.
Il pentagramma era stato tracciato per mezzo di denso liquido violaceo. Inizialmente, Simon lo aveva scambiato per il sangue di una qualche specie di disgustoso demone. Jace, però, lo aveva corretto all'istante; ciò che Magnus aveva utilizzato per tracciare rune, pentagrammi e simboli sul parquet lucido non era affatto sangue, bensì una sorta di pozione molto antica, di origini austriache. Lo stregone aveva dato la propria conferma alle parole del Nephilim, e l'equivoco era stato velocemente chiarito. Avevano lavorato per interi giorni a quello, e non si sarebbero fermati fermata causa di un ingrediente incerto.
Un antico libro scritto in una lingua straniera ed ormai morta spiccava sopra il tavolo lucido del salotto. Era aperto in una pagina corredata da poche parole e più disegni; schizzi raffiguranti candele consumate, fumo dai toni molto scuri e monaci inchinati attorno ad un abbagliante fuoco. L'ormai ex vampiro non era certo se essere timoroso del tutto, o semplicemente curioso quanto lo sembrava essere Jace. Quest'ultimo stava infatti sorridendo soddisfatto di fronte a Magnus, tenendo tra le mani un vecchio accendino verde, pronto come non mai a mettersi all'opera. L'atmosfera era incredibilmente buia, senza neppure una lampada accesa, abbandonati alla sola luminosità di una piccola stregaluce. Simon deglutì a vuoto, più indietro rispetto agli altri dal pentagramma, per poi accomodarsi su uno degli sgabelli che circondavano la penisola. Vide il moro alzarsi, le lunghe ed affusolate dita macchiate di un viola e vischioso nettare, sorridere leggermente, e poi precipitarsi verso una credenza. Fece cigolare le ante rumorosamente, ne mirò qualche istante l'interno cosparso di statuette, calici e bottiglie, ed estrasse infine due candele in parte consumate, spente, in semplice cera bianca. Le sistemò, rispettivamente, una a nord e l'altra a sud del pentagramma, per poi fare un cenno veloce a Jace. Simon continuò ad osservare silenzioso. Sentì un rumore al proprio fianco, ma non si voltò neppure; sapeva che si trattava di Alec. Si limitò ad avvolgersi nelle sue stesse braccia, quasi infreddolito, spaventato. Ciò che stavano per fare, avrebbe segnato un confine netto tra la salvezza o la perdita di Clary.
Vide Jace chinarsi verso il pavimento, l'accendino pronto all'opera, ed avvicinare lentamente la piccola fiamma alla cima di ciascuna candela. Alec, al fianco di Simon, afferrò la stregaluce e la ripose nel fondo della propria tasca. La poca luce, ora, doveva essere emanata solo che dalle candele, sistemate a terra, al centro della stanza. Magnus schioccò le dita. Il suono che nacque da quel piccolo gesto riempì tutta l'area, impregnandola di sconvenienti eco e noiosi dubbi. Eppure, non c'era tempo per pensare. Persino Simon, che non aveva davvero nulla da fare -oltre a sperare, ovviamente-, faticava a pensare lucidamente. Semplicemente, non vi riusciva. La sola cosa che sapeva o vedeva era Magnus immobile di fronte quella macabra opera illuminata da opache fiamme. Un libro apparve tra le mani dello stregone. Solo in seguito il riccio si sarebbe reso conto che si trattava del medesimo manuale che, solo pochi istanti prima, si trovava sopra al tavolo lucido. In quel momento non importava. In quel momento vi era solo il silenzio ed il fumo che, spandendosi lento dalle candele, disegnava nell'aria ghirigori dai toni scuri e stanchi, grigi pesanti ed altrettanto pesanti neri. Simon deglutì a vuoto. Jace gli si affiancò silenziosamente, e Magnus prese a mormorare qualcosa in un linguaggio incomprensibile. Parlava veloce, constatò il ragazzo, come preso a ripetere a denti stretti una filastrocca, od una preghiera. Poi, dalle scapole del moro presero ad irradiarsi fasci blu-violacei, brillanti, luminosi ed alti. Simon ne seguì il corso senza fiato. Nel frattempo, il rito andava avanti. Il fumo delle candele si unì a quello colorato e magico che sembrava uscire dallo stregone stesso, e lentamente tutto si fece più onirico e leggero. Simon vedeva solo la figura di Magnus, la voce ovattata, ed una luce che, lentamente, prendeva a brillare al centro del pentagramma. Un bagliore forte, sferico, sempre più ampio, più ingordo. Sembrava volersi mangiare la stanza. Qualcosa, dentro la propria mente, suggerì al riccio di gridare e scappare. Proprio in quel momento, però, tutto tornò normale; Magnus smise di parlare, le candele si spensero, la magia si dissolse ed il bagliore spaventoso svanì. Lì, all'interno di quella stanza buia, rimase solo che un suono. Il suono di qualcosa di piccolo e leggero, di metallo puro, che cadeva sul pavimento elegante, abbandonato.
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Future's Drop. -Goccia di futuro-
Fanfiction-Jessa, Wessa, Clace- Dopo una riunione a Londra, Magnus deciderà di lanciare un veloce incantesimo per rispedire Clary a casa. Ma se facesse confusione tra spazio e tempo? Se la spedisse in un passato lontano? Nel 1878? Lì farà la conoscenza di una...