Capitolo 15: Proteggere la propria casa e il ritorno di Maryse Lightwood
Avevo sette anni.
Era buio, in cielo le stelle brillavano come Swarovski.
Ero seduta sul grande letto in camera mia, le gambe incrociate e i capelli ribelli sciolti sulle spalle.
I miei occhi fissavano cupamente una scatola che mi rigiravo tra le mani.Era di legno, aveva la forma di un trapezio e c'erano dei rilievi sopra impolverati.
La scatola di sé pareva vecchia e dovetti fare attenzione a non starnutire per la polvere sopra. Se mia madre avesse scoperto che l'avevo presa dal suo nascondiglio (ma che soprattutto sapevo che esisteva una scatola e un nascondiglio) sarei finita in guai seri.Era da circa due anni che avevo scoperto che mia madre, ogni anno, quando io e Clary ci addormentavamo sgattaiolava in camera mia e alzava due tegole di legno che nascondevano genialmente la scatola che mi ritrovavo in quel momento ad avere.
Finalmente avevo deciso di saziare la mia curiosità ed aprirla, peccato che mi fermai notando le lettere incise sopra: J.C.I mie occhi si spalancarono non appena il mio cervello arrivò alla soluzione, e le mani iniziarono a tremare.
Jonathan Clarke. Mio padre.
Era appartenuta a lui, ne ero certa. Chi altri sennò?
Dopo molte esitazioni, decisi finalmente di aprirla.
Le mie piccole mani fecero per alzare il coperchio, il mio cuore fremeva al pensiero di scoprire cosa ci fosse dentro e se riguardasse effettivamente mio padre.
Poi la luce del corridoio si accese e una voce fece scattare la mia testa in sù.—Rose!—
Mi svegliai di soprassalto, portandomi una mano al cuore che batteva veloce.
Era almeno il secondo incubo in meno di due giorni.Ci misi del tempo a ricordare dove fossi, la testa mi doleva senza motivo e poi i ricordi della notte precedente riaffiorarono come le scene di un film.
Mi alzai di scatto, maledendomi l'attimo successivo.
Lo scatto mi aveva provocato una fitta alla testa, e divetti appoggiarmi al muro per non cadere.Trassi un respiro profondo, e mi incamminai verso l'armadio per prendere la cosa meno scollata che Isabelle mi avesse prestato.
Optai per un jeans nero, seppur maledettamente attillato, e un top che mostrava solo le spalle avendo uno scollo a cuore che, stranamente, non era poi così tanto profondo.
Indossai un paio di stivaletti col tacco neri, gli unici tipo di scarpe (oltre ai tacchi) che Izzy aveva potuto darmi e dopo una pettinata udii dalla camera.Mi lasciai scappare un sospiro e fece per prendermi tutta la calma del mondo per camminare, finché non sentii mia sorella urlare furiosa.
Alzai gli occhi al cielo, irritata dalle grida mattutine, e camminai velocemente verso la fonte della sua voce.
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Impossible ➪ Alec Lightwood
FanfictionRose Aurora Fray è una ragazza perfettamente normale: vuole studiare alla migliore accademia musicale di Brooklyn e vive con la madre Jocelyn e la sorella gemella Clary nel loro umile appartamento di New York. Passa le sue giornate tra le note music...